Museo della Scienza a Roma: una lettera aperta per promuoverlo
Sapienza aderisce all’appello dell’Accademia dei Lincei ai candidati sindaci di Roma, per risolvere l’annosa questione di istituire un Museo della Scienza
Prendiamo la città eterna e guardiamola al microscopio. Magari vedremo, oltre alle notissime rovine della Roma antica, anche interessanti reperti scientifici, seppur al momento quasi invisibili a occhio nudo.
Fuor di metafora, la verità è che di istituire un Museo della Scienza a Roma se ne parla dall’Ottocento, ma siamo ancora nella necessità di scrivere lettere aperte ai candidati sindaci per far sì che il museo veda finalmente la luce. Nel corso degli anni sono stati molti, forse troppi, i luoghi ipotizzati come possibili sedi: dall’ex Mattatoio all’ex Gazometro, fino agli edifici militari di fronte al MAXXI. Fa riflettere che, tra gli altri, uno di questi luoghi impossibili della cultura sia poi diventato un parcheggio: così è andata, per un’area compresa tra Trastevere e Villa Giulia.
A lanciare l’appello, lo scorso 14 luglio, è stata l’Accademia dei Lincei e fin da subito ha aderito anche Sapienza. “Un caleidoscopio di risorse scientifiche” – si legge nella lettera – che certo non farebbe ombra al luminoso scenario umanistico, bensì rafforzerebbe l’identità di questa città proteiforme e complessa.
Del resto Roma, fin dall’antichità, non ha mai disdegnato la scienza. Basti pensare alla maestosità della Naturalis historia di Plinio il Vecchio, vera enciclopedia del sapere scientifico dell’epoca, o ai manuali tecnici sui temi più svariati, dall’ingegneria idraulica alla medicina, inclusa la veterinaria di Vegezio, fino all’agraria e alla geografia, scritti per istruire i romani sulle possibili questioni di scienza applicata, in cui avrebbero potuto imbattersi nella loro imponente espansione. Esempi di divulgazione scientifica ante litteram, purtroppo al momento difficili da rintracciare perché manca, appunto, un museo che ospiti e cataloghi tutti questi materiali.
E oggi, secondo la Commissione per i Musei Naturalistici e i Musei della Scienza dell’Accademia dei Lincei, bisogna dotare Roma di un luogo di incontro con la scienza e con i suoi metodi, soprattutto per i cittadini più giovani. “Un’agorà dove si possa ragionare e discutere di scienza”, specialmente ora, che “dopo l’esperienza della pandemia, è maturata la consapevolezza che sia possibile e necessario un nuovo modello di interazione sociale e di sinergia”.
Sinergia, insomma, è la parola chiave. “Esistono collezioni scientifiche e realtà museologiche – piccole e grandi, alcune antichissime, con oggetti rari e spesso unici al mondo, come quelle del Polo museale Sapienza o dei Musei Civici – che potrebbero costituire il volano per pensare la Roma del futuro”, si legge. Scheletri di grandi cetacei e microscopi di Leeuwenhoek, ad esempio, nel Museo di Anatomia comparata intitolato al malariologo Battista Grassi, e fossili rari nel Must (Museo universitario di scienze della terra), entrambi nel Polo museale Sapienza, che conta 5 diverse aree di interesse scientifico.
Il tutto renderebbe la capitale ancor più competitiva a livello turistico e culturale rispetto alle altre metropoli internazionali, da Vienna a New York, che già ospitano circuiti museali scientifici. Anche altre città italiane vantano musei della scienza di tutto rispetto, come quello di Milano intitolato a Leonardo da Vinci. Invece a Roma manca anche un Museo di Storia Naturale. Chissà che la pandemia, pur nella sua tragicità sanitaria globale, non riesca a far scattare la presa di coscienza che mancava, regalando alla città l’agognato complesso museale integrato delle scienze? Vedremo, se l’appello sortirà gli effetti sperati. Sarebbe ora.
Immagine in evidenza: Pendolo di Foucault, Tellus Science Museum, 2013 {Credit: Wikimedia Commons, public domain}
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