L’appello di Esther Duflo, Nobel per l’economia: “Vaccini anti-Covid per tutti”
Il Premio Nobel per l’economia Esther Duflo ha lanciato un appello per estendere ai Paesi poveri e in via di sviluppo le vaccinazioni anti-Covid
Nel 2019, Esther Duflo è diventata la più giovane donna ad aver vinto il premio Nobel per l’economia, riconoscimento ottenuto per il suo approccio sperimentale alla lotta alla povertà globale.
La sua battaglia continua anche quest’anno con un appello importante: estendere a tutto il mondo, soprattutto ai Paesi poveri e in via di sviluppo, che non riescono a provvedervi da sé, le vaccinazioni anti-Covid. Nel suo intervento durante la conferenza annuale sulla ricerca della Banca centrale europea (Bce), Duflo si è infatti rivolta a “tutte le donne in posizione di potere” affinché spingano su politiche simili, aggiungendo che “non averlo ancora fatto è sorprendente”. Subito dopo anche Christine Lagarde, presidentessa della Bce, si è lanciata in un fuori programma inaspettato per farle eco. “Ho rilasciato proprio questa mattina un’intervista il cui punto chiave era esattamente questo. Sono completamente frastornata dal fatto che per 15 miliardi di dollari il mondo non possa agire assieme, quando contro la pandemia facciamo sforzi per centinaia di miliardi”.
L’ambiente in cui è cresciuta Esther Duflo la rende molto sensibile a questo tema. È nata a Parigi da Michel Duflo, professore di matematica, e da Violaine Duflo, medico pediatra, che già durante l’infanzia di Eshter ha spesso partecipato a progetti medici umanitari, il che ha sensibilizzato fin da subito la futura economista ai bisogni delle realtà sociali povere. Diventata grande, Esther ha applicato all’economia un metodo scientifico proprio della medicina, gli studi controllati randomizzati (quelli in cui i pazienti sono assegnati in modo casuale tra due gruppi per ricevere un certo tipo di nuovo intervento o farmaco: uno di questi gruppi è lo standard di paragone o di controllo, l’altro è il gruppo di studio. Il controllo può essere una pratica standard pre-esistente, un placebo o nessun tipo di intervento).
Applicando questo approccio innovativo, Duflo ha incontrato non poche difficoltà e resistenze: “Quando ho cominciato a condurre le mie ricerche, all’incirca quindici anni fa, era ancora difficile far entrare gli interlocutori individuali e istituzionali in quest’ordine di idee”, ha spiegato. “Oggi, fortunatamente, le cose sono cambiate”. È lei stessa a illustrare il suo metodo con un esempio: “Se chiedete a una persona qualsiasi se, a suo parere, la distribuzione generalizzata di libri di testo può incrementare la presenza scolastica nei Paesi in via di sviluppo, probabilmente vi darà una risposta affermativa. Ma è davvero così? No. In Kenya, ad esempio, la distribuzione dei libri scolastici gratuiti non ha inciso particolarmente sul livello d’istruzione. Sono stati efficaci solo tra i bambini che già avevano un grado di istruzione relativamente elevato e, soprattutto, parlavano inglese. Al contrario, chi potrebbe dire che la lotta contro i vermi intestinali può dare risultati anche contro la dispersione scolastica, in quegli stessi Paesi? Anche qui, tutti sanno che è una cosa importante combattere questo genere di malattie, ma la correlazione diretta tra un tale intervento era pressoché sconosciuta”.
Discorso analogo per i vaccini: “Abbiamo i vaccini”, dice Eshter nel suo appello. “Dobbiamo solo portarli nel mondo in modo equo”. Quella del Nobel è una richiesta consapevole: “So che ci sono problemi logistici. Spero che l’equa distribuzione dei vaccini diventi presto una priorità, perché siamo un solo pianeta”.
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