Imparare da HIV per sconfiggere ebola: lo dicono due Nobel
Due premi Nobel per la medicina suggeriscono di usare il sangue dei sopravvissuti per lo sviluppo di cure contro ebola
Curare ebola con gli anticorpi dei sopravvissuti. Questa è la proposta di un gruppo di scienziati capitanati dai Nobel per la medicina David Baltimore e James Watson per bloccare rapidamente il diffondersi dell’epidemia.
L’idea non è nuova: questa tecnica è stata usata fin dal 1800 per trattare diverse malattie infettive. La novità sta in un approccio che vuole contrastare la velocità di mutazione del virus ebola con un trattamento “ad ampio spettro”. Sullo stesso principio si basano i cocktail multi-farmaci (HAART) per inibire la crescita di HIV, il virus dell’AIDS, che muta molto rapidamente come ebola.
Già nel 1995, durante l’epidemia di ebola di Kikwit in Congo, otto pazienti ricevettero trasfusioni di sangue da convalescenti. Si salvarono in sette, mentre il tasso di mortalità di quell’epidemia era dell’80%. Di recente poi, quattro malati statunitensi sono guariti dopo aver ricevuto trasfusioni da un paziente immune.
Forti di questi fatti, i due Nobel suggeriscono di usare le biotecnologie per produrre migliaia di tipi diversi di anticorpi a partire da quelli presenti nel sangue dei sopravvissuti. Quindi combinare questi anticorpi in un unico trattamento che possa far fronte alle diverse forme del virus.
Alcuni però dubitano dell’efficacia di questo metodo. «Studi di laboratorio mostrano che certi anticorpi in grado di neutralizzare ebola in provetta, non funzionano in vivo» afferma il virologo Thomas Geisbert impegnato sul fronte della ricerca di vaccini anti-ebola. Geisebert diffida anche della rapidità di questa soluzione vista la necessità di sperimentare ogni cocktail di anticorpi sia in cavie sia in volontari.
Secondo il genetista Michael Wigler, che ha scritto la proposta e raccolto le firme, vale la pena tentare dato che «con meno di un milione di dollari si potrebbe ottenere la sequenza genetica degli anticorpi di persone guarite. Avremmo così a disposizione un armamentario di migliaia di anticorpi». Il vero punto di forza di una cura che vuole sconfiggere ebola prevendone le mutazioni.
Credits immagine di copertina: NIAID. Con licenza CC BY-SA 2.0 tramite Wikimedia Commons.
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