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L’ordine nel caos

di Diego Parini con fotografie di Mattia La Torre

Presso l’Auditorium Parco Della Musica “Ennio Morricone”, si è tenuto l’incontro “L’ordine nel Caos”, parte del Festival delle Scienze di Roma 2021. Un dialogo a cui hanno partecipato il premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi, Luciano Maiani, ex direttore di INFN, CNR e CERN, e Antonio Zoccoli, attuale presidente di INFN. L’argomento principale del dialogo è stato “mettere ordine nel caos, nella complessità”, in platea eravamo presenti anche noi di StaR.

La serata è iniziata con una lettura di un estratto de “La biblioteca di Babele” di Jorge Luis Borges, racconto che ha avvicinato il pubblico al concetto di sistema complesso.

Senza perdere tempo Edoardo Camurri, giornalista, scrittore, conduttore televisivo e radiofonico che ha orchestrato il dialogo, chiede al premio Nobel di cercare di “mettere ordine nella complessità” dando una definizione corretta di sistema complesso.

“Un sistema complesso è tipicamente un sistema fatto da tantissimi elementi ma il comportamento di tutto il sistema è molto diverso da quello dei singoli” , così Parisi ha descritto, in poche e semplici parole, i sistemi complessi, portando diversi esempi come il cervello umano o il sistema bosco.

Il percorso di Parisi nasce nella culla della scuola romana di fisica, Camurri quindi chiede al neo Premio Nobel quanto questa storia abbia contribuito alla sua vittoria. “Sono stato estremamente fortunato, perché l’istituto di fisica di Sapienza era stellare quando ho iniziato, con Nicola Cabibbo che già aveva scoperto l’angolo di Cabibbo, ma anche Salvini, Conversi, Careri, Maiani scienziati di altissimo livello, un ambiente estremamente vivo. Se non ci fosse stato questo ambiente, credo che le cose sarebbero andate in maniera completamente diversa”.

Non solo la scuola romana, ma la storia continua anche attraverso l’istituto nazionale di fisica nucleare INFN, “È una bella storia, una storia che continua anche adesso e continuerà nei prossimi anni, il nostro lavoro è come quello degli esploratori che percorrono terre sconosciute, un po’ è quello che facciamo” afferma Zoccoli.

In questa storia ci sono stati altri 5 premi Nobel come Fermi e Rubbia. Viene quindi chiesto a Maiani, quale sia la relazione tra la storia del CERN e quella dell’INFN. “Nei primi anni 40 si erano scoperte delle particelle che non stanno dentro la materia ordinaria, una di queste scoperte era stata fatta proprio a Roma, si capì che per studiare queste particelle bisognava andare, prima con i raggi cosmici, poi, in maniera più professionale con le macchine acceleratrici. L’esigenza di costruire queste grosse macchine fa partire l’INFN, con il sincrotrone di Frascati e il proto-sincrotrone del CERN, che è stata la prima macchina in Europa a poter competere con quelle mondiali”.

Agganciandosi al discorso, Camurri parla del bosone di Higgs, chiedendo a Parisi, che iniziò proprio con una tesi sul bosone di Higgs, come avrebbe immaginato la sua carriera ai tempi della tesi e quale rapporto esiste tra i suoi primi studi sulle particelle e la complessità.

Il problema è avere gli strumenti. Avevo imparato durante la tesi sul modello di Higgs con il professor Cabibbo, e negli studi successivi, ad utilizzare una serie di strumenti, e questa cassetta degli attrezzi la utilizzi in qualsiasi settore. Imparando un certo numero di cose in un campo, poi le riutilizzi in un altro, e la tua cassetta degli strumenti si continua a riempire”.

Camurri successivamente si rivolge a Zoccoli chiedendo come è cambiato il modo di fare fisica dai tempi di Fermi fino ad arrivare alla Big Science. È stato così descritto il lavoro alle spalle di questa impresa tecnologica unica al mondo e la tecnologia dell’acceleratore di particelle di Ginevra. Molto più complesso di un’astronave, il Large Hadron Collider, posizionato 100 metri sottoterra, lungo più di venti chilometri e con una temperatura vicina allo zero assoluto.

Viene poi chiesto a Maiani quale è stato il ruolo della fisica italiana per la scoperta del bosone di Higgs. “L’Italia ha avuto un ruolo importante, perché l’acceleratore è stato ideato per la prima volta da Carlo Rubbia e il primo disegno  fu fatto da Giorgio Brianti. In più molti italiani hanno partecipato ai singoli esperimenti. Mettendo insieme gli esperimenti di tutti i gruppi di scienziati, si è riusciti ad arrivare alla soluzione, come in un gigantesco picnic dove ognuno porta qualcosa”.

Nella seconda parte del dialogo, si inizia con la questione dell’utilità della ricerca scientifica, tentando di rispondere alla questione che l’opinione pubblica si pone, ovvero se ci sono delle ricadute utili al lavoro che la fisica contemporanea sta facendo e quali sono.

Per primo risponde Parisi: “Tutto! La fisica teorica ha sempre avuto una quantità di ricadute infinite, basti pensare alla meccanica quantistica che è stata fondamentale per creare i transistor, o meglio la teoria dei transistor è stata fatta molto prima della loro costruzione e senza di quella non sarebbero mai stati creati, e pensate che ora in ogni smartphone sono presenti moltissimi transistor. Praticamente tutte le ricerche pratiche e quelle applicate vanno avanti grazie alle ricerche teoriche”.

Quindi, incalza Camurri, chiedendo a Zoccoli come si sceglie strategicamente la via migliore per muoversi nelle nuove ricerche.

“Alla fine la motivazione forte, di quando si inizia una ricerca, è il divertimento, divertirsi a risolvere problemi che nessuno ha mai risolto, a fare delle cose complicate, a rispondere a delle domande ancora senza risposta, a sviluppare tecnologie mai sviluppate, una sfida continua che si affronta ogni giorno”.  

Facendo riferimento all’altro 50% del premio Nobel, assegnato ai fisici Manabe e Hasselmann, per i modelli di previsione del riscaldamento globale, è stato chiesto a Parisi quale relazione c’è tra i vetri di spin (ndr la teoria alla base dei sistemi complessi) e i cambiamenti climatici.

“Se pensiamo al clima, quello che diventa importante è pensare ai fenomeni estremi. Se ho capito le motivazioni del perché ho vinto il Nobel”, scherza Parisi, “credo che si faccia riferimento a dei lavori che ho fatto sulle glaciazioni, perché nel momento in cui mi stavo occupando dei vetri di spin, contemporaneamente, avevo iniziato a lavorare ad un problema per cercare di capire come mai ci sono queste grandi glaciazioni. La relazione è essenzialmente connessa ad un fatto collegato sia ai vetri di spin che ai sistemi complessi, ovvero gli equilibri multipli. Cioè, la Terra come pianeta può avere vari stati di equilibri multipli e si può passare abbastanza velocemente da uno all’altro. Il ruolo degli eventi casuali è fondamentale nello stabilire questi passaggi, quindi c’è un connessione tra il lavoro fatto sulle glaciazioni, come idea di passaggio di fenomeni, quello che si chiama effetto tunnel, e i vetri di spin”.

Dopodiché viene chiesto a Vaiani come mai nel momento in cui la scienza ha l’occasione di essere un modello di soluzioni, nasce un atteggiamento chiuso e antiscientifico della società.

“È un po’ un mistero come di fronte al successo dei vaccini, ad esempio, nascano dei movimenti negazionisti, sembra una fuga dalla realtà, bisognerebbe studiare meglio il perché nascono questi movimenti”.

Parisi poi aggiunge che “non bisogna estremizzare, perché il 90% degli italiani si è vaccinato. Quindi vuol dire che solo pochi non hanno fiducia nella scienza. Questo dipende da diversi motivi, ad esempio non viene ben chiarito il processo scientifico, la gente non ha ben chiaro come funziona la scienza. La scienza non è nemmeno quello che lo scienziato arriva e dice, ma c’è un processo dentro la scienza, di formazione del consenso. Pian piano (all’inizio gli scienziati litigano), si raggiunge il consenso scientifico su quello che è vero e su quello che non è vero, il che non è facilmente influenzabile né dal potere politico né dalle multinazionali”

Quindi Camurri chiede ancora a Parisi qual è l’atteggiamento mentale che si dovrebbe avere per iniziare ad abitare l’incertezza e la complessità.

“Bisogna fare riferimento ad un antico proverbio russo che dice: fidati ma poi verifica”. Io mi fido in generale dei miei colleghi ma quando leggo un articolo cerco di capire e di verificare quello che c’è scritto. Non possiamo pensare di capire tutto, dobbiamo fidarci di quello che ci dicono gli altri. Bisogna avere una certa umiltà nel riconoscere il lavoro altrui, ma bisonga essere disposti a perdere del tempo per capire quello che hanno detto e il ragionamento che è alla base del loro lavoro”.

Maiani, in aggiunta “Bisogna capire i limiti della conoscenza, la scienza progredisce quando c’è incertezza. Ci sono degli argomenti in cui la scienza ha delle incertezze mentre altri sono chiari”.

In conclusione della serata Camurri chiede a tutti e tre di dare un consiglio ai giovani.

Parisi: “Ognuno deve cercare di capire quali sono i propri talenti, le cose in cui riesce meglio. Cercare di sfruttare i talenti migliori, conosci te stesso in maniera tale da sfruttare le potenzialità”.

Maiani prosegue sulla stessa linea di Parisi, aggiungendo che “la scienza ha bisogno di giovani

Infine Zoccoli dice: “Non avere paura di non essere all’altezza, perché le risorse dentro te stesso le trovi. Non avere paura di fare le cose per paura di non riuscirci, invece, bisogna seguire i propri sogni”.