Elisa Giannetta: quando la medicina prende per mano i pazienti
Elisa Giannetta, professore associato a Sapienza Università di Roma, entra a far parte del consiglio direttivo della Società Italiana di Endocrinologia. Tra ricerca clinica e assistenza medica, nella lotta contro un subdolo nemico, ecco la sua storia
Indizi, prove, misteri. Un colpevole silenzioso che lascia tracce sfumate e ben nascoste. Un investigatore le cui armi più importanti sono la precisione e l’amore per il suo lavoro. Questo non è un giallo qualunque, è il mestiere di Elisa Giannetta, professore associato in endocrinologia a Sapienza Università di Roma e dirigente medico al Policlinico Umberto I, che si occupa di ricerca e assistenza clinica nel campo dell’endocrinologia oncologica e della neuroendocrinologia. “Nell’endocrinologia tutto quello che sembra normale, normale non è”, ci racconta Giannetta, “e per districare il caso servono ragionamento ed estrema attenzione ai dettagli, senza mai perdere la visione di insieme”.
Nata e cresciuta a Roma, Elisa Giannetta si laurea a 24 anni in medicina e odontoiatria a Sapienza con una tesi sperimentale in endocrinologia. “Ho sempre voluto fare il medico, fin da piccola a Babbo Natale chiedevo i cerotti; poi al liceo, grazie a un brillante professore di chimica, ho scoperto il sistema endocrino e gli ormoni, e ho capito quale fosse la mia strada”. Una strada intrapresa nella V Clinica Medica del Policlinico Umberto I, dove, ancor prima di laurearsi, era stata accolta dai professori Aldo Isidori e Andrea Lenzi, dal dottor Vincenzo Bonifacio e seguita dall’allora specializzando Andrea M. Isidori: “Lì ho imparato che per prendersi delle responsabilità bisogna studiare sempre e ragionare con passione. Ho dato impegno e dedizione, in cambio ho ricevuto credito e libertà intellettuale”.
Dopo aver conseguito la specializzazione presso la I Scuola di Endocrinologia e Malattie del Ricambio, Elisa nutre la sua passione per la ricerca vincendo un concorso di dottorato nel quale studia gli effetti del sildenafil (la molecola nota con il nome commerciale di Viagra) sul cuore dei pazienti diabetici. “Il sildenafil nasceva come farmaco vasodilatatore; poi, in fase di sperimentazione, nei soggetti di sesso maschile si è osservato un inaspettato ‘effetto collaterale’ particolarmente benefico per la disfunzione erettile, motivo per cui l’indicazione primaria ha cambiato rotta”. Elisa invece, insieme al suo gruppo di ricerca si è impegnata nel tornare alle origini, traslando ciò che si osservava negli studi su modelli animali all’uomo, e dimostrando che il farmaco è in grado di riportare alla normalità la cinetica cardiaca alterata nei pazienti diabetici. I risultati del lavoro segnarono un grande traguardo, che sommato al curriculum costruito, le permisero, in breve tempo, di diventare ricercatrice e nel 2019 professore associato: “La carriera accademica era il mio sogno. Adoro insegnare ai ragazzi e trasmettere loro l’attenzione per il paziente”.
Proprio dell’attenzione al paziente, infatti, Elisa Giannetta ha fatto la propria arma vincente: “Non ha senso fare medicina se poi non ci si vuole prendere carico del paziente come fosse un nostro parente. Nessuno vorrebbe che i propri affetti venissero tralasciati o ignorati. Fare medicina significa prendersi cura degli altri, farlo con forza di volontà e non avere paura”.
Da questa visione, condivisa con il collega e amico Andrea M. Isidori, professore ordinario in endocrinologia a Sapienza, nel 2016 nasce la Unit NETTARE (NeuroEndocrine Tumor TAsk foRcE) di cui Elisa è la case manager. NETTARE è l’unità scientifica multidisciplinare del policlinico Umberto I che segue i pazienti con tumori neuroendocrini a 360°, al contempo facendo ricerca in materia, per ampliare le conoscenze riguardo queste patologie. Da qui è nato il primo percorso diagnostico terapeutico assistenziale (PDTA) del Policlinico Umberto I dedicato alla neuroendocrinologia, un iter clinico completo e semplificato che accompagna e sostiene il paziente lungo il decorso della malattia. “È un’espansione della medicina personalizzata, grazie a questo PDTA riusciamo a non far sentire abbandonate le persone, a guidarle e garantire loro una serie di servizi, nel minor tempo possibile e con le massime expertise nel settore”. Il paziente diventa il nodo centrale di una rete, una rete di medici e di competenze, che insieme affrontano ogni caso clinico, in modo da poterne ricostruire il quadro completo, ognuno condividendo la propria visione specialistica. “I tumori neuroendocrini sono patologie rare, non perché lo siano effettivamente ma perché non si cercano né, a volte, riconoscono. Sono tumori lenti e indolenti con sintomatologie sfumate che coinvolgono diverse parti del corpo, apparentemente senza un nesso comune. È come risolvere un giallo, e nella maggior parte dei casi, quando si individua, la patologia è già in stato metastatico. L’endocrinologo fa da regista ed elemento di connessione fra tutti gli specialisti necessari, perché mai come in questi casi, da soli non si raggiunge il meglio per il paziente”.
A luglio 2021 Elisa Giannetta entra a far parte, per la seconda volta del consiglio direttivo della Società Italiana di Endocrinologia (SIE) sotto la prima presidenza al femminile della professoressa Annamaria Colao, e, davanti a sé, ha tanti obiettivi. Uno è impellente: individuare dei marcatori diagnostici dei tumori neuroendocrini e dei marcatori prognostici precoci, in modo da poter seguire e valutare le risposte ai trattamenti, in modo da poter capire chi sta vincendo. “Il medico può cambiare il corso di una malattia. Io l’ho capito con l’esperienza a contatto con le persone: pazienti, maestri, colleghi. Ora, cerco di dare tutto quello che ho ricevuto”.
Immagine in evidenza: {PxHere.com}
Commenti recenti