Missione VERITAS: l’Italia alla conquista di Venere
Il gruppo di ricerca composto da giovani ricercatori e guidato da Luciano Iess ha contribuito allo sviluppo della missione VERITAS della Nasa. VERITAS sarà lanciata tra il 2026 e il 2028 e aiuterà a capire la storia geologica di Venere
Il 2 giugno la Nasa ha annunciato i risultati delle selezioni per i candidati delle prossime missioni. La missione spaziale VERITAS (Venus Emissivity, Radio Science, INSAR, Topography and Spectroscopy) ha vinto insieme a DAVINCI+ (Deep Atmosphere Venus Investigation of Noble gases, Chemistry, and Imaging) nella categoria delle missioni sul Venere: VERITAS dovrà mappare la superficie di Venere per capire la sua storia geologica e perché è così diverso dalla Terra. DAVINCI+ invece eseguirà le analisi dell’atmosfera del pianeta, il che forse ci permetterà di comprendere se su Venere, in passato, siano esistiti degli oceani.
Il gruppo italiano nella squadra scientifica è composto da ricercatori del Centro di Ricerca Aerospaziale Sapienza (CRAS), del Dipartimento di Ingegneria meccanica aerospaziale (DIMA) e del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, Elettronica e Telecomunicazioni (DIET). Gael Cascioli, Fabrizio De Marchi, Paolo Racioppa del CRAS-DIMA hanno deciso come procedere con gli esperimenti sulla gravità. Roberto Seu e Marco Mastrogiuseppe (DIET) hanno determinato le tecniche di elaborazione dei dati del radar ad apertura sintetica. Gaetano di Achille, dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, è un esperto della struttura geologica del pianeta.
Gli studi di Venere sono cominciati nel 1961 quando l’Unione sovietica ha lanciato la prima missione “Venera 1” che è passata vicino al pianeta; un anno dopo la sonda americana “Mariner 2” ha continuato l’esplorazione. In totale allo studio di Venere hanno contribuito 20 astronavi dell’Unione Sovietica, 9 americane e una dall’Agenzia Spaziale Europea. L’ultima missione venusiana è stata la giapponese “Akatsuki”, lanciata nel 2010.
Credit immagine: Wikimedia Commons
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