New generations
Il CoNNGI – Coordinamento Nazionale Nuove Generazioni Italiane – è un’organizzazione che promuove nuove politiche di inclusione formata da una rete di 46 associazioni di giovani con background migratorio e non sparse in tutto il territorio italiano. Il suo primo presidente, dal 2017 al 2023, Simohamed Kaabour, ci racconta di come è nato il CoNNGI, ma anche di sé, di come è cresciuta la sua voglia di attivismo e di come le sue esperienze all’estero gli abbiano aperto gli occhi sulla situazione globale dei modelli di integrazione.
Chi è Simohamed Kaboour?
Sono nato a Casablanca, in Marocco, dove sono cresciuto fino ai dieci anni, quando sono partito per Genova. Mio padre si è trasferito in Italia alla fine degli anni ‘80, è stata la prima persona della mia famiglia a partire, poi lo raggiunse mia madre e infine io, le mie sorelle e mio fratello. Genova è la città dove sono cresciuto e dove tutt’oggi vivo e lavoro. Ho studiato in Italia a partire dalla 5ª elementare e fino alla laurea. Durante il periodo universitario ho avuto la possibilità di studiare in Francia, a Nizza, attraverso una borsa di studio Erasmus. Nel mio percorso universitario ho fatto una serie di esperienze che sono diventate gli elementi su cui si è fondato e alimentato il mio attivismo civico, associativo e politico. In particolare, dopo l’Erasmus in Francia ho preso consapevolezza del fatto che io, da persona cresciuta in Italia, ero percepito come rappresentativo di italianità in un contesto non italiano.
Quindi il CoNNGI
Si, la Francia e l’esperienza dell’Erasmus mi hanno di fatto aperto gli occhi. Al mio ritorno a Genova insieme ad amici dell’università abbiamo dato vita a un’organizzazione che si occupava di trasformazioni socioculturali e di promozione della pluralità culturale. Da lì, insieme a altri amici, abbiamo fondato nel 2008 l’organizzazione Nuovi profili. Il nome è identificativo del messaggio stesso della trasformazione socioculturale: avere un background migratorio ma sentirsi altro, in questo caso italiani, è per noi l’espressione di un nuovo profilo culturale. L’organizzazione tutt’oggi dedica grande attenzione ai giovanissimi e alle famiglie, con l’obiettivo di sostenere la crescita e lo sviluppo dei ragazzi e delle ragazze di origine straniera e non solo, perché possano vivere serenamente e mettere insieme in maniera armoniosa tutti gli elementi culturali di cui sono portatori e portatrici. Nel 2014, Nuovi profili ha preso parte al progetto Filo diretto con le nuove generazioni del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, nello specifico della Direzione che si occupa di immigrazione e integrazione, insieme ad altre organizzazioni. La prima azione del progetto è stata far incontrare attivist* e ragazz* tra di loro con l’obiettivo di creare un network e di individuare gli elementi comuni e le differenze su cui lavorare. A questa prima fase di conoscenza è seguita la creazione di un documento in cui abbiamo fornito una fotografia introduttiva della situazione del momento e dove abbiamo poi definito gli ambiti di priorità sui quali intervenire, chiamato inizialmente Manifesto delle seconde generazioni cambiato oggi in Manifesto delle nuove generazioni italiane.
Cos’è oggi il Manifesto?
Oggi, il Manifesto delle nuove generazioni italiane è un documento con cui interagiamo con le istituzioni per suggerire buone pratiche politiche che possano concretamente sostenere il processo di inclusione e di valorizzazione delle nuove generazioni e dei cittadini di origine straniera. Finito il progetto abbiamo deciso di non interrompere questo processo che avevamo creato e supportati dal Ministero abbiamo costituito un comitato tecnico: sei persone che si sono prese la responsabilità di lavorare sulla costruzione del soggetto giuridico, dei regolamenti, degli obiettivi, della missione di quello che sarebbe divenuto il CoNNGI. Io ne ho fatto parte per quasi un anno e alla fine del 2017 è stato ufficialmente costituito il Coordinamento.
Come è stato incontrarsi tra diverse realtà italiane?
È stata una sorpresa. Infatti, le origini, i colori e i tratti somatici che ci portiamo addosso non erano gli elementi più evidenti, quello che saltava più all’occhio era la rappresentatività territoriale italiana che ciascuno di noi portava: io che venivo da Genova con l’accento e l’atteggiamento, se esiste, genovese; la ragazza con origini della Costa d’Avorio che parlava con accento palermitano; una ragazza albanese con l’accento fiorentino e così via. È proprio la differenza territoriale italiana a essere l’elemento più evidente rispetto alle nostre sembianze, che sono invece una normalità che non stupisce.
Parlando dei numeri del CoNNGI, quante sono le persone coinvolte? Quanti in percentuale gli studenti?
Abbiamo 46 organizzazioni sparse sul territorio italiano, ognuna con i suoi associati. Quindi rappresentiamo migliaia di ragazzi e ragazze. Non abbiamo mai calcolato una percentuale ma posso dire che almeno un 40% sono studenti universitari: è l’età in cui si prende realmente consapevolezza, perché l’università permette un maggiore approfondimento culturale. Abbiamo ragazzi che stanno finendo e iniziando i loro studi. Quello che posso dire con certezza è che partecipano soprattutto giovani adulti e che c’è un’altissima partecipazione femminile.
Un’attività che viene portata avanti dal CoNNGI di cui lei è particolarmente fiero?
“Protagonisti! Le nuove generazioni italiane si raccontano”, un seminario nazionale della durata di due giorni che organizziamo da sette anni e che si sposta di città in città. È lo strumento con cui ci relazioniamo con le istituzioni e con cui coinvolgiamo la società civile. L’ultima edizione si è svolta a Bologna e il tema era il lavoro e le nuove generazioni. Cerchiamo sempre di dare un equilibro di rappresentanza tra istituzioni e società civile, tra chi è di origine italiana e chi è di origine straniera e tra la presenza maschile e quella femminile. Lo abbiamo chiamato “Protagonisti! Le nuove generazioni italiane si raccontano” per mettere in luce la necessità di essere portavoci delle nostre riflessioni e istanze. L’appuntamento annuale del seminario è l’occasione in cui raccogliamo elementi, buone pratiche e riflessioni con cui poter arricchire il nostro Manifesto.
Come sono cambiate le attività nel tempo?
Negli anni, gli ambiti all’interno del Manifesto sono cresciuti tantissimo. Siamo partiti occupandoci di scuola, lavoro, associazionismo e cooperazione internazionale. Oggi abbiamo molto di più: l’ambiente, la disabilità, la rappresentanza politica, per citarne alcuni. Ogni anno il Manifesto come documento programmatico politico è sempre più ricco. Portiamo avanti anche un grande lavoro di advocacy attraverso il quale far sentire la nostra voce alle istituzioni e al governo. Per anni abbiamo sofferto di essere oggetti del dibattito pubblico, oggi ci siamo dati l’obiettivo di essere i soggetti, portando direttamente le nostre istanze all’attenzione dei decisori politici.
Un tema per cui cercate di battervi?
La riforma della cittadinanza è una delle battaglie che sosteniamo da più tempo, e il nostro obiettivo è quello di ottenerla.
Esiste un modello di società al quale vi ispirate?
No, non esiste un modello a cui ci ispiriamo, partiamo dalla convinzione che l’Italia ha un grande potenziale nell’identificare gli strumenti per includere e valorizzare ciascuna persona, al di là delle proprie origini. Questa convinzione nasce dal fatto che nei paesi che hanno conosciuto il fenomeno migratorio prima di noi, come la Francia, i problemi non sono stati risolti. I loro modelli di integrazione non sono vincenti. L’Italia ha la possibilità di essere un paese che è anche pioniere di un modello che funzioni. Per esempio nel 2020, come CoNNGI siamo stati selezionati dall’OCSE (NdR Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) come organizzazione portatrice di percorsi virtuosi. Grazie a questo riconoscimento abbiamo avuto la conferma di avere una caratteristica unica: siamo infatti, a livello europeo, l’unico soggetto di rappresentanza di una categoria, le nuove generazioni italiane, incubato all’interno di un Ministero. Quando si parla di processi di integrazione si sottolineano solo gli aspetti negativi all’interno della società, ma ci sono tante realtà, organizzazioni o singoli individui che si impegnano per dare la possibilità di vivere in serenità la propria diversità.
Una parola per descrivere i giovani appartenenti al CoNNGI?
Attivi.
B.E.S.T è un progetto che “vuole sviluppare e promuovere l’empowerment sociale di giovani con background migratorio”. Che cos’è per voi l’empowerment?
È una presa di coscienza rispetto alla propria condizione, alle proprie potenzialità e ai propri limiti. Spesso utilizziamo l’espressione empowerment intesa come rafforzamento degli strumenti di integrazione, della stima e della partecipazione. In particolare, il progetto B.E.S.T (uno dei tanti progetti che promuoviamo come CoNNGI), concluso da un anno, è stata l’occasione per verificare e vagliare tutti gli strumenti necessari per gli operatori di origine italiana e straniera per intervenire nella maniera più adeguata possibile con i giovanissimi con cui lavorano. Tenendo conto quindi di elementi che connotano la storia personale e la condizione sociale della persona. Ma anche per rendere consapevoli le organizzazioni, le cooperative e tutti quei soggetti che sono attivi per l’inclusione che una trasformazione è possibile ed è necessaria anche investendo in risorse umane che siano loro stesse portatrici di quegli elementi che connotano la storia degli utenti a cui ci si rivolge.
Simohamed Kaabour, docente, mediatore culturale e consigliere comunale a Genova, presidente del CoNNGI
Mattia La Torre, biologa e ricercatrice di tipo A presso il Dipartimento di Biologia e Biotecnologie “Charles Darwin” della Sapienza Università di Roma
Sofia Gaudioso, biologa e comunicatrice della scienza, Sapienza Università di Roma
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