La fabbrica naturale dei farmaci
Un progetto internazionale vuole promuovere la ricerca di principi naturali da utilizzare in campo medico e farmacologico
Un team di scienziati arabo-tedeschi guidato dall’Università di Bielefeld ha iniziato a studiare dei principi attivi estratti da attinomiceti estremofili cioè batteri che, come suggerisce il nome, vivono in ambienti estremi. Il Dna di questi organismi potrebbe svelare agli scienziati il segreto di un’esistenza in ambienti come gli abissi marini, caratterizzati da una forte pressione dell’acqua e dalla totale mancanza di luce, o come le sorgenti termali, con temperature che raggiungono i 400°C. Lo studio delle caratteristiche del Dna di questi organismi potrà suggerire attraverso quali sequenze si manifesta la diversità genetica rispetto agli altri organismi che proliferano in ambienti meno difficili. Dalle informazioni genetiche così ottenute si potrà forse arrivare alle applicazioni in ambito biotecnologico e ottenere nuovi farmaci.
Attraverso il metabolismo, questi batteri attinomiceti estremofili producono selettivamente sostanze complesse e biologicamente attive, dagli zuccheri agli amminoacidi. “Tali molecole sarebbero estremamente difficili da ottenere per biosintesi in laboratorio”, ha dichiarato in un comunicato stampa Norbert Sewald, chimico organico coordinatore del progetto. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità circa l’80% della popolazione mondiale utilizza farmaci che devono la loro origine a piante medicinali. La selezione di piante, batteri e funghi dai quali estrarre principi attivi per i farmaci è un settore della ricerca di grande interesse ed è allo stesso tempo un’esplorazione della biodiversità, da qui il termine bioprospezione.
L’idea non è una novità, infatti la ricerca di piante, batteri e funghi usati come “biofabbrica” di nuove molecole per curare malattie comincia da molto lontano. L’individuazione del primo principio attivo di origine vegetale risale a circa due secoli fa, a opera del farmacista tedesco Friedrich Sertuner, che isolò la morfina dal Papaver somniferum. L’antibiotico penicillina, prodotto dal fungo Penicillium chrysogenum, per il quale il biologo Alexander Fleming fu premiato con il Nobel per la fisiologia e la medicina nel 1945, è tra i farmaci più prescritti al mondo. L’anno scorso la scienziata Youyou Tu ha ottenuto il Premio Nobel condiviso per la fisiologia e la medicina per le sue ricerche sulla artemisinina, il cui principio attivo è estratto dalla pianta Artemisia annua e usato come farmaco nella lotta alla malaria. L’artemisinina è stata preceduta dall’utilizzo della corteccia di Cinchona officinalis, albero che cresce sui pendii delle Ande, in Perù, dal quale nel 1820 fu isolato il chinino, un alcaloide che per secoli è stato l’unico farmaco antimalarico.
Il team internazionale guidato dal professor Norbert Sewald sta tentando di isolare molecole citotossiche, cioè in grado di uccidere le cellule tumorali, da diversi ceppi di batteri attinomiceti che, fino a oggi, sono stati usati per produrre antibiotici. Il progetto, finanziato dal Ministero degli Esteri tedesco, ha inoltre l’obiettivo di supportare il mondo accademico arabo attraverso la collaborazione tra università straniere e programmi di master internazionali.
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