Curamil

Il “Nobel ambientale” ad Alberto Curamil, leader cileno che ha difeso il fiume sacro

Alberto Curamil, leader della comunità Mapuche, ha vinto il Goldman Prize 2019 per la sua battaglia contro le dighe sul fiume sacro Cautìn, in Cile. Una battaglia che gli è costata il carcere

Ha lottato per anni contro la costruzione delle dighe sul fiume Cautìn, mobilitando le comunità locali e parte del mondo scientifico internazionale. Ora ha vinto il Goldman Prize, considerato il premio Nobel per l’ambiente, consegnato annualmente agli esponenti dei movimenti politici spontanei che si sono distinti per il loro impegno nella salvaguardia del nostro pianeta. Peccato che lui non abbia potuto ritirarlo: è in carcere da nove mesi con l’accusa di “atti illegali”.  Alberto Curamil, leader delll’Atm (Alianza Territorial Mapuche), si è dedicato alla difesa della regione Araucanìa in cui è cresciuto, nel centro Sud del Cile.

La sua lotta è iniziata nel 2013, quando il governo cileno, insieme a delle compagnie private, ha autorizzato il progetto di costruzione di dighe sul fiume Cautìn, nel territorio della comunità indigena Mapuche, la più grande del paese, il cui nome significa “popolo della terra”.

Ai suoi membri però, nessuno aveva chiesto il permesso.

Da allora Curamil ha organizzato proteste, manifestazioni e sit-in, coinvolgendo anche gli abitanti delle società vicine, esperti ambientali e avvocati, per bloccare quella che a suo dire sarebbe stata “l’inevitabile distruzione delle foreste e della biodiversità” caratteristici della zona. Le dighe avrebbero infatti deviato milioni di litri di acqua ogni giorno, esacerbando i problemi di siccità già presenti nell’area e modificando completamente il paesaggio e l’ecosistema locale.

Oltre a essere importante per l’approvvigionamento dell’acqua e per l’agricoltura della regione però, il fiume Cautìn ha anche un particolare valore simbolico e spirituale. La machi, cioè la medicina tradizionale della comunità Mapuche, è basata infatti proprio sui rimedi naturali che derivano dalla vegetazione e dalle acque del fiume, per questo considerato sacro. Modificando il suo percorso, dunque, si sarebbe perso un patrimonio storico, tradizionale e umano.

Dopo anni di proteste non violente, nel 2016 la Corte suprema ha finalmente dato ragione ai Mapuche, annullando il progetto delle dighe a causa dell’assenza di adeguati studi d’impatto ambientale, per l’opposizione pubblica riscontrata nella regione e perché il lavoro avrebbe danneggiato il corso di un fiume “culturalmente importante”.

Nell’agosto del 2018 comunque, la polizia ha arrestato il leader Curamil, accusandolo di aver partecipato ad attività criminali fuori legge. I suoi avvocati, nonché tutta la comunità Mapuche e gli esponenti politici che negli anni si sono avvicinati alla faccenda, sono concordi nel sostenere che la sua sia un’incarcerazione dovuta a motivi esclusivamente politici, che non hanno nulla a che vedere con presunti atti illegali. Nel giorno della premiazione dei Goldman Prize a San Francisco, lo scorso lunedì 29 aprile, la figlia Belén ha fatto le veci del padre, affermando emozionata che “il premio è un importante riconoscimento all’impegno di tutta la comunità. Quella dei Mapuche è una battaglia ecologica, in favore della vita e della sua continuità, dalla parte della Terra e di tutto ciò che rende possibile la nostra esistenza”.

Il premio Goldman, creato nel 1989 da Richard e Rhoda Goldman, omaggia ogni anno i sei attivisti ambientalisti più meritevoli, persone comuni che ispirano tutti noi ad agire attivamente per difendere il nostro pianeta. Consiste in una vincita monetaria di 200mila dollari accompagnata da un uroburo in bronzo, la statuetta simbolo di rigenerazione, che rappresenta un serpente che si morde la coda. Immobile ma in continuo movimento, a indicare la natura ciclica delle cose.