Francis Crick, il perseverante padre del “segreto della vita”
Francis Crick è ricordato, insieme a James Watson, per aver proposto la struttura a doppia elica del Dna, intuizione che valse ad entrambi il Nobel per la medicina
Lo scienziato «più brillante mai conosciuto», che «non smette mai di parlare o di pensare». Lo definiva così, senza lesinare superlativi, il collega James Watson, che condivise con lui, nel 1962, il premio Nobel per la medicina. Parliamo di Francis Crick, uno degli scienziati più celebri del ventesimo secolo, il cui nome è indissolubilmente legato alla scoperta della struttura a doppia elica del Dna. E dire che, all’inizio, la carriera di Crick sembrava andare in tutt’altra direzione. Nato a Northampton nel 1916, conseguì infatti laurea e dottorato in fisica, decidendo solo in seguito, deluso dal rapporto burrascoso con il suo supervisore Edward Andrade, di dedicarsi alla fisica applicata alla biologia.
Il 1951 è l’anno del grande incontro. Crick è a Cambridge nel laboratorio Cavendish, dove poco dopo giunge James Watson. Lavorano a progetti diversi: Crick studia l’emoglobina, mentre Watson svolge esperimenti sulla mioglobina. Ma l’ambizione è la stessa per entrambi: scoprire la struttura del gene. E, alla fine, riescono nell’impresa: un giorno, entrando all’ Eagle Pub di Cambridge, Crick disse di aver «scoperto il segreto della vita». Si riferiva al primo modello di Dna, elaborato per l’appunto assieme a Watson. Fu una gioia effimera: il direttore del laboratorio, infatti, chiese ai due scienziati di non continuare gli esperimenti sul Dna per non ostacolare gli studi del collega Maurice Wilkins.
Ciononostante, Crick perseverò, inviando a Nature un articolo dal titolo A Structure for Deoxyribose Nucleic Acid , dove era raffigurata, per la prima volta al mondo, la celebre forma del Dna a doppia elica, a mo’ di coppia di nastri avvolti l’un l’altro e collegati da stanghette sottili. Autrice dell’illustrazione era Odile Speed, moglie di Crick. La pubblicazione dell’articolo portò bene allo scienziato: su proposta di due colleghi, Perutz e Bragg, entrò a far parte della Royal Society. «Crick possiede una mente tra le più vivaci, intelligenti e speculative», dirà di lui in seguito lo stesso Bragg. «Non ho mai ben capito quanta farina fosse di Watson e quanta di Crick, dato che era sempre Crick a parlare».
L’anno successivo, nel 1962, Crick riceve insieme a Watson e a Wilkins il premio Nobel per la medicina. Alla consegna del premio, lo scienziato ringrazierà pubblicamente Rosalind Franklin, la collega “dimenticata” dalla commissione Nobel e che prima di lui aveva svolto importanti studi sul Dna, risultati poi fondamentali per decifrarne la struttura. Con il passare degli anni Crick continua sempre a ricordare il contributo della Franklin; nel 2000 alla cerimonia di apertura dell’edificio Franklin-Wilkins, Crick infatti afferma: «È importante ricordare che tutti gli esperimenti rilevanti riguardo gli studi a diffrazione a raggi X sul Dna, sono stati fatti da Rosalind Franklin e Maurice Wilkins ed i loro collaboratori».
Nel 1954, dopo un periodo a New York, Crick ritorna a Cambridge e continua a occuparsi di Dna, scoprendo che a tre specifiche basi consecutive nel codice genetico corrisponde uno specifico amminoacido. Sempre a Cambridge, incontra Sydney Brenner, collega con il quale pubblica uno dei suoi lavori più importanti, Sulla sintesi delle proteine, in cui usa per la prima volta il termine “dogma centrale” per spiegare il flusso delle informazioni genetiche nelle cellule, dal Dna all’Rna e dall’Rna alle proteine. Nell’ultimo ventennio di vita, Crick si dedica alle neuroscienze, studiando per circa 18 anni con Christoph Koch, con cui pubblica, nel 2003, il libro Una struttura per la coscienza. Muore l’anno successivo in un ospedale di San Diego. Le sue ceneri sono disperse nell’Oceano Pacifico.
Crick lascia un grande segno nella comunità scientifica e sociale, sia come persona che come scienziato, tanto che a Londra, è stato recentemente costruito un particolare edificio a forma di cromosoma che porta il suo nome. Vi lavorano diversi scienziati, diretti da un altro premio Nobel per la medicina, britannico, Sir Paul Nurse.
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