Fisica passatofuturo
con Eugenio del Re e Carla Anais Ferradini
1. Professore lei è docente nel dipartimento di Fisica di Sapienza dove sono passati anche i “ragazzi di via Panisperna”. Come la fa sentire?
Fisica a Roma fa pensare a Enrico Fermi e ai “ragazzi” e mi riportano alla mente gli scienziati della Seconda Fondazione dei libri di Isaac Asimov, che all’ombra delle rovine dell’impero galattico facevano ricerca all’avanguardia, proprio come i ragazzi di via Panisperna qui. Quindi sono di ispirazione.
2. Il suo campo è la fotonica. Di cosa si tratta? E di cosa si sta occupando al momento?
La fotonica studia la luce e la sua interazione con la materia e l’inizio della sua era moderna si identifica con la scoperta dei laser. Tra i diversi gruppi di studio del Dipartimento di fisica, il mio si occupa di strutture cristalline (che lasciano passare la luce) che non si pensava esistessero, i Difetti Topologici Tridimensionali. Le strutture che stiamo studiando hanno indici di rifrazione dieci volte più alti del più alto e non sono opache. Il loro impiego permetterebbe di avere delle lenti ottiche molto sottili e non opache.
3. La ricerca sulla fisica delle particelle oggi richiede enormi investimenti, consorzi, infrastrutture: quello che viene definito Big Science. Questo come ha cambiato il lavoro del fisico negli ultimi decenni? E qual è il ruolo di piccole e medie università in questo scenario?
Ci sono vari aspetti da considerare: uno negativo è l’ampliamento del divario tra questa branca della fisica e gli altri campi, che incide così sulla tradizionale unità dei fisici. La big science nella fisica delle particelle fa sì che i laureandi collaborino sin da subito con i grandi centri, uscendo dalla comunità generale dei fisici. Tuttavia, l’aspetto assolutamente positivo è la realizzazione di un gruppo internazionale di fisici governati autonomamente con proprie regole e strutture che rendono questo ambito quasi una società fantascientifica. E in questo scenario il risvolto per le piccole e medie università è del tutto positivo: i progetti della big science richiedono grande specializzazione e una forte integrazione non solo con il ristretto numero di fisici di un’università, ma con un’enorme comunità di studiosi.
4. “Il futuro è passato qui”. Negli ultimi anni il Dipartimento è stato partecipe di importanti risultati scientifici come la realizzazione del telescopio quantistico, la scoperta del bosone di Higgs, la rivelazione delle onde gravitazionali, i sistemi complessi di Parisi. Cosa in questo momento nel Dipartimento di Fisica, secondo lei, sta segnando la traccia per il futuro?
È come chiedere la squadra vincente a inizio campionato. È il futuro: nessuno lo sa. Si percorrono molte vie e solo quelle che avranno successo saranno ricordate. È difficile dire quale sarà la scoperta del futuro: la ricerca di successo quasi mai si identifica mentre è in atto. Comunque, per fare delle ipotesi, potrebbe essere il connubio tra fisica e biologia, l’applicazione dell’intelligenza artificiale alla ricerca, lo sviluppo di nuove materiali per le memorie, per condensare l’energia, per le rinnovabili, per la comprensione delle galassie, ma la più probabile sarà inaspettata.
1. Chi sei e che percorso di studi hai fatto? Perché hai deciso di studiare fisica e non un’altra materia?
Sono una studentessa di fisica della Sapienza all’ultimo anno della triennale. A partire dal liceo mi si è accesa una grande passione per la fisica, tale da spingermi a partecipare a diverse gare nazionali ed europee, con risultati eccellenti. Da quando frequento l’università, questa passione non ha fatto altro che aumentare.
2. Quali caratteristiche o “predisposizioni” dovrebbe potenzialmente avere un giovane che vuole studiare fisica?
Occorrono determinazione e diligenza, essendo un corso di studi impegnativo. Ma la prima caratteristica è la curiosità. Ci sono tante materie che si possono studiare con una discreta curiosità, ma in fisica non basta. Non puoi accontentarti di una comprensione superficiale dei fenomeni se vuoi conoscere la verità. C’è bisogno invece di Curiosità con la c maiuscola, una fiamma ardente che motiva ad andare fino in fondo, a non darsi pace fin quando non si è trovata la soluzione a un problema.
3. Quali sono le difficoltà per uno studente di Sapienza nell’affrontare gli studi in Fisica?
Non saprei. Inizialmente ero più propensa a inscrivermi in altre università prestigiose italiane o estere, avevo molti pregiudizi, ma adesso sono contenta di essere qui. La Sapienza è la migliore per chi vuole intraprendere questo tipo di studi: un’università di sostanza. Le aule non sono perfette e dotate dei comfort ottimali, ma la qualità degli insegnamenti non si discute. All’inizio avevo anche paura che ci fosse poco contatto con i professori, essendo una grande università, ma mi sono dovuta ricredere: i docenti, se li cerchi, ci sono.
4. Donne e scienza. Solo tre sono i premi Nobel per la fisica assegnati a donne: Marie Sklodwska Curie (1903), Marie Goeppert Mayer (1963) e Donna Strickland (2018). Nel XXI secolo cosa spinge una ragazza ad avventurarsi nel mondo della fisica, ancora prevalentemente maschile?
Non è facile rispondere. Personalmente, la scelta di intraprendere questi studi è dettata da una forte passione per la materia. In relazione al gap di genere, mi sembra che le donne abbiano meno possibilità di passare a posizioni più elevate e competitive. Ho avuto una sola docente donna su 15, mentre tra gli studenti il rapporto tra maschi e femmine non sembra così sbilanciato. Nel percorso di eccellenza di cui faccio parte e che dà accesso ad attività formative aggiuntive, le donne tornano a essere in netto svantaggio. La fisica, però, non è un mestiere per solo uomini.
5. Infine, se ne avessi l’opportunità con quale genio della fisica ti piacerebbe prendere una birra?
Forse sarò scontatissima, ma sceglierei Richard Feynman, premio Nobel per la Fisica nel 1965 per i suoi contributi allo sviluppo dell’elettrodinamica quantistica. È stato uno dei fisici più brillanti degli ultimi tempi, un grande divulgatore e una personalità eccentrica con un senso dell’umorismo fuori dal comune.
Immagine in evidenza: Particolare, rielaborato, del murale “Nobody Excluded” dell’artista Luogo Comune sito in Via dei Luceri nel quartiere romano di San Lorenzo. ©Mattia La Torre
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