la stessa sostanza
i legami tra cinema e psiche
di Angelica Mosconi, Stella Françoise Iacovelli e Martina Benedetti
In Al cinema con lo psicoanalista, Vittorio Lingiardi non recensisce, ma guarda i film con i lettori, esplorando come le storie possano trasformare le menti. La raccolta, che include analisi di opere recenti e di classici del cinema, si propone come uno strumento prezioso di educazione e sensibilizzazione
Un lungo piano sequenza sul viso di un uomo che guida con le luci dell’alba e una colonna sonora potente. Ed ecco che di colpo lo spettatore si immerge in una dimensione parallela, in cui si sintonizza con il mondo dell’altro, il protagonista. È la magia del cinema, ovvero, come ha raccontato durante una conferenza sul tema One Health Vittorio Lingiardi, psicoanalista e Professore Ordinario di Psicologia Dinamica alla Sapienza Università di Roma, “il legame affascinante tra cinema e psiche”. La connessione tra cinema e psicanalisi è infatti un terreno ben noto a Lingiardi, che studia e scrive quotidianamente di film, serie tv e documentari – e del loro rapporto con l’inconscio dello spettatore – nella rubrica Psycho sul Venerdì di Repubblica. Sul tema Lingiardi ha anche pubblicato un libro, Al cinema con lo psicanalista, edito da Raffaello Cortina Editore, dedicato al punto di vista di uno spettatore che si lascia analizzare. “C’è un’analogia tra il lavoro dello psicoanalista, il cui compito è ascoltare storie, e lo spettatore – scrive Lingiardi nell’introduzione – “una mente che incontra una storia non è più la stessa, ma anche viceversa”. Cinema e vita dello spettatore, dunque, si incontrano e si intrecciano inesorabilmente, confondendosi tra memoria ed emozioni.
“La connessione tra cinema e psicanalisi è infatti un terreno ben noto a Lingiardi, che studia e scrive quotidianamente di film, serie e documentari – e del loro rapporto con l’inconscio dello spettatore – nella rubrica Psycho sul Venerdì di Repubblica”
Il cinema ha infatti la capacità straordinaria di allenare l’immedesimazione, di coinvolgere emotivamente e smuovere le coscienze. Assomiglia a un percorso psicoterapeutico che, attraverso la finzione, induce lo spettatore a porsi delle domande, a mettersi nei panni degli altri partecipando alle loro storie e, spesso, a riconoscersi nei protagonisti. “Il principio è lo stesso per il quale ai bambini piace farsi raccontare le storie prima di dormire”, scrive l’autore. Il meccanismo alla base del processo di riconoscimento e immedesimazione è l’empatia, che deriva dal greco en-pathos, che significa “sentire dentro”, ovvero la capacità di mettere in risonanza le emozioni altrui con le proprie. Calarsi nei panni di personaggi, seppur immaginari, con esperienze complesse o lontane dalle proprie, aiuta a comprendere vissuti diversi. In questo senso, il cinema ha effetti benefici sulla psiche poiché alimenta la connessione umana, abbattendo le barriere dell’isolamento. Tematiche riguardanti contesti apparentemente lontani, sia geograficamente che per tessuto sociale, vengono portate all’attenzione di un pubblico e condivise più facilmente. Ma gli orizzonti che il cinema apre non si limitano alla psiche dello spettatore; si estendono anche al mondo circostante, includendo gli animali, la natura e il pianeta intero.
“Il meccanismo alla base del processo di riconoscimento e immedesimazione è l’empatia, che deriva dal greco en-pathos, che significa “sentire dentro”, ovvero la capacità di mettere in risonanza le emozioni altrui con le proprie”
La capacità di empatizzare con altre forme di vita e comprendere le interconnessioni tra la salute umana, animale e ambientale è fondamentale per l’approccio One Health. Un atteggiamento mosso dall’immedesimazione può motivare le persone a prendersi cura dell’ambiente sostenendo politiche sanitarie integrate. In tal senso, il cinema diviene anche uno strumento prezioso di educazione e sensibilizzazione.
Un esempio è Perfect Days, l’ultima opera cinematografica di Wim Wenders. Il film percorre alcune giornate scandite dai rituali e dalla routine metodica di Hirayama, un misterioso addetto alle pulizie dei bagni pubblici di Tokyo. I principali successi rock degli anni ’70 tra cui, appunto, “Perfect Day” di Lou Reed fanno da colonna sonora alla vita ordinaria del protagonista. Una vita caratterizzata dalla delicata attenzione verso la comunità e l’ambiente, in cui ogni gesto e ogni momento contano. Immortalando il komorebi, il fenomeno di luci e ombre che si crea tra i raggi del sole e le foglie degli alberi, Wenders mette in scena una danza poetica tra natura e psiche, in cui le emozioni di Hirayama si mescolano e si mimetizzano con le atmosfere circostanti. Luci e ombre, storie e immagini: come rivela Lingiardi, cinema e psicanalisi sono fatti della stessa sostanza.
Fonti:
Vittorio Lingiardi, Al cinema con lo psicoanalista, Raffaello Cortina Editore, Milano 2024.
Paolo Nichelli, Il cervello e la mente, il Mulino, Bologna 2020.
Angelica Mosconi, Stella Françoise Iacovelli e Martina Benedetti sono studentesse del Master La Scienza nella Pratica Giornalistica, Sapienza Università di Roma (https://web.uniroma1.it/mastersgp/)
Vittorio Lingiardi è Professore Ordinario di Psicologia Dinamica presso il Dipartimento di Psicologia Dinamica, Clinica e Salute della Facoltà di Medicina e Psicologia della Sapienza Università di Roma e Senior Research Fellow della Scuola Superiore di Studi Avanzati Sapienza (SSAS). Collabora con il Venerdì di Repubblica, la Repubblica e l’inserto culturale “Domenica” del Sole 24 Ore.
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