Eccellere

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Come ogni anno, la Scuola di Studi Avanzati della Sapienza (SSAS) organizza un corso interdisciplinare comune a tutte le classi accademiche della scuola. Il corso di quest’anno è intitolato “The food”; i lavori svolti sono stati presentati da alcuni degli studenti durante il Simposio dell’8 luglio presso l’Aula Magna della Sapienza. Al termine della mattinata abbiamo chiesto agli alunni di rispondere ad alcune domande.

di Diego Parini e Mattia La Torre

Nel 2011 alla Sapienza è stato istituito un percorso di eccellenza, la SSAS, o meglio la Scuola Superiore di Studi Avanzati. Da quell’anno, ormai undici anni fa, moltissime allieve e allievi hanno beneficiato di una formazione complementare di alta qualificazione, complementare perché affiancato al normale percorso curricolare. La SSAS ha fatto sì che questi studenti potessero coltivare il loro talento, ma soprattutto sviluppare le loro capacità e i loro potenziali, grazie al supporto e all’esperienza dei Fellows, i docenti tutor della SSAS. Per poter accedere a questa scuola di eccellenza gli studenti devono partecipare ad una selezione, tramite concorso, e sarà esclusivamente per il loro merito che potranno superare l’ammissione. Tra i vantaggi che può offrire la SSAS, troviamo una residenza per gli studenti – della quale si auspica la completa consegna e fruizione entro la fine del 2022 – e la completa gratuità con la possibilità di borse di studio. Una grande novità di quest’anno, che incrementerà notevolmente il valore già alto della scuola, sarà l’equiparazione e il riconoscimento del percorso formativo ad un master di secondo livello. Come ogni anno, la SSAS organizza un corso interdisciplinare comune a tutte le classi accademiche della scuola. All’interno della scuola sono infatti presenti quattro classi accademiche per ogni livello di istruzione universitaria: Scienze giuridiche, politiche, economiche e sociali; Scienze della vita; Scienze e tecnologie; Studi umanistici. Quest’anno nel corso interdisciplinare, intitolato “The food”, i ragazzi hanno affrontato il tema del cibo da diversi punti di vista: società e identità, per capire come il cibo influenza la costruzione dell’identità personale e la posizione individuale all’interno delle dinamiche sociali; variabilità e diversità, con l’obiettivo di analizzare e porre l’attenzione sui modi in cui la variabilità e la diversità incidono e sono influenzate dal nostro sistema alimentare, ma anche come questi due concetti possono aiutarci a immaginare un futuro più sostenibile; complessità e interdipendenze, con il tema della sostenibilità nei settori agroalimentari, e successivamente, come i disturbi alimentari, ad esempio l’anoressia nervosa, siano collegati alla nutrizione e quali effetti hanno sul cancro una dieta sana rispetto ad una malsana. Tutti i lavori svolti sono stati presentati da alcuni degli studenti, durante il Symposium della SSAS che ha avuto luogo in Aula Magna l’8 luglio, accompagnati dai Fellows e dagli interventi di tre Top scientist internazionali. Ecco come i ragazzi della SSAS hanno risposto alle nostre domande:

Com’è stato scelto l’argomento del vostro progetto?

Maddalena Capoferri: ci sono stati diversi incontri in cui tutti gli studenti che partecipavano facevano delle proposte, alla fine dopo diversi incontri siamo riusciti a trovare il nostro argomento.

I fellows – docenti SSAS – vi hanno aiutato nella scelta e nello svolgimento del progetto?

Chiara Cataldi: assolutamente sì, siamo stati molto aiutati dai nostri tutor e dai professori coinvolti. Il progetto è nato dal basso: i fellows hanno lanciato il macro-argomento, e poi in base alle nostre inclinazioni, al nostro vissuto e ai nostri studi abbiamo cercato di costruire insieme il progetto

Maddalena Capoferri: I tutor sono stati molto disponibili e ci hanno aiutato tantissimo a scegliere, è stato fatto un grande lavoro da entrambe le parti

Unire più percorsi di studio differenti rende più stimolante il progetto?

Matteo Iarno Santoni:certo, anche la convivenza durante il periodo, rende possibile spaziare oltre quelle che sono le naturali inclinazioni e i contenuti dei corsi di studi peculiari di ciascuno. Così è stato per il progetto interdisciplinare. Per noi del primo anno, è stata la prima vera occasione per confrontarsi con dei metodi che sicuramente ci saranno utili negli anni avvenire

Valerio Addis: sicuramente sì, rende anche più difficile il percorso, ma questo è un valore non è un disvalore. Diciamo che spesso bisogna delimitare il campo, perché riuscire a delimitare il campo quando si fa scienza è molto importante

Cosa significa per voi far parte di un percorso di eccellenza come la SSAS?

Maddalena Capoferri: significa molta fatica, ma anche tanta soddisfazione, tante prove, tante sfide e soprattutto avere la possibilità di essere a contatto diretto con persone che possano formarti, cosa che non tutti possono avere e vale moltissimo

Chiara Cataldi: è un grande privilegio perché abbiamo delle occasioni formative in più rispetto ai nostri colleghi, a partire dai vari corsi disciplinari per la formazione specifica ai corsi interdisciplinari. Grazie al progetto di ricerca che ci introduce fin dal primo anno alla ricerca, cosa che non è immediata per il resto degli studenti

Cosa vi aspettate dal futuro?

Clemente Calabrese: per il futuro ci aspettiamo il meglio. Continuare nel percorso che abbiamo scelto ma anche valutare tutte le opzioni che abbiamo a disposizione. I contatti e le amicizie che riusciamo a stringere qui tra di noi sono il valore aggiunto di questa esperienza, valutando tanti aspetti diversi che possono succedere nella vita.

Valerio Addis e Maddalena Capoferri: Finché si può si continua a studiare

Maddalena Capoferri, studentessa SSAS quinto anno di Archeologia

Chiara Cataldi, studentessa SSAS sesto anno di Medicina e Chirurgia

Matteo Iarno Santoni, studente SSAS primo anno di Giurisprudenza

Valerio Addis, studente SSAS secondo anno Economia

Clemente Calabrese, studente SSAS primo anno Bioinformatica

Guarda l’intervista completa sul canale YouTube di STAR