“Nobel ambientale” a Warren Washington, il creatore dei modelli informatici sul clima
Warren Washington, scienziato afroamericano, è il vincitore del Tyler Prize for Environmental Achievement per il 2019, considerato il Premio Nobel per l’ambiente
Se solo esistesse un Premio Nobel per il clima, certamente Warren Washington, uno dei primi scienziati ad applicare le leggi della fisica per sviluppare modelli informatici sul cambiamento climatico, rientrerebbe nella ristretta cerchia di possibili vincitori. Nonostante la recente campagna per istituirlo, questo riconoscimento ancora non esiste.
Nel frattempo però, insieme a Michael Mann, studioso del clima della Terra nelle ere passate, che considera Washington una fonte di ispirazione, lo scienziato afroamericano ha ricevuto quello che viene spesso considerato il “Nobel ambientale”: il Tyler Prize for Environmental Achievement. Con questo premio, il comitato esecutivo del Tyler Prize vuole riconoscere non solo il lavoro dei due ricercatori, ma anche il loro impegno e coraggio nell’affrontare una tematica che li ha spesso esposti a duri attacchi.
Il percorso che porta Washington a raggiungere questo premio inizia negli anni ’60. Gli studi rappresentano per lui una prima sfida. All’Università Statale dell’Oregon infatti, si scontra con il razzismo che pervade il mondo accademico americano di quelli anni. “Il mio tutor universitario mi consigliò di non continuare a studiare fisica, perché probabilmente era troppo difficile per me”, ha affermato Washington. Ignorando questo consiglio, arriva a ottenere la laurea in fisica nel ’58 e due anni dopo si specializza in meteorologia. Quando nel 1964 ottiene il dottorato in scienze atmosferiche (è il secondo afroamericano a riuscirvi), già lavora per la costruzione di modelli atmosferici informatici, con i quali applica le leggi della fisica alla previsione delle future condizioni atmosferiche.
Questi modelli vedono la luce a metà degli anni ’60, cambiando radicalmente il modo di interpretare il clima del pianeta. Prima del lavoro di Washington infatti, gli scienziati basavano le loro teorie esclusivamente sull’osservazione diretta. Adesso invece, partendo dal lavoro di Washington, si è giunti a studiare i modelli climatici, a ricostruire il clima del passato e a fare previsioni a lungo termine sui cambiamenti climatici, simulando scenari futuri.
Nel corso degli anni Washington ha più volte sollecitato le autorità in merito ai cambiamenti climatici. Sono ben sei i presidenti degli Stati Uniti che hanno ricevuto consiglio dallo scienziato sulle politiche ambientali da seguire: Carter, Reagan, Bush senior, Clinton, di nuovo un Bush (questa volta il figlio) e Obama. Di essi, solo Obama ha mostrato interesse verso la minaccia rappresentata del cambiamento climatico, sostenendo numerose attività di ricerca e firmando accordi internazionali di tutela ambientale. Fra i presidenti che, al di là delle azioni intraprese, si sono comunque confrontati con Washington, non compare, e così sarà anche in futuro, Donald Trump. “Non riesco a capirlo. Non riceve consigli, letture o briefing, come ha fatto invece la maggior parte dei presidenti, e non mostra alcun interesse a leggere relazioni su qualsiasi argomento, non solo scientifico“, ha dichiarato Washington. Nonostante l’attuale politica degli Stati Uniti sul cambiamento climatico, lo scienziato è comunque ottimista per il futuro. Si dichiara infatti fiducioso per le azioni che altri paesi e diversi enti stanno compiendo e, soprattutto, ritiene che gli U.S.A. dovranno “soffrire giusto per un altro paio di anni con questo presidente”.
Oltre al conferimento del Tyler Prize, il lavoro di Washington sul cambiamento climatico è stato premiato anche con la National Medal of Science, assegnatagli dall’allora presidente Obama. In attesa, magari, di un apposito Premio Nobel per il Clima.
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