Ramsay

La curiosità irrefrenabile di uno scienziato umanista: William Ramsay

Nobel per la chimica nel 1904, appassionato di scienza, lingue, musica e poesia, Ramsay fece della curiosità la sua ragione di vita e scoprì nelle relazioni umane la chiave della scoperta scientifica

Alla fine della Seconda rivoluzione industriale, nella ridente Scozia di fine XIX secolo, un uomo elegante con un desiderio infinito di capire il mondo osservava le eruzioni intermittenti di un geyser con un bicchiere di vetro in mano, pronto a catturare il gas emesso. Era il chimico William Ramsay che, in una breve biografia, il collega e amico William Tilden descrisse come «un uomo pieno di quella curiosità divina che muove il progresso in avanti». E davvero si può dire che visse la sua vita con gli occhi grandi di un bambino, sempre mosso dalla necessità di capire le regole che governano il mondo.

Nato a Glasgow nel 1852, fu l’unico figlio di un’abbiente famiglia di fede calvinista, dove l’interesse per la scienza era già radicato: il padre era ingegnere civile, la madre figlia di medici e lo zio paterno un famoso geologo. Ma se il piccolo William iniziò ad appassionarsi di scienza all’età di otto anni, fu soprattutto a causa di una frattura a una gamba che si era procurato giocando a calcio e che lo costrinse all’immobilità, come lui stesso raccontò nella biografia di Tilden: «Durante la mia convalescenza, ho letto i libri di chimica di Graham. Lo confesso: volevo sapere come costruire i fuochi d’artificio. Ricordo che mio padre mi diede delle piccole quantità di clorato di potassio, fosforo, acido solforico, alcuni piccoli fiaschi, bicchieri e una lampada a spirito e con queste cose mi sono divertito per lungo tempo».

La sua infanzia e la sua adolescenza furono segnate dall’interesse per la chimica, ma non disdegnò mai le materie umanistiche e le lingue straniere: imparò da solo il francese e il tedesco, leggendo il foglietto della messa domenicale, che riportava il Nuovo Testamento in lingue diverse.

William Ramsey nel suo laboratorio Credits: http://www.bilimgenc.tubitak.gov.tr

William Ramsey nel suo laboratorio
Credits: http://www.bilimgenc.tubitak.gov.tr

All’età di trentacinque anni Ramsay era già docente presso la cattedra di chimica pura e di chimica applicata dell’Università di Londra, con un doppio incarico, inusuale per l’epoca. la curiosità lo animava nelle sue scelte e la sua nobiltà d’animo lo rendeva un ottimo amico con cui dialogare di tutto, dalla scienza alla letteratura. Inoltre, la semplicità con cui si relazionava con i colleghi e la conoscenza di ben sette diverse lingue europee, tra cui l’italiano e il tedesco, gli permisero di crearsi una vasta rete di amicizie con importanti esponenti della ricerca scientifica, tra cui Jacobus Henricus van’t Hoff in Olanda, Svante August Arrhenius in Svezia, Hermann Emil Fischer in Germania, tutti premi Nobel per la chimica dei primi del Novecento.
Brillò per la sua intelligenza e il suo spirito generoso, che gli valsero l’elezione di membro della Royal Society. Da quel momento divenne Sir Ramsay acquisendo il titolo di baronetto, onorificenza assegnata dalla corona britannica. Egli fece di questo titolo un’opportunità per visitare nuovi posti, migliorare le sue conoscenze umanistiche e scientifiche e coltivare le amicizie, sempre con umiltà e voglia di imparare, del tutto privo di superbia o arroganza. In compagnia dell’adorata moglie, Margareth Buchanan, viaggiò molto tra Canada, Stati Uniti, India, Finlandia e Turchia, mosso da un interesse per i costumi e la cultura dei luoghi. La sua curiosità era inarrestabile in ogni campo e affiancò alla passione per la scienza anche quella per la poesia e per la musica, tanto che il Nobel per la letteratura Rudyard Kipling, volle scrivere un testo per accompagnare una marcia musicale che Sir Ramsay aveva composto.

Lettera che Rudyard Kipling scrisse a William Ramsey per congratularsi del suo componimento musicale

Lettera che Rudyard Kipling scrisse a William Ramsey per congratularsi del suo componimento musicale Credits: soci.org

Ed è una storia di curiosità e amicizia anche quella che lo condusse al Nobel per la chimica del 1904. Era infatti il mese di Settembre del 1892 quando Ramsey rispose a una lettera del fisico John William Strutt Rayleight, pubblicata sulla rivista «Nature». Lo scienziato britannico aveva espresso perplessità sul fatto che l’azoto atmosferico fosse di densità maggiore dell’azoto derivato da fonti chimiche e si chiese se qualche chimico volesse approfondire la questione. La differenza di densità era minima, ma sufficiente a suscitare l’entusiasmo di Ramsay, che accettò la sfida e tentò di attaccare la questione sperimentalmente.
Ciò che seguì fu una collaborazione di successo tra due brillanti scienziati, che abbatterono le barriere tra chimica e fisica.
Ramsay impostò il lavoro in modo meticoloso e riuscì a isolare una quantità sufficiente di azoto atmosferico da ogni costituente noto presente nell’aria. Ma andò anche oltre; dopo una serie di accurati esperimenti, l’esame dello spettro del gas rivelò la presenza di bande nuove e colorate non appartenenti a quelle di alcun gas fino a quel momento conosciuto. Perciò scrisse al collega e amico fisico: «Abbiamo scoperto un nuovo elemento!».

La loro collaborazione portò anche alla scoperta del primo gas nobile, l’argon, e di un intero gruppo di elementi: argon, elio, neon, krypton e xenon.
Questa nuova classe ha permesso di approfondire la conoscenza delle reazioni chimiche e il modo in cui gli elementi interagiscono tra loro per formare le molecole. Ma soprattutto i gas nobili aprono le frontiere della scienza moderna: l’elio è stato infatti usato dagli scienziati del Cern per ricreare le condizioni del Big Bang.

Ramsay e Rayleight consolidano la loro amicizia al di fuori del laboratorio di ricerca Credits: http://www.ssplprints.com

Ramsay e Rayleight consolidano la loro amicizia
Credits: http://www.ssplprints.com

Sir Ramsay diede il suo contributo alla scienza anche attraverso l’insegnamento e riuscì a trasmettere il senso della curiosità ai suoi studenti, formando ben tre futuri premi Nobel.

Morì di tumore al naso nel luglio del 1916, all’età di 63 anni, ma ciò che ha lasciato è un insegnamento importante, ovvero che la ricerca scientifica nasce dalla curiosità, ma richiede la condivisione con i colleghi e non esclude la possibilità di coltivare altre passioni, sempre con l’entusiasmo di chi osserva il mondo con gli occhi dei fanciulli.

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