IN CURA, NON IN GUERRA

IN CURA, NON IN GUERRA

di Ludovica Pallotta

Questo saggio partecipa al concorso Hansel e Greta. La selezione coinvolgera’ una giuria di esperti e una popolare. Per votare cliccare su questo link, selezionare il tema desiderato e cliccare sul pulsante “vota” in fondo alla pagina.

A Gennaio 2021, in piena pandemia Covid-19, il Corpo sanitario italiano è stato candidato al premio Nobel per la Pace da Lisa Clark, co-presidente dell’International Peace Bureau e rappresentante della Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari, organizzazioni che hanno ricevuto il Nobel per la Pace nel 1910 e nel 2017.

Tale candidatura rappresenta la riscoperta del ruolo individuale e sociale del personale medico sanitario italiano, che prima degli altri colleghi occidentali è stato travolto emotivamente e professionalmente dalla pandemia della Covid-19: la (sua) totale abnegazione mostrata nel prendersi cura dei malati ha commosso a tal punto da far emergere in tutti noi una umanità a volte dimenticata.

Questa la scoperta del secolo che merita il Nobel per la Pace.

“Tregua il mal non aveva: giacevano, esausti di forze, senza moto, gl’infermi. Volgevano questi, ansiosi, occhi sbarrati, accesi dal morbo, ma chiusi per sonno, a domandare aiuto; ma, trepida e ignara, taceva l‘arte dei farmachi. Ed altri indizi apparivano allora della morte imminente: sconvolta la mente, gravata d’incubi e di tristezza […]”.

(Tito Lucrezio Caro, De rerum natura libro VI vv. 1178-1183, la peste di Atene del 430 a.C.).

Ieri come oggi.

Medici sul fronte?

In realtà l’operato dei professionisti della cura non sottintende la necessità di sacrificarsi anche a costo della propria sicurezza in nome di una scelta coraggiosa, ma rispetta semplicemente la loro etica professionale.

“Ma bisogna pure che ve lo dica: non si tratta affatto di eroismo. Si tratta di onestà. È un’idea che può sembrare ridicola, ma l’unico modo di lottare contro la peste è l’onestà.

[…]

-Non saprei darne una definizione generale. Ma nel mio caso credo che consista nel fare il proprio mestiere “.

(Albert Camus, “La peste”)

Eroi in guerra?

La metafora più adatta da utilizzare riguardo alla pandemia della Covid-19 è quella della cura. Diversamente dalla guerra, comprende pazienza, empatia e perseveranza, e rappresenta una prova di umanità, che spinge ricercatori e medici di tutto il mondo ad unirsi, condividendo le proprie conoscenze e sostenendosi a vicenda.

Tutta la comunità scientifica si è adoperata nell’agevolare il lavoro del personale medico sanitario. Le innovazioni tecnologiche, in particolare gli algoritmi, come una bussola hanno guidato e guidano tuttora i medici durante la navigazione nelle varie ondate del virus e sono state utilizzate per valutare l’efficacia della costruzione di unità di isolamento per i malati, per la formazione di addetti alla sepoltura in sicurezza e per l’uso del vaccino.

“L’utopia del più forte che aiuta il più debole non è stata più un’utopia, è diventata realtà”.

(Lisa Clark)

Dal punto di vista umano e sociale i medici hanno affrontato e sostenuto ansie e paure, proprie e altrui: si sono isolati socialmente, e, quando non hanno pagato con la vita, hanno rinunciato a qualsiasi contatto affettivo con i propri cari più di qualsiasi altra persona.

Essere un vero medico non vuol dire solamente saper fare il proprio mestiere ma soprattutto saperlo fare con quel coraggio, che si identifica con l’onestà morale, consapevoli di rischiare anche la propria vita in situazioni di emergenza e di non riuscire a salvare sempre quella dei pazienti.

Fonti:

https://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/cronaca/21_marzo_17/covid-lisaclark- ho-candidato-l-italia-nobel-corpo-sanitario-merita-b4c90d72-875b-11eb-bc8d- 13b96a2749f5.shtml

https://www.repubblica.it/esteri/2021/03/02/news/nobel_pace_diritti_umani_record_candidature-289958993/

-https://pharmaddicted.wordpress.com/2020/12/02/pandemia-o-sindemia/

– https://www.ordinemedicilatina.it/oslo-ora-e-ufficiale-il-personale-sanitario-italiano

-Tito Lucrezio Caro “De Rerum Natura” (I secolo a.C.)

-Albert Camus “La peste” (1947)

-“L’algoritmo e l’oracolo. Come la scienza predice il futuro” Alessandro Vespignani con Rosita Rijtano, il Saggiatore editore (2019)

-“Emozioni virali. Voci dei medici dalla pandemia” a cura di Luisa Sodano, il Pensiero Scientifico editore (2020)