Facoltà

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Abbiamo chiesto a Riccardo Faccini, il Preside della Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali della Sapienza cosa vuol dire essere Preside della Facoltà, di cosa si occupa e cosa prevede per il futuro.

intervista a Riccardo Faccini

di Mattia La Torre e Sofia Gaudioso

Cosa vuol dire per lei essere preside della Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali?

Per me vuol dire essere al servizio di una comunità che ha delle caratteristiche ben precise perché è una comunità composta da sei Dipartimenti, c’è quello di Biologia Ambientale e di Biologia e Biotecnologie “Charles Darwin”, di Chimica, di Fisica, di Matematica e di Scienze della Terra. È quindi una comunità che studia tutto lo spettro dello scibile umano e della natura in tutti i suoi livelli di complessità e che raggruppa persone fortemente diverse tra loro che hanno esigenze diverse. Rappresentiamo però anche un’unità è un’unicità rispetto a tutte le altre Facoltà. Quindi la sfida è di mettere insieme esigenze diverse ma tutto sommato simili.

Quali sono le attività che sono portate avanti all’interno della Facoltà per unire tutti questi saperi?

In Sapienza la divisione tra i Dipartimenti e le Facoltà è molto chiara. La Facoltà ha rilevanza sugli aspetti di didattica e di apertura verso l’esterno. Quindi sull’orientamento degli studenti delle scuole superiori, sul tutoraggio, su tutto ciò che riguarda la didattica e tutto ciò che riguarda l’interazione con il grande pubblico, con l’industria e con l’interdisciplinarità. Nel caso della didattica, ad esempio, gli studenti sono esposti a docenti di tanti Dipartimenti nonostante i corsi di studio siano incardinati in un particolare Dipartimento. Bisogna mettere insieme le conoscenze di tutti questi scienziati per dare un’offerta formativa coerente agli studenti. Questo è uno sforzo molto grande che stiamo facendo, capire cosa va insegnato ad ogni tipologia di studenti. La matematica che devo insegnare ai Fisici non è quella che devo insegnare ai Biologi o agli studenti di Scienze Ambientali. Stiamo facendo un grande lavoro per capire che cosa effettivamente vogliono da noi coloro che sono interessati alla nostra offerta. È un sistema estremamente complesso perché coinvolge e intreccia 28 corsi di studio ognuno con ingressi diversi e uscite diverse. Un altro discorso è sulle attività verso l’esterno, per esempio, la partecipazione a eventi come la Notte Europea dei Ricercatori o anche il vostro giornale e così via, sono realtà che vanno diffuse perché non siano soltanto partecipate da chi per caso sa dell’iniziativa. Ci deve essere trasparenza e circolazione dell’informazione.

Che consigli darebbe a STAR per essere di utilità alla Facoltà e alla Sapienza tutta?

Io credo che sia fondamentale che il grande pubblico riesca ad avere la percezione di che cos’è la scienza. Il vero difetto italiano è che le persone non hanno proprio la concezione di cosa sia la scienza. è importante dare la percezione che la scienza c’è e c’è anche vicino casa e che si può guardare con occhio scientifico la realtà. Il problema è che noi nel dare questo messaggio difficilmente siamo accattivanti quindi il vostro mestiere è quello di rendere accattivante il messaggio che noi tentiamo di dare.

Che ruoli sono presenti nella Facoltà e quali sono diversi rispetto a quelli di un Dipartimento?

È completamente diverso. I Dipartimenti sono raggruppamenti di ricercatori con comuni interessi di ricerca. C’è un direttore e ci sono tutte le strutture che permettono le attività di ricerca coerenti. I Dipartimenti gestiscono gli spazi, gli spazi di ricerca, le aule ad esempio. La Facoltà, invece, non ha spazi non ha strutture tranne l’ufficio di Presidenza. Qui ci sono, oltre al Preside, tre uffici. Uno che gestisce la didattica guidato da un manager didattico. Uno che gestisce gli aspetti amministrativi con il RAD (responsabile amministrativo delegato). Infine, un ufficio che gestisce gli atti collegiali e tutte le altre attività di coordinamento all’interno della presidenza che è diretto dalla coordinatrice di Facoltà. Dal punto di vista dei docenti nessun docente affluisce propriamente alla Facoltà. Io, infatti, afferisco al Dipartimento di Fisica. La Facoltà è un ente di pura comunicazione, coordinamento e collaborazione.

Come è cambiata la Facoltà dall’inizio del suo mandato?

Io ho tentato di fare cambiamenti adiabatici anche perché il mio predecessore aveva fatto un eccellente lavoro. Ovviamente non ci sono riuscito, perché tre mesi dopo l’insediamento è scoppiata la pandemia. La Facoltà è sicuramente cambiata perché in una settimana abbiamo dovuto imparare come fare didattica a distanza e in pochi mesi abbiamo dovuto mettere su dispositivi a distanza di cui adesso beneficiamo. Per esempio, se vogliamo inserire all’interno di una lezione un collega americano lo possiamo fare, questo ovviamente è un grande vantaggio, così come tante altre situazioni si possono risolvere utilizzando questi nuovi strumenti. Dall’altro punto di vista, ho insistito particolarmente nella comunicazione tra dipartimenti e quindi nel mettere su un impianto di news, un sistema di social ma soprattutto a far sì che ogni informazione rilevante risuonasse e circolasse al di fuori del singolo Dipartimento. Adesso mi sono offerto per un secondo mandato che i miei colleghi hanno generosamente accordato e spero, proprio perché ora ho preparato il terreno, di far spuntare ulteriori frutti. 

Che cosa ci dobbiamo aspettare per il futuro della Facoltà?

Abbiamo fatto partire un enorme progetto di tutorato per accompagnare gli studenti in difficoltà, in particolare nei primi anni, che al momento è stato messo su amministrativamente, faticosamente perché è un’impresa notevole che coinvolge centinaia di borsisti. Poi sono due le iniziative in cui devo ancora cogliere i frutti. La prima è una discussione su che concetti di matematica e di fisica e di chimica vanno offerti agli studenti dei singoli corsi di studio. L’altra è un incontro con le parti interessate per capire il cammino che è richiesto dai nostri corsi di studio. In realtà è una revisione che deve solo prendere il via ma rimanere perpetuamente perché il mondo del lavoro varia talmente rapidamente che noi veramente dobbiamo essere pronti a cambiare. Ultimo non ultimo, vorrei cogliere i frutti dell’interdisciplinarietà soprattutto in virtù del fatto che tutto l’ecosistema europeo, con tutte le iniziative di Pnrr, dottorato industriale e così via, chiamano un’interdisciplinarità e un’apertura verso l’industria. Questo nel nostro caso non è proprio così naturale perché facciamo ricerca di base, come è giusto che sia, però dobbiamo riuscire a far uscire fuori quegli aspetti interdisciplinari e di interazione con l’industria che il paese ci chiede e che ci chiede giustamente.

Se dovesse dare un consiglio a un giovane ricercatore della Facoltà quale sarebbe?

Di aprire la mente e impicciarsi di cose che non sono solo del suo orticello. È chiaro che per fare un buon lavoro bisogna essere concentrati e bisogna lavorare sull’argomento specifico, in particolare quando si sta crescendo, però non bisogna mai mettere i paraocchi e restringere le conoscenze al proprio ambito.

Riccardo Faccini Preside della Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali della Sapienza Università di Roma.