Marie Curie, la scienziata che vinse due Nobel

Marie Curie, la scienziata che vinse due Nobel

di Daniele Nigro, III J, IIS “Di Vittorio – Lattanzio” Roma

Questo saggio partecipa al concorso Hansel e Greta. Il vincitore verrà designato sulla base del numero di voti ricevuti e della valutazione da parte di una giuria di qualità. Le votazioni partiranno il 15 giugno 2020. Per votare cliccare su questo link, selezionare il tema desiderato e cliccare sul pulsante “vota” in fondo alla pagina.

Una importante scienziata del secolo scorso, la prima ed ancora oggi la sola donna nella storia dei Nobel, ad aver ottenuto due premi, ha dimostrato che genialità e assoluta dedizione allo studio, possono portare a risultati eccezionali e imprevedibili.
Maria Salomea Skłodowska, più conosciuta come Marie Curie, nacque a Varsavia il 7 novembre 1867, si sposò con Pierre Curie, nato a Parigi nel 1859. Marie Curie fu la prima donna a vincere 2 premi Nobel rispettivamente per la fisica e la chimica, morì il 4 luglio 1934 in Francia a Sancellemoz. Si occupò della radioattività e condusse con il marito ricerche nell’ambito degli effetti delle variazioni di temperatura sulle proprietà magnetiche dei corpi. Marie Curie vinse, insieme al marito, il premio Nobel per la fisica nel 1903 sui fenomeni radioattivi e nello stesso anno vinse il premio Nobel anche Antoine Henri Becquerel per la scoperta della radioattività. Si dedicò con il marito, in un laboratorio di fortuna e con strumenti rudimentali, agli studi nel campo della radioattività naturale, scoperta da Becquerel nei sali di uranio. Otto anni dopo, nel 1911, le fu attribuito un altro premio Nobel, questa volta per la chimica, infatti Marie Curie scoprì il radio e il polonio. Nello stesso anno Antonius van den Broek propose l’idea che gli elementi nella tavola periodica siano disposti seguendo la carica nucleare positiva anziché il peso atomico. Nello stesso anno Ernest Rutherford eseguì l’esperimento del foglio d’oro, nel quale dimostrò la validità del modello nucleare dell’atomo. Marie Curie pervenne alla scoperta del polonio durante il saggio per determinare il contenuto dell’uranio della pechblenda. Notò, insieme a suo marito, che alcuni campioni erano più radioattivi di quanto lo sarebbero stati se costituiti da uranio puro. Decisero così di esaminare tonnellate di pechblenda e nel luglio del 1898 riuscirono a isolare una piccola quantità di polvere nera avente attività pari a circa 400 volte quella dell’uranio. In questa polvere c’era un nuovo elemento che essi chiamarono polonio. Il radio venne scoperto mentre i Curie stavano studiando la pechblenda e ne rimossero l’uranio, scoprendo che il materiale restante era ancora radioattivo. Nel 1902 il radio fu isolato puro, nella sua forma metallica.
Grazie al suo lavoro nel campo della radioattività, è stata acquisita una vasta conoscenza delle radiazioni. Gli studi successivi hanno individuato sia sostanze radioattive naturali, che sostanze radioattive artificiali. Insieme al berillio, il polonio può essere usato per creare una sorgente di neutroni e utilizzato per scopi bellici nelle armi nucleari. Il radio invece è usato nella vernice luminescente, e in medicina per produrre gas radon per il trattamento del cancro. Delle sostanze radioattive si ne conoscono gli effetti dannosi ma è possibile sfruttarne anche gli effetti terapeutici. La storia di questa scienziata che ha ottenuto ben 2 premi Nobel nel corso della sua carriera, ha dimostrato una grande passione per lo studio unita ad una tenace determinazione che l’hanno portata ad essere una delle scienziate più importanti del secolo scorso. Marie Curie è la dimostrazione che per realizzare i propri ideali bisogna lavorare sodo e senza arrendersi alle avversità.