La foto del Dna
Emanuele Mazzone Classe 3J IIS Di Vittorio Lattanzio, Roma
Questo saggio partecipa al concorso Hansel e Greta. Il vincitore verrà designato sulla base del numero di voti ricevuti e della valutazione da parte di una giuria di qualità. Le votazioni partiranno il 15 giugno 2020. Per votare cliccare su questo link, selezionare il tema desiderato e cliccare sul pulsante “vota” in fondo alla pagina.
La scoperta della struttura del Dna è stata una delle più grandi conquiste scientifiche dell’umanità, che ha permesso di studiare anche i complessi meccanismi delle malattie genetiche, di cui prima non si conoscevano le cause. Un fondamentale contributo a questa scoperta è stato fornito da una straordinaria scienziata, Rosalind Franklin. Grazie a lei possiamo comprendere il linguaggio della natura, il modo in cui gli esseri viventi vengono descritti, e che ci racconta come sono fatte le sue meravigliose strutture.
Rosalind Franklin nacque il 25 luglio del 1920 in Inghilterra da una famiglia ebrea, morì il 16 aprile 1958 nello stesso Paese senza aver ottenuto, per le sue scoperte, un meritato riconoscimento.
Fu una delle poche scienziate biochimiche dell’epoca, specializzata in cristallografia a raggi X. Si tratta di un metodo efficace per determinare la struttura molecolare di una sostanza, e ciò si rivelò fondamentale per la scoperta della struttura del Dna.
Franklin condusse i propri studi e le ricerche nell’ambiente accademico anglosassone della prima metà del ‘900, ostile nei confronti delle donne, quindi dovette sopportare i soprusi degli uomini suoi colleghi e superiori, in un mondo misogino e maschilista, conquistando tuttavia un posto di rilievo nella comunità scientifica.
Prestò servizio alla British Coal Utilisation Research Association (Bcura), affinando principalmente la tecnica di cristallografia a raggi X e fu la prima a fotografare, con la foto 51, il Dna, e più precisamente la sua struttura a doppia elica.
All’epoca le informazioni sul Dna provenivano dagli studi condotti da Erwin Chargaff sulle basi azotate. Lo scienziato nel 1950 notò che nel Dna una base azotata (l’adenina) è presente nella stessa quantità di un’altra base (la timina), mentre la guanina si trova nella stessa quantità della citosina. Quindi nella struttura del Dna una timina doveva essere di conseguenza appaiata a una adenina, mentre ciascuna guanina doveva essere appaiata con una citosina. Inoltre, all’epoca già si sapeva della presenza del desossiribosio nell’ossatura del Dna.
La famosa foto 51, realizzata da Franklin della struttura del Dna, fu possibile grazie all’affinamento della tecnica della cristallografia a raggi X applicata al filamento di Dna. Questa immagine è fondamentale per le ricerche sviluppate in seguito, perché mostra la molecola di Dna dall’alto e costituisce la dimostrazione della sua doppia elica. In seguito furono intrapresi numerosi studi sulla tecnica di cristallografia a raggi X per individuare le strutture dei composti.
Questa scienziata è un esempio di dedizione assoluta alla ricerca, poiché superando le circostanze sfavorevoli dell’ambiente in cui lavorava, riuscì ad ottenere un traguardo tanto importante per l’umanità. Resta il rammarico perché non le fu riconosciuto, ciò che avrebbe meritato ovvero il premio Nobel. La morte la colse il 16 aprile 1958 a Londra all’età di 38 anni.
Nel 1962 James Watson, Francis Crick e Maurice Wilkins ricevettero il premio Nobel per la medicina per la scoperta della struttura del DNA, senza alcuna menzione per Rosalind Franklin.
credits immagine: King’s College London Archive Project blog
Pochi anni fa rimasi sorpresa e scandalizzata nel vedere due gigantografie, una di Wilkins e l’altra della Franklin, campeggiare davanti all’ Imperial College di Londra. Avrebbero potuto almeno evitare di metterli vicini. Da quel momento la mia opinione sulle scuole inglesi è cambiata.
Questo saggio induce sapientemente ad una riflessione su una tematica importante sia sotto l’aspetto scientifico, sia sul ruolo della donna nella società moderna. Si riferisce infatti ad una scienziata a cui è stato negato dall’ambiente accademico ostile che la circondava, in quanto donna, il contributo da lei dato alla ricerca sui segreti della vita.