Giulio Natta, l’inventore del Moplen paragonato al dottor Faust
Primo e unico italiano a ricevere il Nobel per la chimica, Natta rivoluzionò il mondo della plastica e quello della cooperazione tra ricerca universitaria e industria
Fu l’uomo che desiderava piegare il disordine delle molecole alla sua volontà. Obiettivo ambizioso il suo: sostituirsi alla natura nella fabbricazione delle grandi molecole plastiche. Una ricerca ritenuta impossibile, al punto che quando si giunse a ottenere il primo polimero isotattico, diversi autorevoli esperti scientifici a stento ci credettero: non era possibile che si fosse riusciti a costruire una materia di atomi ordinati come un muro di mattoni. Giulio Natta invece ci era riuscito, e questo fece decollare la nascente industria chimica italiana che gli aveva dato fiducia ben più di quanto non avessero fatto gli ambienti accademici.
Milanese di adozione ma originario di Imperia, dove nacque nel 1903 e dove tornava appena gli era possibile, Natta si laureò a 21 anni in ingegneria chimica al Politecnico di Milano. Ottenne tre anni dopo la libera docenza e nel 1938 fu chiamato a dirigere l’Istituto di chimica industriale per sostituire Mario Giacomo Levi, costretto dalle leggi razziali a lasciare l’insegnamento.
Si sposò con Rosita Beati da cui ebbe due figli, Franca e Giuseppe. Fu la moglie, laureata in lettere, a suggerire alcuni nomi etimologicamente molto appropriati per i composti chimici che scoprì. Il nome di Moplen lo diede proprio Rosita durante un suo soggiorno a Casnate, nel comasco, nella casa di campagna, ma non è noto da cosa le fu suggerito.
L’autarchia nel tempo di guerra vide Natta impegnato con le formule sulla gomma sintetica. Quando nel 1952, partendo da una scoperta del tedesco Karl Ziegler, si mosse nel campo dei polimeri, incontrò interesse nell’allora società Montecatini. Lo scienziato ligure ottenne un prodotto che fonde a 180 gradi, facile da lavorare e con cospicue doti di resistenza: il propilene, un polimero che può prendere la forma di una materia plastica o di un filato sintetico.
Era nato il Moplen, una parola che divenne anch’essa simbolo di modernità. Si spalancarono le porte a innumerevoli applicazioni. La chimica italiana conquistò una posizione internazionale di primo piano. Non ci fu settore produttivo che non venne travolto da tale scoperta. In pochi anni, i prodotti in Moplen invasero le case di tutto il mondo. Già nel 1962 la produzione mondiale annua del polietilene ad alta densità di Ziegler e del polipropilene di Natta raggiunse le 250.000 tonnellate. I tedeschi tradivano la loro invidia per i risultati ottenuti dall’industria italiana e si visse un periodo di grande entusiasmo, durante il quale Natta fu paragonato al dottor Faust, il nuovo mago della materia.
Assieme a Ziegler, che nel 1963 divise con lui il Nobel per la chimica, Natta fu uno degli artefici del grande sviluppo della chimica macromolecolare fondato sui procedimenti di polimerizzazione stereospecifica. Scherzava dicendo: “Ho solo trovato il modo di mettere in fila le molecole come soldatini in parata”.
Tra i primi in Italia a credere nella proficua collaborazione fra ricerca accademica e industria privata, e a metterla in pratica, Natta sosteneva di “essere un prodotto dell’industria milanese”. Riconosceva che la ricerca favorita dall’industria poteva presentare l’obbligo o il condizionamento verso problemi di interesse immediato, ma era anche consapevole del fatto che senza i finanziamenti della Montecatini probabilmente non sarebbe mai riuscito a condurre i suoi esperimenti.
Con lui lavoravano diversi ricercatori che spingeva sulle strade ancora inesplorate suggeritegli dalla sua intuizione. La sua scoperta fu un trionfo senza dubbio commerciale, ma soprattutto, un trionfo scientifico, perché indicava al Paese una strada, quella della ricerca.
Riuscì a godere soltanto in parte del suo successo. Si ammalò del morbo di Parkinson nel 1959. I sintomi della malattia erano già evidenti quando re Gustavo Adolfo di Svezia gli andò incontro nel grande salone per rendergli più breve il percorso e consegnargli il Nobel. Morì nel 1979, il 2 maggio, come Leonardo Da Vinci.
Alla vigilia della consegna del premio, a Natta, che non perse mai il senso di un sano realismo, chiesero se davvero quasi tutte le materie potessero essere sostituite con prodotti plastici. Con garbata ironia rispose: “Sarebbe un grave danno sostituire la carne con alimenti sintetici”.
Credits immagine di copertina: Wikimedia Commons
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