L’appello dei Nobel: vittime, e non nemici
Due premi Nobel, tra cui il recentemente scomparso Günter Grass, chiedono all’Europa maggiori diritti per i rifugiati
Mai più quelle morti. È l’appello lanciato da più di mille scrittori che, guidati da due premi Nobel per la letteratura, chiedono all’Europa maggiore protezione per i rifugiati. Si riferiscono alle centinaia di profughi che tentano di raggiungere le coste europee e rimangono vittime di naufragi.
«Le persone che cercano di raggiungere l’Europa per fuggire da guerre, persecuzioni politiche e fame, invece di trovare protezione vengono considerate criminali» si legge nella lettera consegnata il 14 aprile scorso al presidente del parlamento europeo Martin Shultz. Lettera che giunge postuma per uno dei Nobel firmatari, Günter Grass, mancato il giorno prima all’età di ottantasette anni.
«I rifugiati spesso affrontano difficoltà inaccettabili, alla ricerca di una vita dignitosa. Dobbiamo dimostrare di meritare queste persone» ha dichiarato l’altro Nobel firmatario, Elfriede Jelinek, premiata nel 2004.
«La morte di oltre 300 profughi, due anni fa, davanti alle coste di Lampedusa non ha avuto impatto sulle politiche dei rifugiati» denunciano gli scrittori, che chiedono leggi comuni per il diritto d’asilo «ispirate non da interessi nazionali, ma dallo spirito di solidarietà e senso di responsabilità». La lettera poi prosegue: «la morte dei rifugiati non deve essere legittimata o tollerata in nome della difesa dei confini nazionali. La priorità dovrebbe essere piuttosto la salvaguardia della vita umana».
E proprio per evitare inutili morti, l’aiuto dell’Europa dovrebbe raggiungere queste persone già nei loro paesi d’origine, prima quindi che affrontino i pericoli di un viaggio tanto disperato. Come? Creando vie di fuga immediate per chi si trova in serio pericolo, tramite un diretto contatto con le ambasciate europee situate nei loro paesi di origine.
Questo appello diventa ancora più urgente dopo che l’ennesimo naufragio, avvenuto a soli pochi giorni dall’arrivo della lettera a Bruxelles, ha sfiorato le 1000 vittime. Un numero che triplica le dimensioni della tragedia del 2013.
«Quante orecchie deve avere un uomo, prima che possa ascoltare la gente piangere? E quante morti ci vorranno perché egli sappia che troppe persone sono morte?». Lo cantava Bob Dylan oltre cinquant’anni fa. Ci auguriamo che la risposta non debba ancora volare a lungo nel vento.
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