Hansel e Greta: il premio al cavallo, “eroe dimenticato”
Lo scorso 24 settembre, in occasione della Notte Europea dei Ricercatori (Ern), si è svolta la prima delle due premiazioni del Premio Hansel e Greta 2021, concorso rivolto agli studenti delle scuole superiori riguardante il tema dei Nobel. Ad aggiudicarsi la vittoria è stato il saggio: “Un eroe dimenticato: il cavallo”, di Rosamaria Dovizio
di Giacomo Bocci
Nella serata del 24 settembre, nel corso delle attività organizzate dalla Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali per la Notte Europea dei Ricercatori (Ern), si è svolta l’assegnazione del premio Hansel & Greta 2020/21.
Il concorso, rivolto agli studenti delle scuole superiori, ha visto la partecipazione di 17 elaborati, incentrati sul tema dei Nobel. La selezione è stata condotta da una giuria di esperti e una popolare, che negli ultimi mesi si è espressa tramite votazioni sulla pagina web dedicata al concorso.
Alla fine, ad aggiudicarsi la vittoria è stato il saggio. “Un eroe dimenticato: il cavallo”, scritto da Rosamaria Dovizio. Ecco cosa ci ha raccontato.
Qual è il motivo che ti ha spinto a scegliere proprio il cavallo come soggetto del tuo saggio?
“Sono da sempre una persona amante degli animali e reputo giusto che queste creature vengano valorizzate ogni qual volta sia possibile. La scelta specifica del cavallo all’interno del saggio risale alla grande passione che nutro per la specie, che mi ha sempre affascinato per la sua possenza e la sua fierezza. Fin da piccola ho praticato lo sport dell’equitazione e ho avuto modo di conoscere, capire e apprezzare le qualità, non evidenti alla maggioranza, del cavallo. Nel mondo dei cavalli è importante la sintonia, la comunicazione fatta di “gesti” che vanno letti. Insomma, il cavallo sa farti capire cosa vuole, cosa pensa, cosa teme e quanto apprezza affettivamente il suo “cavaliere”. Sta a noi essere predisposti a questo tipo di comprensione”.
È interessante l’idea di conferire un premio Nobel a un animale per i benefici che ha portato all’umanità. Nel tuo saggio parli a lungo di come il cavallo abbia ispirato molti autori celebri, ma anche di come il rapporto con l’animale abbia fatto bene all’uomo al livello pratico ed emotivo. Che tipo di Nobel riterresti più adatto da assegnare a questo animale? Pensi che bisognerebbe istituirne uno del tutto nuovo?
“Sicuramente far concorrere a un Nobel una specie differente da quella umana è qualcosa di inusuale e forse persino un po’irreale. Eppure, proporre un candidato scelto dal mondo animale sarebbe un’occasione di riflessione sui benefici che gli altri esseri viventi hanno avuto su di noi. Non saprei come chiamare questo premio Nobel nello specifico, ma sarebbe giusto conferire un premio Nobel alla terra per quello che rappresenta per noi”.
Quale messaggio volevi comunicare con il tuo saggio? Credi che l’ipotesi di conferire un premio Nobel a un animale potrebbe aiutare a migliorare la comprensione dell’importanza delle specie animali che ci circondano?
“Spero che il mio messaggio arrivi a quante più persone possibili e che le spinga a comprendere che nessuno si salva da solo. In un mondo preda del progresso, fatto di valori materiali e virtuali, è importante riportare l’attenzione a quelle che sono le radici del nostro pianeta. Con questo intendo che l’umanità ha bisogno di ogni creatura vivente per vivere una vita prospera e armoniosa. L’uomo domina il pianeta ma deve capire che il suo ruolo non può essere solo quello di predatore. Prima lo capiremo e prima saneremo i danni che abbiamo inferto. La gratitudine per quello che un semplice cavallo ha fatto per la nostra razza, dovrebbe smuovere le nostre coscienze e farci afferrare l’importanza di preservare ogni essere vivente”.
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