Il Belgio legalizza l’eutanasia sui minori
Cinquant’anni fa il Nobel per la letteratura Kenzaburō Ōe pubblicava il libro “Un’esperienza personale”, romanzo che racconta la storia di un padre e il suo desiderio di infanticidio nei confronti del figlio.Cinquant’anni dopo, il parlamento belga è pronto a consentire l’eutanasia sui minori
Si chiama Tory Bird il protagonista di “Un’esperienza personale”, libro scritto dal Nobel per la letteratura Kenzaburō Ōe. Nel romanzo, l’autore, sfruttando l’espediente autobiografico (suo figlio è realmente affetto da un lieve grado di ritardo mentale), racconta la storia di un padre incapace di accettare la menomazione del figlio, tanto da spingersi quasi all’infanticidio.
Il romanzo ha compiuto cinquant’anni proprio lo scorso 16 marzo, quando nella Camera belga si approvava definitivamente (dopo essere passata con un alto numero di voti favorevoli anche in Senato) la legge sull’eutanasia ai minori con 86 voti a favore, 44 contrari e 12 astensioni.
Il Belgio è stato il primo paese al mondo a dotarsi di una legge che regolamenta l’eutanasia, entrata in vigore il 1° aprile 2002. La versione emendata della legge del 2002, però, coinvolge anche i minori, e regola l’eutanasia attiva diretta (in cui il decesso è provocato tramite la somministrazione di farmaci) e volontaria (che segue la richiesta esplicita del soggetto oppure mediante il cosiddetto “testamento biologico”), e sarà applicabile sui bambini in tutti quei casi di malattie terminali, sofferenze “costanti e insopportabili”, fisiche e psichiche con una prognosi di morte prossima.
La nuova legge è integrativa alla precedente e si avvale dell’idea che “la capacità di discernimento” sia indipendente dall’età e che con il giusto supporto psicologico anche un bambino possa essere in grado di scegliere se interrompere le proprie sofferenze.
Molte le voci critiche in ambito religioso. «I bambini non sono in grado di giudicare o decidere. Il bambino è sempre stato una categoria protetta, infatti non può prendersi la responsabilità di sottoscrivere contratti. Questa legge accelera il processo di auto-genocidio dell’Europa. E non è un diritto: è la fine del diritto», afferma molto accalorato il cardinale Elio Sgreccia, ex presidente della Pontificia Accademia della Vita, netto oppositore dell’eutanasia, così come Carine Brochier, direttrice dell’Istituto di Bioetica Europeo: «Dietro questa legge ideologica c’è una filosofia materialista che deve essere contrastata.
Anche il Consiglio Europeo ammonisce il Belgio accusandolo di “tradimento nei confronti dei bambini e messa in crisi delle basi della società europea”. Il Belgio è un paese dove le cure palliative e le tecnologie sono di altissimo livello e dove la questione sui minori non era mai stata sollevata dall’opinione pubblica.
Un attento studio sull’eutanasia negli adulti in Belgio, stilato dall’Istituto europeo di bioetica (Ieb), ha dimostrato l’incremento di questa pratica negli ultimi anni: da 235 casi nel 2003 a 1.133 nel 2011, per un totale di 5513. L’organo di controllo, atto alla supervisione e alla verifica dell’eutanasia, ammette di «non essere in grado di accertare se i casi di eutanasia dichiarati corrispondono al numero dei casi reali che si verificano in Belgio». La legge del 2002 specifica che possono accedervi solo quelle persone che abbiano fatto una richiesta scritta perché soffrono di patologie allo stadio terminale che causano un dolore insopportabile e non alleviabile anche psichico. I dati emersi tra il 2002 e il 2003, però, confermano che su 235 casi di eutanasia dichiarati, solo 14 erano stati preceduti da una richiesta scritta, e negli anni 2008 e 2009, quando i casi dichiarati sono saliti a 1536, la Commissione ha deciso che l’insopportabilità del dolore poteva essere «soggettiva e dipendente dalla personalità del paziente, dalle sue idee e dai suoi valori». Per quanto riguarda la possibilità di alleviare il dolore con medicinali, è stato stabilito, inoltre, che «il paziente ha il diritto di rifiutare terapie che diminuiscano il dolore, anche le cure palliative». Col passare degli anni, la Commissione ha deciso che malattie come la demenza ai primi stadi, possono essere incluse nel novero delle patologie che implicano sofferenze insopportabili, come anche le sofferenze psichiche senza nessun legame con una morte prematura. Un caso eclatante è stato quello di Nathan Verhelst, il quale a ottobre del 2013, chiese di morire dopo una lunga serie di operazioni fallite per il cambio di sesso.
È la «grande massa scalciante della sensazione di vergogna» che tormenta il protagonista del libro di Kenzaburō Ōe, e in parte gli impone l’accettazione di quel figlio menomato. Una massa scalciante, quella dell’opinione pubblica europea, invece, ora punta il dito sul Belgio il quale dovrà fare i conti con i movimenti religiosi pro life e con la prassi del suo sistema sanitario.
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