Jeffrey C. Hall, il Nobel che ha lasciato la scienza
Jeffrey Hall, uno dei “padri” dell’orologio biologico, Nobel per la medicina nel 2017, si è ritirato dalla scienza lamentando una troppo diffusa corruzione istituzionale
Talvolta la passione non basta. È il caso del genetista Jeffrey C. Hall, eccentrico uomo di scienza specializzato in neurobiologia e in particolare nello studio del comportamento dei moscerini (per lui “organismi complessi, sofisticati e interessanti”), che, dopo essersi messo in tasca un premio Nobel per la medicina, arrivò a scontrarsi con il malcostume del mondo accademico al punto da allontanarsene.
Originario di Brooklyn, NY, Jeffrey C. Hall cresce nei sobborghi di Washington D.C., prima di trasferirsi in Massachusetts per intraprendere gli studi in medicina. A metà del suo percorso di laurea si appassiona alla biologia e inizia a lavorare con Philip Ives, genetista e studioso delle Drosophilae, i comuni moscerini della frutta. Ives esorta i suoi studenti ad “amare gli organismi” e Hall, seguendo il consiglio di quello che sarà il suo primo mentore, si appassiona alle Drosophilae, arrivando effettivamente a descriverle come “estremamente attraenti“. Successivamente prosegue i suoi studi all’Università del Washington, a Seattle: è qui che inizia la sua carriera di ricercatore. Protagonista dei suoi lavori, l’immancabile moscerino.
Il 1974 è per Hall un anno cruciale. Ottiene un incarico alla Brandeis University, dove si distingue per il suo stile eccentrico e inizia a interessarsi alle implicazioni neurogenetiche nel corteggiamento della Drosophila. In particolare, si concentra sul “canto di corteggiamento“, emesso dall’insetto tramite un rapido movimento delle ali. Questo interesse avvicina al suo laboratorio un altro giovane ricercatore, Bambos Kyriacou, che nota una ritmicità nell’esecuzione del canto, secondo un periodo di circa un minuto. Di fronte a questa novità, Hall ha l’intuizione di indagare se alcuni moscerini mutanti, che mostravano irregolarità nel ritmo circadiano, presentassero un’alterazione anche nella ritmicità dell’esecuzione del corteggiamento. Con grande sorpresa, questa intuizione si rivelò corretta. Si aprì così per Hall un interessante scenario di ricerca, che inizialmente non trovò l’approvazione dei sui colleghi. Questi ultimi preferivano studiare i ritmi circadiani osservando direttamente la varietà di organismi, mentre Hall decise di adottare un approccio genetico. In collaborazione con il suo collega e amico Michael Roshbash, con il quale oltre agli interessi accademici condivideva passioni come “lo sport, il rock and roll, meravigliose sostanze e altre cose” (come ha dichiarato in un’intervista rilasciata nel 2017 al portale del Premio Nobel), nel 1984 arrivò a isolare il gene coinvolto. Successivamente, in modo indipendente rispetto al lavoro portato avanti da Michael W. Young, Hall e Roshbash scoprirono che una proteina, la cosiddetta “Per“, codificata dal gene “period” individuato, si accumulava di notte e veniva degradata di giorno, oscillando in sincronia con il ritmo circadiano. Hall ricondusse queste oscillazioni a un sistema di autoregolazione, secondo il quale la stessa proteina bloccava l’attività genetica che determinava la propria sintesi. Questa scoperta chiariva il fulcro del funzionamento dell’orologio biologico. Nel 2017, quando Hall vince il premio Nobel per tali scoperte insieme a Michael W. Young e a Michael Roshbash, sono quasi dieci anni che ha lasciato il mondo scientifico.
L’allontanamento dal mondo accademico è spiegato in un’intervista rilasciata nel 2008 alla rivista Current Biology. Hall sollevava delle questioni su come le istituzioni assegnano i fondi per la ricerca. Sostiene che alcuni ricercatori, considerati delle “star”, ricevono un massiccio supporto economico per le loro ricerche, assorbendo così gran parte dei fondi a disposizione. Questi ricercatori più in vista hanno quindi la possibilità di assumere molto personale, il quale però non viene adeguatamente seguito, arrivando a produrre risultati di bassa qualità. Altro aspetto sul quale il genetista discute è il sistema di finanziamento della ricerca. Molti dei progetti che vengono avviati infatti, in un secondo momento non riescono più a essere supportati e vengono interrotti. Inoltre, Hall, in base alle sue esperienze, afferma che “ciò che tiene in vita la ricerca biologica coinvolge situazioni che sono ormai sprofondate nella corruzione”. Infine, nell’intervista dichiara di essere a corto di fondi per le sue ricerche, ma ammette “di aver avuto il suo dal governo nel corso di molti anni” ed essendo ormai al tramonto della propria carriera, le sue preoccupazioni sono soprattutto rivolte alle nuove generazioni di biologi.
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