Frederick Sanger, il padre della genomica
L’uomo che con modestia e caparbietà è riuscito ad aggiudicarsi due premi Nobel e a rivoluzionare il sapere scientifico
«Fred è un bambino calmo, modesto e introverso, molto diverso da suo fratello Theo.» Così nel suo diario l’elegante e seria Cicely Crewdson descrive il suo secondogenito Frederick Sanger seduta sotto al fresco portico della villa di famiglia nel rurale Glouchestershire, proprio di fronte allo stagno dove i due bambini giocano. Il padre dei ragazzi, di cui Fred porta il nome, è un medico, missionario e convinto quacchero, e Cicely, ragazza di buona famiglia, lo ha conosciuto nelle campagne inglesi, andando a farsi curare una brutta infezione a un dito, una ferita che nel 1916 li farà diventare marito e moglie.
Del loro mezzano, soprannominato da tutti «topolino» per via del suo volto allungato e per questo oggetto di bullismo a scuola, scriverà a lungo nei suoi diari, annotandone le qualità di scolaro, il temperamento mite e i teneri lavoretti intagliati nel legno che le regalava. Purtroppo Cicely non saprà mai che il suo gentile Fred diventerà un grande scienziato e che passerà alla storia come uno dei quattro uomini al mondo ad aver vinto due premi Nobel: si spegnerà infatti di cancro nel 1938, mentre Fred sta ancora terminando con difficoltà i suoi studi universitari in Scienze naturali a Cambridge, dove poi rimarrà per tutta la sua carriera fino a sessantacinque anni («Meglio ritirarsi sull’onda», dirà in un’intervista in seguito).
La vita di Fred, nato tre mesi prima della fine della Prima guerra mondiale, è considerevolmente segnata dall’influenza del padre e del fratello maggiore. Se dal primo eredita il senso di lealtà, l’attaccamento alla verità, l’altruismo e l’avversione alla violenza, è l’esuberante Theo ad avvicinarlo al mondo della natura con le divertenti escursioni estive a caccia di animali nelle campagne inglesi. Gli insegnamenti della religione quacchera (che a sua volta ha vinto il Nobel per la pace nel 1947) lo accompagnano nel suo percorso di vita e anche se da adulto si allontanerà da questa fede («Non posso credere in ciò che non posso provare»), è proprio grazie a essa che nel periodo della Seconda guerra mondiale avvengono una serie di svolte: Fred non partecipa al conflitto perché obiettore di coscienza e nel gruppo Anti-War del College incontra la bella brunetta Joan Howe che poi nel 1940 diventerà sua moglie; con lei vivrà serenamente e avrà Robin, Peter e Sally. Inoltre è sempre in quel periodo che inizia il suo dottorato in biochimica.
Non è scontato per Fred continuare gli studi, visto il difficile percorso universitario, e decide infatti di proseguire solo all’ultimo quando, grazie all’ottima tesi in biochimica, crede sufficientemente in se stesso e capisce di poter continuare. «Fred è sempre stato modesto» racconta il suo discepolo George G. Brownlee nella biografia che ha «l’onore di scrivere sul suo mentore», pochi anni prima che Fred muoia, nel 2013. «Anche in laboratorio aveva sempre una parola buona per tutti e sapeva cogliere le qualità da ognuno.»
Col dottorato, per Fred inizia un periodo di forte studio e lavoro, che lo vede costantemente «rintanato» in laboratorio e desideroso di condurre gli esperimenti in prima persona, cosà che farà fino al termine della sua carriera preferendo sempre il bancone e le pipette alla didattica, pur apparendo un po’ goffo in laboratorio per via della sua altezza. Con i bombardamenti in sottofondo, Fred comincia i suoi studi prima sulle proteine e poi su RNA e DNA, studi che lo porteranno a creare un metodo di sequenziamento (il Metodo Sanger) usato ancora oggi e grazie al quale vincerà due premi Nobel: uno nel 1958, per il sequenziamento dell’insulina e uno nel 1980, per il sequenziamento del batteriofago lambda.
Durante quegli anni Sanger frequenta anche molte delle brillanti personalità del panorama scientifico dei tempi, da James Watson e Francis Crick, a Craig Venter, Kary Mullis e Marie Curie, pur mantenendo la sua rispettosa umiltà, dovuta di certo all’indole, ma anche all’educazione ricevuta dal padre. Anche lui, come la mamma, non avrà la fortuna di assistere al successo del figlio, scomparendo, destino beffardo, sempre a causa di un cancro due anni dopo l’amata Cicely. Morirà con un pizzico d’amaro in bocca per non aver visto Fred seguire le sue orme in ambito medico come aveva tanto desiderato.
A proposito del carattere modesto di Frederick Sanger, sarà proprio Francis Crick, con tono polemico e un velato disdegno, a dire di lui che: «Il problema con Fred è che ha sviluppato questi potenti metodi, ma non c’è modo di persuaderlo a fare qualcosa di interessante con essi». Forse non teneva nella giusta considerazione il fatto che a Fred, instancabile sperimentatore, interessava più che altro trovare un metodo che funzionasse, e non occuparsi delle sue applicazioni (anche se magari, sapere che successivamente molti studi sul cancro sarebbero stati possibili grazie alle sue invenzioni un po’ lo avrebbe interessato).
Vincere un Nobel appena quarantenne gli permette di avere accesso a importanti risorse umane ed economiche e, anche, di fare esperimenti «bizzarri» e poco «canonici» perché, come ha dichiarato lui stesso durante l’intervista rilasciata a Brownlee, non aveva più «la pressione di dover pubblicare o raggiungere a tutti i costi un obiettivo». Resta il fatto che secondo Fred, comunque, vincere un premio così importante è stata anche questione di fortuna: «Bisogna essere al posto giusto nel momento giusto».
Sebbene le sue scoperte l’abbiano portato a diventare «il padre della genomica», la modestia rimarrà sempre un tratto costante della personalità di Frederick Sanger. Ne è la prova la celebre risposta che nel 1993 darà sorridendo a John Sulston, quando il futuro direttore del nascente Wellcome Trust Sanger Institute gli esprimerà il desiderio di intitolare l’Istituto di genomica a suo nome: «Sarebbe stato meglio meritarselo».
Credits immagine di copertina: UC San Diego
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