Hiv

Hiv: svelati nuovi dettagli molecolari

Una tecnica innovativa chiamata cryoEM ha permesso di esaminare più a fondo l’Hiv, il virus dell’immunodeficienza umana

Uno studio pubblicato su Nature il 18 febbraio ha chiarito la struttura dell’intasoma, un complesso proteico utilizzato dai retrovirus come l’Hiv per trasferire la propria informazione genetica nelle cellule ospiti avviando l’infezione. A guidare la ricerca sono stati Dmitry Lyumkis del Salk Institute for Biological Studies, in California, e Alan N. Engelman dell’Harvard Medical School, nel Massachusetts. «Abbiamo scoperto una struttura del tutto inaspettata», hanno scritto gli autori nel loro articolo.

L’isolamento dell’HIV risale al 1983 e fu compiuto da Robert Gallo negli Stati Uniti, anche se il premio Nobel per la medicina è stato assegnato nel 2008 ai francesi Luc Montagnier e Françoise Barré-Sinoussi per aver capito la relazione tra il virus e l’Aids. In ogni caso dopo trent’anni dall’isolamento dell’HIV non esistono né una cura né un vaccino, questo perché il virus è molto difficile da studiare direttamente. Di conseguenza gli esperimenti che lo riguardano vengono spesso indirizzati su specie virali affini e più facili da analizzare, come il prototype foamy virus (PFV) e il mouse mammary tumor virus (MMTV).

Oggi le ricerche su questi modelli virali sono migliorate grazie alle nuove tecnologie. Infatti, per determinare la struttura dell’intasoma Lyumkis e collaboratori hanno usato una tecnica innovativa chiamata cryo-electron microscopy (cryoEM). Si tratta di un sistema di analisi molto più diretto e vantaggioso della solita cristallografia a raggi x, che richiede di cristallizzare le proteine prima di valutarne la struttura. Grazie alla cryoEM, i ricercatori hanno osservato che l’intasoma del MMTV è composto da otto proteine chiamate integrasi, mentre nel PFV ce ne sono la metà. Ne hanno dedotto che i due tipi di virus inseriscono diversamente il proprio corredo genetico in quello dell’ospite: il PFV preferisce inserirsi dove il DNA è molto ripiegato mentre il MMTV si integra dove il DNA è più disteso.

I dati raccolti sull’intasoma del MMTV sono indicativi perché questo agente virale è uno dei più simili all’Hiv, quindi la scoperta lascia pensare che il virus dell’Aids si inserisca nel DNA delle cellule umane allo stesso modo. La conoscenza dell’intasoma potrebbe essere un’occasione per sviluppare terapie geniche molto precise ed efficienti nell’eliminare alcune mutazioni alla base delle malattie genetiche.

Immagine in evidenza: Pixabay