Guglielmo Marconi: così lontano nel tempo, così contemporaneo
Inventore del wireless e precursore delle start up, il poliedrico genio italiano di fine Ottocento ha contribuito a modernizzare il mondo, mostrando un’avanguardistica capacità imprenditoriale
«Nell’estate del 1895, dall’alta montagna di Oropa, contemplando il nostro biellese, pensai che l’uomo potesse trovare nello spazio nuove energie, nuove risorse e nuovi mezzi di comunicazione. Le libere vie dello spazio per la trasmissione del pensiero umano hanno esercitato sin da allora su di me un grande fascino» (da una lettera autografa del 1918).
In realtà Guglielmo Marconi aveva iniziato ancora prima, diciottenne, a trafficare con mezzi rudimentali nella bellissima casa di campagna, Villa Griffone a Sasso, in provincia di Bologna. Nel 1894, a vent’anni, aveva condotto il primo esperimento da una delle finestre della villa e l’anno successivo riuscì a trasmettere un segnale a oltre due chilometri di distanza, superando anche un ostacolo, la famosa collina dei Celestini, e aprendo così la strada alle comunicazioni senza fili. Era di fatto nata la radiofonia
Guglielmo Marconi non fu solo sperimentatore, ma anche inventore: realizzava da solo le strumentazioni che ideava, le promuoveva e infine le commercializzava. Quel che oggi si definisce «fare startup». E più o meno è ciò che fece trasferendosi nel 1896 in Inghilterra, paese natale della madre: Marconi intuì che le sue invenzioni potevano trovare applicazione nelle comunicazioni marittime e l’Inghilterra, ai tempi, possedeva la flotta navale forse più potente al mondo. Fu così che, in terra quasi straniera, perfezionò i suoi esperimenti, firmò i primi brevetti e fondò la Wireless Telegraph and Signal Co. Ltd (poi Marconi Company), che dette lavoro a tante persone.
Marconi si dimostrò anche molto abile nel gestire ciò che oggi chiamiamo «marketing»: sia scegliendo gli esperimenti da svolgere in pubblico, sia pubblicizzando ogni successo, come quello ottenuto con le antesignane delle radiocronache sportive. Nel luglio 1898 seguì infatti le regate del Royal Yachting Club trasmettendone le varie fasi con il telegrafo al «Daily Express» di Dublino, che poté uscire con i risultati della gara prima del rientro delle imbarcazioni in porto. Nel 1899 commentò l’America’s Cup, la regata per eccellenza, ricevendo giovanissimo (aveva venticinque anni), straniero, bilingue e autodidatta, la consacrazione a vero e proprio eroe da parte della stampa americana: «Inventor Hero», lo definirono, come si legge nel saggio di Susan Douglas Inventing American Broadcasting, 1899-1922.
Nel 1901 il successo della trasmissione del primo segnale transatlantico portò a Marconi altra notorietà, ma sollevò anche molto scetticismo: come potevano le onde elettromagnetiche superare la curvatura terrestre e una montagna d’acqua? Nel 1902, deciso a dimostrare che non si sbagliava, ripeté l’esperimento dalla corazzata italiana Carlo Alberto: di nuovo un successo. Thomas A. Edison, inventore e imprenditore statunitense , dichiarò: «Questo giovanotto mantiene più di quanto promette», mentre uno storico inglese scrisse: «Marconi può essere considerato come il costruttore di una nuova era». Non male per uno che si definiva «appassionato dilettante di elettricità».
Una delle prime applicazioni pratiche della telegrafia senza fili fu il radio soccorso in mare: nel 1909 esso permise il salvataggio di quasi tutti i passeggeri del transatlantico Republic, colliso con il Florida nell’Atlantico settentrionale, e questo accadimento avrà un peso importante sull’assegnazione del Nobel, quello stesso anno. Tre anni dopo, nel 1912, Guglielmo sarà invece sulla banchina del porto di New York ad attendere i superstiti del Titanic: anche loro sopravvissuti grazie all’SOS lanciato dai marconisti della nave.
Del resto, il legame di Marconi con il mare era fortissimo: a soli sedici anni aveva ricevuto dal padre la prima barca a vela, e nel 1919 acquisterà il panfilo Elettra che per anni sarà il suo laboratorio, e spesso anche la sua residenza.
L’inventore del wireless fu protagonista anche della scena politica: eletto senatore nel 1914, fu delegato plenipotenziario alla Conferenza di pace di Parigi del 1919, forse il ruolo più spinoso. La delegazione italiana doveva imporre agli alleati il rispetto del Trattato di Londra del 1915, che prevedeva compensi territoriali per l’Italia in cambio della sua entrata in guerra. I patti però non furono rispettati a causa della perdita di credito dell’Italia, soprattutto dopo la disfatta di Caporetto. Marconi allora si dimise e si allontanò dalla politica, ma non dalla scena pubblica. Nel 1927 fu eletto presidente del CNR, che rinnovò profondamente, e nel 1930 presidente della Reale Accademia d’Italia (oggi Accademia dei Lincei). La laurea Honoris causa in Fisica, conferita dall’Università di Bologna, arrivò solo tre anni prima della sua morte.
Quando Marconi morì, il 20 luglio 1937, per due minuti le radio di tutto il mondo tacquero e l’etere, come è stato scritto, tornò a esser silenzioso come prima delle sue invenzioni. Un gesto emblematico per onorare il genio italiano.
Non a caso viene spesso associato a Steve Jobs, altro grande visionario, capace comunicatore ed eccezionale venditore: Jobs, nel 1976, a soli ventun anni, pressoché autodidatta, fondò la Apple, compagnia che oggi vale 2 miliardi di dollari e occupa quattromila dipendenti, un’impresa a cui dedicherà tutta la vita. Il suo «stay hungry stay foolish», rivolto agli studenti di Stanford, sarebbe piaciuto a Marconi che, anche poco prima di morire, quando i risultati delle sue invenzioni erano sotto gli occhi di tutti e la radio in tutte le case del mondo, si dichiarava ancora non pago delle sue scoperte. La radiofonia così com’era non rappresentava il futuro della comunicazione moderna perché era a senso unico, mentre lui continuava a prefigurare ulteriori sviluppi. Ci sarebbero voluti ancora un centinaio di anni e un uomo con la sua stessa caparbietà e capacità visionaria per vederli realizzati.
Ringraziamenti: la mia gratitudine va a Barbara Valotti, appassionata direttrice del museo G. Marconi. Dai suoi racconti di grande esperta ho appreso di un Marconi a me sconosciuto e ancora più interessante.
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