Fiat LED
Il Nobel per la fisica Nakamura, inventore del led, ha aperto l’edizione 2016 del festival comasco dal tema “Luce e oscurità”
«Se le lampadine a led continueranno a diffondersi ai ritmi attuali, entro il 2020 il risparmio energetico sarà tale che potremo chiudere sessanta centrali nucleari». La profezia apparsa sulle pagine di «Repubblica» è del Nobel Nakamura, ospite d’onore del Festival della luce, inauguratosi a Como il 5 maggio e conclusosi il 25. La rivoluzione delle lampadine a led (un nome che sta per light emitting diode) si è presa la scena durante la manifestazione lombarda: un insieme di mostre, convegni e installazioni che hanno ravvivato per venti giorni la cittadina affacciata sul lago. L’evento è stato occasione per esaltare i led anche dal punto di vista energetico.
La storia della luce parte da lontano. In principio erano le candele. Successivamente, Thomas Alva Edison ideò il primo modello efficiente di lampadina a incandescenza, perfezionando un’idea di Joseph Wilson Swan. Un filo di tungsteno era contenuto in un bulbo di vetro in cui veniva creato il vuoto. Facendo passare corrente elettrica attraverso il filo, l’inventore comprese che lo stesso diventava incandescente, in grado quindi di emettere luce gialla.
I led sono, invece, dei dispositivi che anziché utilizzare un filamento o un gas, sfruttano le proprietà di materiali semiconduttori per convertire l’energia elettrica in luce, con minima dispersione di calore. La luce emessa dal led è priva di infrarossi e ultravioletti, in grado di accendersi immediatamente. In più, le lampade a led hanno una efficienza molto alta: per irradiare la stessa luce consumano un decimo di elettricità rispetto alle lampadine a incandescenza e la metà rispetto alle lampade fluorescenti.
Ne ha parlato durante il festival Shuji Nakamura, il padre dell’illuminazione a basso consumo che ha diviso il Nobel con Isamu Akasaki e Hiroshi Amano «per l’invenzione di diodi a luce blu efficienti che ha consentito di ottenere brillanti fonti di luce bianca a risparmio energetico». I diodi efficienti a luce blu, frutto degli studi dei tre scienziati, combinati con quelli rossi e verdi sviluppati trent’anni prima, permettono l’emissione di luce bianca continua, la stessa prodotta dai flash dei cellulari o dai fari delle automobili.
La scoperta sembra allettante anche per il futuro nucleare. «Negli Stati Uniti è stato calcolato che entro il 2030 si potrà ridurre del 46% il consumo di elettricità, l’equivalente di 30mila mega-Watt di potenza, con un taglio alle emissioni pari a 185 milioni di tonnellate di CO2» ha spiegato il Nobel a «Repubblica», per spiegare la dismissione entro i prossimi quattro anni di numerose centrali nucleari.
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