L’impresa di Gerald Edelman, dagli anticorpi alla coscienza
Non solo la formazione degli anticorpi, ma anche quella dei neuroni può essere spiegata dal principio di selezione di Darwin. Così lo scienziato americano Gerald Edelman, partendo dalle sue scoperte nel campo del sistema immunitario, elabora una teoria globale della coscienza
Gerald Edelman è un biologo statunitense che dopo avere vinto il premio Nobel per i suoi studi in campo immunologico decide di dedicare la sua vita a studiare i meccanismi alla base dello sviluppo e del funzionamento del cervello cercando di risolvere l’enigma della coscienza. Uno dei temi di maggiore interesse filosofico.
Nato nel 1929 a New York, consegue nel 1960 il dottorato in biochimica e immunologia alla Rockefeller University. Vince il premio Nobel per la medicina e la fisiologia nel 1972 insieme a Rodney Porter per i suoi studi sul sistema immunitario, il nostro presidio di difesa contro le minacce esterne. La struttura chimica degli anticorpi non è più un mistero grazie a questi studi. E non è il solo ad essere svelato. Dopo la vittoria del premio Nobel intensifica la sua attività di ricerca, dirigendosi verso l’esplorazione di un nuovo campo: la neurologia. L’obiettivo ambizioso che si propone è trovare una soluzione al problema difficile (e speciale) della coscienza che da secoli fa arrovellare filosofi e scienziati.
Il passaggio dall’immunologia alle neuroscienze non è accidentale. Ai tempi in cui Edelman si dedica all’immunologia, i meccanismi di produzione e differenziazione anticorpale erano ancora dibattuti. Come fa l’organismo a produrre degli anticorpi contro invasori virali o batterici mai incontrati prima? Edelman riuscì a dimostrare la validità dell’ipotesi selezionista, scansando definitivamente via la vecchia concezione istruttiva. Non è l’antigene a istruire l’anticorpo. Ma prima che siano noti i “volti” degli invasori, gli anticorpi pullulano già il nostro organismo, ognuno con la propria specificità. L’agente invasore non fa altro che selezionare quei pochi che sono in grado di riconoscerlo, stimolandolo a riprodursi con maggiore frequenza.
Questa scoperta è significativa perché rivela che i principi darwiniani di selezione e adattamento essere applicati non solo alla competizione tra individui, ma anche a una popolazione di cellule. L’ipotesi selettiva già collaudata con successo in campo immunitario viene estesa allo sviluppo del cervello e delle funzioni mentali. Nasce così la Teoria della Selezione dei Gruppi Neuronali (o darwinismo neuronale) che Edelman ritiene fondamentale per giungere all’elaborazione di una teoria globale della coscienza.
Una spiegazione capace di dare un resoconto complessivo delle funzioni cerebrali, superando sia le prospettive localizioniste (che riducono le funzioni della mente alle attività neurali) che quelle olistiche. Seguendo questa teoria, cervello e mente sono emersi gradualmente come prodotto della selezione naturale che si attua non solo nel corso dello sviluppo di una data specie, ma anche a livello delle variazioni che ogni individuo affronta sin dalla nascita. Nasciamo con una sovrabbondanza di neuroni che subiscono precocemente una potatura. A seconda del grado di effettivo utilizzo, alcuni neuroni muoiono, altri invece sopravvivono o si rafforzano.
Questa indagine è portata avanti nel libro Un universo di coscienza che Edelman scrive insieme al neuroscienziato italiano Giulio Tononi. Qui, partendo da una distinzione tra “coscienza primaria“ e “coscienza di ordine superiore” cerca di spiegare il complesso gioco di processi neuronali da cui emerge la coscienza. Un processo essenzialmente radicato nel corpo, che “fa perciò parte della natura”.
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