Dal Dna a Marte: la rivincita di Rosalind Franklin
Il rover della missione Exomars dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) porterà il nome della scienziata inglese che ha contribuito alla scoperta della struttura a doppia elica del Dna
Lo scorso luglio l’Esa ha chiesto ai cittadini degli stati membri che nome volessero dare al nuovo rover che dovrà esplorare Marte alla ricerca di forme di vita. A essere scelto è stato quello di Rosalind Franklin, la scienziata che per prima ha fotografato il Dna. Il mondo scientifico non ha premiato il lavoro della giovane ricercatrice inglese e questo riconoscimento può essere considerato una vera e propria rivincita.
Ma chi è Rosalind Franklin? Londinese di origine ebrea, segue sin dall’adolescenza la sua passione per le scienze. Si laurea in fisica e chimica nel 1941 all’università di Cambridge. Già durante la scrittura della tesi, inizia a lavorare sull’uso della diffrazione a raggi X per analizzare le molecole di grandi dimensioni. Nel 1950 torna a Londra per lavorare nel gruppo di ricerca di Maurice Wilkins, che si sta occupando di studiare la struttura del Dna. L’ambiente che trova è molto ostile, maschilista, con Wilkins che cerca di ostacolarla in ogni modo.
Nel 1952, Rosalind scatta la famosa foto 51 che le rivela la struttura a doppia elica del Dna. Ma questo importante risultato non darà alla giovane scienziata la gloria che merita. Wilkins, infatti, non vuole che la sua collega donna abbia i riconoscimenti che le spettano. Decide perciò di rubare la foto 51 per mostrarla a un altro gruppo di ricerca. Così arriva nelle mani di James Watson e Francis Crick. Con quest’ultima prova, i due biologi dell’università di Cambridge terminano il loro lavoro sulla struttura del Dna che verrà pubblicato sulla rivista Nature.
Rosalind non ottiene alcun merito e continua a lavorare dedicandosi allo studio della struttura di alcuni virus. Muore nel 1958 per un cancro alle ovaie probabilmente dovuto alla continua esposizione ai raggi X. Nel 1962 Wilkins, Watson e Crick ricevono il premio Nobel per la medicina “per le loro scoperte riguardanti la struttura molecolare degli acidi nucleici e la loro importanza riguardo al trasferimento di informazioni in materiale vivente”. Solo dopo molti anni si iniziò a parlare della figura di Rosalind e del suo prezioso contributo alla scienza.
Ultimo riconoscimento è proprio l’assegnazione, voluta dai cittadini, del suo nome al nuovo rover della missione Exomars. Il rover Rosalind Franklin partirà a luglio del 2020 e lavorerà su Marte per sette mesi. L’obiettivo è quello di ottenere immagini della superficie del pianeta rosso e campioni che possano confermare la presenza di molecole organiche e forme di vita. Grazie alla trivella più resistente prodotta in Italia, il nuovo rover riuscirà a scavare molto più in profondità del suo predecessore Curiosity. A bordo del rover ci saranno, inoltre, strumenti in grado di rivelare la presenza di acqua e di molecole complesse come gli amminoacidi.
“Quando era ricoverata in ospedale per la sua malattia, Rosalind un giorno mi raccontò di essere entusiasta per la notizia del primo satellite inviato ad esplorare lo spazio. – dice Jane, sua sorella– Non avrebbe mai potuto immaginare che 60 anni dopo un rover inviato su Marte avrebbe portato il suo nome”. L’instancabile ricerca di Rosalind sulle forme di vita continua.
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