Matera: la Gerusalemme di Pasolini
Con le sue antiche grotte e le sue case scavate nel tufo armoniosamente ammassate l’una sull’altra, Matera, antica città del sud Italia e patrimonio dell’Unesco, è stata apprezzata da molti registi, che l’hanno usata come sfondo per i loro film. Anche Pier Paolo Pasolini vide in Matera e nel sud Italia il posto ideale per girare il suo film, “Il vangelo secondo Matteo”
di Lucilla Nicastro
Un presepe a grandezza naturale. Case su case scavate nel tufo tra spuntoni di roccia, risultato della stratificazione naturale e dell’ingegno dell’uomo nel corso dei secoli. Questa la prima impressione di chi arriva a Matera e si affaccia dal balconcino di piazza Vittorio Veneto per ammirare lo spettacolo dei Sassi. Tra i tanti registi catturati dalla bellezza della città lucana anche Pier Paolo Pasolini. Pasolini scelse di girare il suo “Vangelo secondo Matteo” proprio a Matera, che sulla pellicola divenne la sua Gerusalemme.
Come Pasolini stesso racconta nelle sue interviste, prese la decisione di girare questo film durante un suo soggiorno ad Assisi quando, a causa di eventi inaspettati, si trovò costretto a dover passare diverse ore da solo nella sua stanza. L’unico libro a sua disposizione era un Vangelo: così, per passare il tempo, iniziò a leggerlo.
Catturato dalla semplicità del messaggio che quel testo trasmetteva e dalla precisione dei dettagli con cui veniva descritta ogni cosa, decise di volerne fare un film. Scelse il vangelo di Matteo perché fu il primo che lesse. E decise di ambientarlo in luoghi che fossero il più fedeli possibili alle descrizioni lette. Luoghi capaci di portare lo spettatore indietro nel tempo.
Prima di decidersi, Pasolini andò a Gerusalemme, per vedere con i suoi occhi i luoghi in cui aveva vissuto Gesù, e capire cosa cercare. Al suo ritorno trovò nel meridione di Italia l’ambientazione adatta. Il vangelo secondo Matteo fu girato in vari paesi della Basilicata e della Puglia, ma in Matera Pasolini vide la Gerusalemme che stava cercando.
Quando girava un film, Pasolini cercava le comparse tra gli abitanti del posto in cui riprendeva. Pier Paolo Pasolini riteneva che il loro modo di essere fosse parte essenziale del luogo in cui vivevano. Fece lo stesso visitando Matera, scegliendo le comparse tra i suoi abitanti. Sui loro volti portavano i segni di una vita di stenti e sacrifici, come i personaggi del suo film.
I materani che abitavano nei Sassi erano per lo più contadini, persone semplici di umili origini, che avevano imparato a vivere dell’essenziale, sostenendosi reciprocamente. Andare nei Sassi in quegli anni significava fare un salto indietro nel tempo. Nel 1948, Palmiro Togliatti, allora capo del Partito Comunista Italiano, definì i Sassi “vergogna nazionale”: fu il primo a visitare la dura realtà di Matera, dopo che Carlo Levi, nel suo libro “Cristo si è fermato ad Eboli”, aveva denunciato lo stato di degrado e la miseria in cui vivevano gli abitanti di quei rioni.
A questa denuncia seguì un’opera di bonifica da parte dello stato: vennero costruiti interi quartieri completi di tutti i servizi essenziali, sfruttando le moderne tecniche di edilizia. I materani abbandonarono i Sassi e le loro insalubri case scavate nel tufo, per andare a vivere in case moderne, dove acqua corrente, fognature e corrente elettrica permisero loro di acquisire una nuova dignità.
Quando Pasolini arrivò a Matera lo sfollamento dei Sassi era già in atto da diversi anni, e già iniziavano a vedersi tra le strade i segni dell’abbandono. Ma quello scenario era proprio quello che aveva in mente e che gli servì per realizzare la sua opera. I Sassi di Matera, da antica realtà dimenticata, divennero la Gerusalemme in cui ambientare il suo film.
Matera conserva ancora oggi intatto il suo fascino, e da anni i suoi Sassi sono oggetto di un grande recupero e meta di numerosi turisti provenienti da tutto il mondo. Divenuti nel 1993 Patrimonio dell’Unesco, i Sassi sono stati rivalutati e studiati a fondo sia dal punto di vista storico che architettonico.
Ancora oggi, quando si visitano i Sassi di Matera, si ha la sensazione di tornare indietro nel tempo. La loro originalità e unicità li ha resi sfondo ideale per numerosi film dal 1950 a oggi.
Foto di LucillaNicastro e Creative Commons
Approfondimenti
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