Einstein e la fisica degli animali
Pubblicata una lettera precedentemente ignota di Albert Einstein, scritta nel 1949. Nel testo, lo scienziato riflette su come la ricerca sui sensi animali possa portare a nuove scoperte nel campo della fisica. Oggi, recenti studi sui meccanismi di navigazione interna degli uccelli sembrano andare proprio in questa direzione
di Giacomo Bocci
Il Journal of Comparative Physiology A ha pubblicato una lettera finora sconosciuta di Albert Einstein, in cui il fisico parla di “sensi speciali” che consentono ad api e uccelli di orientarsi facilmente durante il volo. Lo scienziato prevede quindi l’emergere di nuovi spunti di ricerca basati sullo studio dei sensi degli animali. Si tratta di una lettera di risposta indirizzata all’ingegnere inglese Glyn Davis, scomparso nel 2011. Il documento è stato recentemente rinvenuto dalla vedova dello scienziato, Judith Davis, che ne ha donato una copia all’Università ebraica di Gerusalemme, alla quale Einstein ha lasciato in eredità molti altri manoscritti.
Il testo, scritto nel 1949, si colloca in un periodo in cui le scienze fisiche e biologiche sono al centro del panorama scientifico. Era da poco stata scoperta, per esempio, l’ecolocazione nei pipistrelli, ovvero la facoltà di emettere ultrasuoni per poi captare gli echi prodotti, mappando la posizione degli oggetti circostanti. Davis, esperto di tecnologie radar, era interessato ai comportamenti animali e in particolar modo alle loro caratteristiche sensoriali.
Nella lettera, Einstein fa riferimento al suo incontro con il biologo Karl von Frisch, vincitore del premio Nobel per la medicina nel 1973, menzionando i suoi studi sulle capacità sensoriali delle api. Von Frisch aveva infatti scoperto che le api percepiscono i raggi ultravioletti e la luce polarizzata e li sfruttano per orientarsi in modo efficiente. È in effetti noto che Einstein avesse preso parte a una conferenza tenuta da Von Frisch all’Università di Princeton nell’aprile del 1949, proprio su questo argomento.
“Ѐ ragionevole pensare – scrive Einstein – che lo studio del comportamento degli uccelli migratori e dei piccioni viaggiatori possa un giorno portare alla comprensione di alcuni processi fisici ancora sconosciuti”.
Con queste parole di chiusura, lo scienziato indica una direzione di ricerca, a metà strada tra la fisica e la biologia, che darà i suoi frutti oltre sette decenni più tardi. Nel 2008, infatti, sono state raccolte le prime prove sperimentali del fatto che gli uccelli – in particolare i tordi – sono dotati di una sorta di bussola interna che utilizzano per orientarsi durante il volo. Sono infatti capaci di percepire piccoli cambiamenti nel campo magnetico terrestre grazie a speciali fotorecettori contenuti nei loro occhi, detti criptocromi. Inoltre, anche altri animali come le tartarughe marine, i cani e le stesse api, si sono dimostrati capaci di percepire i campi magnetici. Insomma, nessuno ha sempre ragione, ma Einstein sicuramente ci va molto vicino.
immagine in evidenza: pixabay.com
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