Il Ceo di Sony vuole sviluppare robot in grado di vincere un premio Nobel
Hiroaki Kitano, Ceo di Sony vuole creare una “forma ibrida di scienza che porterà la biologia dei sistemi e altre scienze nella fase successiva”, creando un’intelligenza artificiale in grado di vincere un premio Nobel entro il 2050. Per fare ciò, ha deciso di lanciare il “Nobel Turing Challenge”
Ad oggi, l’Intelligenza Artificiale (Ai) e il Machine Learning (Ml) hanno dato un enorme contributo alla ricerca scientifica. Da poco tempo, infatti, questi strumenti hanno reso l’analisi del genoma più veloce ed economica, permettendo lo sviluppo di nuovi farmaci e nuove terapie, grazie all’identificazione di biomarcatori (indicatori biologici, come sequenze di Dna o proteine, utilizzati per rilevare la presenza di malattie o del loro sviluppo). Ma Hiroaki Kitano, Ceo di Sony, vuole andare ancora oltre: ha infatti annunciato l’intenzione di sviluppare un AI Scientist – una serie di moduli hardware e software che possano interagire tra loro in forma dinamica per svolgere determinate funzioni – in grado di vincere un premio Nobel entro il 2050.
“La caratteristica distintiva di questa sfida è quella di mettere in campo il sistema in un dominio aperto per esplorare scoperte significative piuttosto che riscoprire ciò che già sappiamo o cercare di imitare i processi di pensiero umano speculati”, ha dichiarato Kitano. “La visione è quella di riformulare la scoperta scientifica stessa e di crearne una forma alternativa. Il valore sta nello sviluppo di macchine che possano fare scoperte continuamente e in forma autonoma e con la capacità di generare ipotesi in modo esaustivo e di verificarle in modo efficiente”.
Ai e Ml sono sempre stati utilizzati per eseguire i calcoli e per processare ed elaborare i dati, ma non c’è mai stata una partecipazione attiva e autonoma nelle ricerche scientifiche. Hiroaki Kitano, infatti, vorrebbe ribaltare il ruolo di Ai e Ml creando un’intelligenza capace di eguagliare le più grandi menti scientifiche, facendo scoperte, generando ipotesi e verificarle in modo efficiente. L’obiettivo del Nobel Turing Challenge, pubblicato su Nature, quindi, sarà proprio quello di riuscire a sviluppare sistemi di intelligenza artificiale con queste capacità.
“Comprendere, riformulare e accelerare il processo di scoperta scientifica è fondamentale per risolvere i problemi odierni”, afferma ancora Kitano, aggiungendo che “questa ricerca mira a creare una forma alternativa di scienza che romperà i limiti dell’attuale pratica scientifica in gran parte ostacolata dai limiti cognitivi umani e dai vincoli sociologici. Potrebbe dare origine a una forma di scienza ibrida uomo-intelligenza artificiale che potrebbe trasformare molte aree della scienza e della tecnologia, inclusa la biologia dei sistemi”.
Un altro aspetto, da non sottovalutare, sottolineato dallo scienziato giapponese riguarda l’etica di questa impresa. Una volta che l’Ai avrà raggiunto un certo livello di complessità, e autonomia, diventerà difficile per gli scienziati comprendere queste scoperte 2.0. Alcune delle più grandi scoperte scientifiche della storia sono avvenute a causa di errori sperimentali. Da questo, nascono diverse domande: cosa succederebbe con un esperimento che gli scienziati non riusciranno a capire? Quanto margine di libertà avrebbe l’Ai, fuori dal campo della comprensione umana? Nel caso di una scoperta, a chi dovrebbe essere accreditata? All’Ai che ha generato l’ipotesi e condotto l’esperimento, o allo scienziato che lo ha supervisionato? Insomma, un’impresa che rivoluzionerebbe non solo i processi scientifici ma anche la nostra visione della scienza. Staremo a vedere.
Immagine di copertina: pexels.com
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