Se l’immunoterapia non funziona è colpa dell’autoanticorpo
Pubblicati sul Lancet i risultati del Dipartimento di Medicina Sperimentale di Sapienza Università di Roma, che ha individuato un autoanticorpo a cui è dovuta la resistenza ai trattamenti immunoterapici nei pazienti affetti da cancro del polmone
Precisa, personalizzata, predittiva e preventiva; queste sono le caratteristiche della medicina del futuro. Ad oggi la scienza sta facendo grandi passi avanti per rispondere a questi requisiti; i ricercatori del Dipartimento di Medicina Sperimentale di Sapienza di Roma hanno infatti individuato un autoanticorpo responsabile della resistenza ai trattamenti immunoterapici nei pazienti con cancro del polmone. Lo studio che descrive la scoperta è stato pubblicato sul Lancet. Ma facciamo un passo indietro: che cosa sono gli autoanticorpi? Il sistema immunitario è normalmente in grado di distinguere tra gli elementi estranei, detti non-self, e quelli propri dell’organismo, i cosiddetti self; la risposta immunitaria viene messa in moto solo quando si entra in contatto con elementi non-self. Se questo sistema non funziona correttamente, può produrre degli anticorpi diretti contro le cellule e i tessuti dell’organismo, i cosiddetti autoanticorpi.
Che cosa succede se il sistema immunitario che produce autoanticorpi viene utilizzato per sconfiggere il cancro? Si innesca un meccanismo di resistenza all’immunoterapia e il risultato della terapia è compromesso. La scopo dell’immunoterapia è quello di “istruire” il sistema immunitario in modo tale da riconoscere e distruggere specifici bersagli, e il suo successo dipende dall’idoneità del sistema immunitario dei pazienti.
I ricercatori oggi sono in grado di spiegarci dettagliatamente cosa succede. Maria Nuti, del Dipartimento di Medicina Sperimentale di Sapienza, Paolo Marchetti, dell’Unità B di Oncologia, e Guido Valesini, del Centro di Reumatologia del Policlinico Umberto I, hanno studiato il ruolo chiave di un autoanticorpo, l’IgM-FR, ovvero il fattore reumatoide di classe IgM. I fattori reumatoidi (FR) sono autoanticorpi che si legano alle regioni costanti (Fc) delle IgG e si presentano principalmente come anticorpi IgM, sono stati scoperti per la prima volta nei pazienti affetti da artrite reumatoide e l’Ig-FR ha un ruolo importante nella diagnosi e prognosi di questa malattia.
Gli anticorpi o immunoglobuline sono molecole impegnate nella risposta immunitaria. Sono dotate di una comune struttura molecolare che conferisce loro la classica forma a “Y”, costituita da due catene peptidiche pesanti e due catene leggere. In ogni immunoglobulina si riconosce una regione definita Fab2 in grado di legare gli elementi estranei e un frammento Fc che interagisce con specifici recettori presenti sulla superficie delle cellule immunitarie. Esistono cinque tipi di immunoglobuline; i principali sono appunto IgM e IgG. Le IgG rappresentano il 70-80% delle immunoglobuline totali. Si trovano in tutti i fluidi corporei, sono responsabili della protezione a lungo termine contro gli elementi estranei. Le IgM costituiscono circa il 5% delle immunoglobuline e sono coinvolte nella prima risposta immunitaria a una nuova infezione.
La presenza di questo autoanticorpo provoca nei pazienti affetti da cancro del polmone una riduzione dei linfociti T antitumorali CD 137+.Grazie all’immunoterapia è possibile trattare pazienti con cancro del polmone non a piccole cellule avanzato e metastatico, ma molti di loro non rispondono al trattamento. Perché? Proprio a causa della riduzione dei linfocitiT CD 137+ che rappresentano una popolazione di cellule T attivate contro le cellule tumorali.
In seguito è stato dimostrato che i pazienti con cancro del polmone NSCLC positivi per IgM-FR la malattia progredisce molto più velocemente dopo l’immunoterapia, e che questo rappresenta un fattore predittivo di progressione precoce.
Immagini: Wikimedia commons
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