L’Universo, questo sconosciuto
Al Festival delle Scienze di Roma gli astrofisici hanno confessato: “Questa materia rimane oscura”
Oltre i confini della materia ordinaria si estende il vasto il regno dell’oscurità. Perché è proprio di questo che è composto il 96 % dell’Universo: materia ed energia oscure. Quasi del tutto ignote.
Se oggi la scienza ha una misura di quanto ancora le rimanga da esplorare è merito anche di Saul Perlmutter, Brian P. Schmidt e Adam G. Riess. I premi Nobel per la fisica nel 2011 hanno scoperto l’espansione accelerata dell’Universo osservando supernove lontane nel 1998, aprendo così la strada a ulteriori speculazioni.
L’espansione dell’Universo era nota dal 1929, quando Hubble lo dimostrò con gran dispiacere di Einstein. Ma la sconcertante novità introdotta dai tre cosmologi, l’accelerazione, ha generato domande tuttora al centro del dibattito scientifico.
Il primo principio della dinamica infatti non transige: “Un corpo mantiene il proprio stato di quiete o di moto rettilineo uniforme, finché una forza non agisce su di esso”. Deve quindi esistere un’oscura energia che opponendosi alla gravità spinga le galassie sempre più distanti l’una dall’altra.
Questo elemento, il più diffuso e sconosciuto dello spazio, è stato anche il tema dell’evento organizzato dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare al Festival delle Scienze. La conferenza-spettacolo “Quello che non so”, che si è tenuta il 23 gennaio.
Il presidente dell’INFN Fernando Ferroni, il vice presidente Antonio Masiero e la ricercatrice del CERN Camilla Maiani hanno spiegato al pubblico dell’Auditorium che, se il desiderio di sapere è il motore della scienza, l’astrofisica può fare ancora molta strada.
La rassicurante e ben nota materia ordinaria rappresenta di fatto solo il 4 % dell’Universo.
Un altro 22 % è composto dall’invisibile materia oscura, che non interagisce con la luce ma è stata individuata grazie alla forza di gravità che la sua massa esercita sugli altri corpi. Fabiola Giannotti in collegamento dal CERN ha anticipato che l’obiettivo delle prossime ricerche è proprio quello di produrla con LHC.
Mentre il restante 74 %, l’energia oscura, non era mai stata neanche immaginata prima della dirompente scoperta che valse il Nobel agli scienziati americani. Per ora si sa soltanto che potrebbe essere il tassello mancante per formulare la famosa “Teoria del Tutto”, croce e delizia della scienza contemporanea.
Anche John Barrow, professore di matematica a Cambridge e di astronomia al Gresham College, ha trattato questo tema al Festival. Durante la sua lectio magistralis “Cosa ancora non conosciamo e forse non potremo mai conoscere dell’Universo”, ha riflettuto su altri risvolti dell’espansione accelerata. Dal momento che la strada è ancora lunga, forse voleva suggerire agli astrofisici di correre affermando che «questa è l’epoca giusta in cui nascere per chi vuole studiare l’Universo, perché quello che possiamo osservare oggi, in futuro si sarà allontanato oltre l’orizzonte dei nostri telescopi».
Certo è un futuro molto remoto ma, come ha scherzato il presidente dell’INFN Fernando Ferroni in proposito, «ammetterete che tutto questo possa provocare un certo disagio».
Credits immagine di copertina: ESO
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