È la fine dei Nobel per gli Usa?
I modelli matematici sviluppati all’istituto Goethe di Francoforte, che descrivono l’assegnazione dei Nobel scientifici nei diversi paesi nel corso degli anni, predicono un declino inarrestabile per gli Usa
Nel futuro, forse non troppo lontano, gli Stati Uniti potrebbero perdere il primato come detentori di più premi Nobel. Non lo dice la sfera di cristallo, ma uno studio empirico pubblicato il 9 maggio su Royal Society Open Science da Claudius Gros, ricercatore alla Goethe University Frankfurt, che propone dei modelli matematici per descrivere l’andamento dell’assegnazione dei Nobel scientifici in diversi paesi. Modelli che possono essere usati per fare delle predizioni, dalle quali pare che il declino – già iniziato – dell’assegnazione del premio agli Stati Uniti sia destinato a proseguire.
La quantità di premi Nobel assegnati a Stati Uniti, Francia, Germania e Regno Unito è talmente elevata e stabile nel tempo da permettere un’analisi sul lungo termine degli sviluppi storici del conferimento del premio. Gros, autore dello studio, parte dal presupposto che la storia dei premi Nobel scientifici (fisica, chimica e medicina) possa essere analizzata da un modello che descrive due andamenti fondamentali: il tasso di produttività scientifica a lungo termine, e un’“esplosione“ – estesa ma temporanea – di produttività scientifica di un paese. Per implementare il modello i premi sono considerati in frazioni, ovvero un premio vinto da uno scienziato corrisponde a 0.1 (il premio può essere assegnato fino a tre persone) e calcolati per 100 milioni di abitanti. Il paese di riferimento è quello di nazionalità dello scienziato al momento dell’annuncio. Il modello ottenuto è abbastanza robusto da permettere un’analisi dell’andamento futuro dell’assegnazione dei premi. Vediamo i risultati.
La Francia ha avuto il picco di “produzione di Nobel” nel 1909, dopodiché il tasso è rimasto piuttosto costante, attorno a 0.2 premi per anno. Per la Germania il picco di produttività scientifica è stato nel 1898, tre anni prima dell’istituzione del Nobel, nel 1901. Decisamente troppo tardi: i tedeschi avrebbero ricevuto molte più medaglie se il primo premio fosse stato assegnato vent’anni prima. Il tasso attuale della Germania è di 0.24 Nobel all’anno. Il Regno Unito ha ricevuto ben 0.98 assegnazioni all’anno per gran parte del secolo scorso, tranne il picco negativo di 0.1 a metà degli anni ’90. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, l’intera storia dei Nobel scientifici riconduce a un unico ampio picco nel 1972, seguito da una lunga discesa che continua oggi. La media totale è di 0.34 premi all’anno, 2.4 in meno rispetto agli 0.83 del 1972. Il modello predice che il trend negativo porterà il tasso di premi degli Stati Uniti sotto quelli di Francia e Germania entro il 2028. Il fenomeno non è risultato evidente finora perché non si è considerato il numero di abitanti, che è invece un fattore fondamentale: l’aumento costante della popolazione degli Stati Uniti ha mascherato il calo pro capite di assegnazione del premio. Le politiche di sostegno alla ricerca scientifica possono tuttavia essere solide anche se non si pongono l’obiettivo di acquisire il premio, le discipline emergenti (tra cui la computer science), infatti, non sono considerate dall’accademia svedese, quindi il fenomeno può semplicemente rispecchiare un cambio di rotta delle priorità scientifiche.
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