L’arte incontra la scienza al Minneapolis Museum of Art
Eric Kandel, Premio Nobel per la Medicina nel 2000, fa da catalizzatore per un incontro tra discipline apparentemente lontane. Spiegando dove (a volte) si incontrano
Il 9 gennaio scorso, Eric Kandel ha accettato un invito al Minneapolis Museum of Art. Non ha parlato, però, della memoria o delle connessioni nervose della lumaca, due temi che gli hanno valso il Premio Nobel. Oggetto della conferenza è stata la relazione nascosta tra arte e scienza. Il professore ha intrattenuto il pubblico che in piedi ha gremito la sala con un excursus sulla storia parallela dell’arte e delle scienze biologiche degli ultimi due secoli.
Kandel con il suo discorso ha esplorato tre temi. Ha esordito raccontando di come la medicina si sia trasformata da una branca della filosofia a una scienza applicata alla diagnosi e alla cura. Da lì è passato a Sigmund Freud, che, insieme alla triade artistica viennese Klimt, Kokoscha e Schiele, attraverso l’arte ha riconosciuto le motivazioni inconsce alla base dei comportamenti personali.
Quindi Kandel si è soffermato sugli storici dell’arte viennesi, in particolare su Ernst Gombrich, che ha colto il passaggio dell’arte da rappresentazione a partecipazione. Secondo Gombrich, ogni spettatore condivide con l’artista l’esperienza creativa attraverso la lente della propria esperienza individuale. Ciò determina l’ambiguità delle grandi opere d’arte, «capaci di ingannare il cervello e al contempo di affascinare».
Nella terza parte della conferenza, Kandel ha fatto incontrare la biologia con l’arte. L’artista, specialmente nei ritratti, è in grado di suscitare l’empatia dello spettatore con il soggetto. Ma perché alcune persone preferiscono i ritratti degli impressionisti a quelli dei cubisti? Secondo Kandel, la spiegazione risiede nella capacità dei primi di stimolare determinate zone del cervello, mentre l’approccio multi-percettivo dei cubisti complica l’elaborazione mentale delle loro opere.
«La scienza identifica semplicemente quale parte del cervello “si accende” guardando un quadro o qualcosa che amiamo, ma la nostra comprensione del cervello è ancora modesta» ha concluso Kandel. «Il vero significato delle ricerche neuroscientifiche sull’arte è di favorire l’empatia che costruisce un ponte tra la scienza e le discipline umanistiche».
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