Crisproff: quando la modifica dei geni diventa reversibile
Un nuovo studio illustra una nuova tecnica di editing genetico, Crisproff, in grado di silenziare i geni in maniera reversibile
Se modificare il Dna in maniera ultra-specifica era già possibile, grazie a Crispr-Cas9, ciò che ancora mancava era la possibilità di tornare sui propri passi. Ora è possibile grazie a un nuovo, e ancora più preciso, strumento di ingegneria genetica: si chiama Crisproff, ed è una tecnica che consente il silenziamento di alcuni geni specifici in maniera reversibile, riproducendo in laboratorio il naturale meccanismo di metilazione del Dna. La ricerca, pubblicata su Cell e condotta dagli esperti del Whitehead Institute for Biomedical Research di Cambridge, fornisce un nuovo importante strumento che potrà essere usato sia in campo terapeutico che nell’ambito dell’epigenetica, termine con il quale si descrivono tutte quelle modificazioni ereditabili che variano l’espressione genica pur non alterando la sequenza del Dna.
Il funzionamento della tecnica è relativamente semplice: individuato il gene da silenziare, una macchina proteica appone un’etichetta chimica, chiamata gruppo metile, che impedisce la lettura della sequenza individuata senza il bisogno di modificarla. Lì dove, in seguito, si volesse eliminare la modifica prodotta, basterebbe utilizzare degli enzimi specifici (Crispon) che strappano via i gruppi metili dalla sequenza di Dna. Con la medesima tecnica, inoltre, si può agire anche su sequenze di Dna non codificanti, che regolano l’espressione di altri geni.
Per valutare l’efficacia della scoperta, i ricercatori hanno utilizzato Crisproff per modificare l’espressione del gene della proteina Tau, coinvolta nell’Alzheimer, e hanno osservato una riduzione della produzione, senza essere riusciti a silenziarla del tutto. Resta ancora da capire se, e in che modo, questa scoperta possa avere un effetto mirato sulla malattia, ma è un primo step che merita di essere sottolineato.
“Possiamo agire su più geni contemporaneamente senza danneggiare il Dna, con grande omogeneità e in modo reversibile”, racconta Jonathan Weissman, uno degli autori della pubblicazione.
Crisproff, infatti, si pone come un decisivo passo in avanti rispetto alla tradizionale Crispr-Cas9, tecnica scoperta nel 2012 da Jennifer Doudna ed. Le due ricercatrici, insignite del premio Nobel per la chimica nel 2020, hanno mostrato come grazie all’endonuclease Cas9 fosse possibile intervenire su una specifica porzione di Dna. La scoperta era delle più sensazionali, dal momento che si riprometteva di essere uno strumento efficace nella lotta contro le malattie genetiche, specie quelle monogenetiche. Dal canto suo, la comunità scientifica accolse tale scoperta in maniera contrastante: da un lato ci fu grande entusiasmo per le innumerevoli potenzialità di tale tecnica, dall’altro ci fu una comprensibile preoccupazione per i risvolti etici che l’applicazione della tecnica stessa portava con sé.
Di strada da fare ce n’è ancora molta, come per esempio trovare una modalità per somministrare la medesima terapia in maniera mirata nei tessuti di un individuo adulto, ma certamente Crisproff rappresenta uno step decisivo nel campo dell’editing genetico.
Fonte immagine: Wikimedia Commons
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