Nobel vs Stamina, secondo round
Randy Schekman, stupito per essere stato accostato ai sostenitori del metodo Stamina, ha deciso di esprimere le proprie idee per fare chiarezza sulla questione
È salito a due il numero dei Nobel per la medicina e la fisiologia che, nell’ultimo anno, si sono schierati apertamente contro il metodo Stamina. Dopo Shinya Yamanaka (Nobel 2012) è stato l’americano Randy Schekman (Nobel 2013) a esprimersi sul trattamento proposto da Davide Vannoni.
Il 28 dicembre a Roma, durante una conferenza stampa a favore del metodo Stamina, l’associazione genitori pro Stamina ha citato un editoriale dello scienziato americano in cui venivano criticate le tre riviste scientifiche internazionali più importanti («Nature», «Science», «Cell»), facendo di fatto passare Schekman per un sostenitore del metodo Stamina.
In un’intervista rilasciata a «Il Fatto Quotidiano» e pubblicata il 19 gennaio, Schekman ha voluto chiarire la sua posizione, spiegando come le sue parole siano state fraintese. Le critiche mosse nel suo articolo erano, infatti, rivolte alla linea editoriale scelta da queste riviste, non certo agli articoli su Stamina.
Lo scienziato ha precisato di non essere affatto un sostenitore di Stamina, anzi ha additato come «ciarlatani che stanno allestendo un’operazione criminale» i venditori di medicinali la cui efficacia non è stata testata in laboratorio.
«La comunità scientifica dovrebbe sospettare di queste cure perché prevedono l’utilizzo di cellule staminali adulte, che di solito non sono capaci di differenziarsi in tessuti di origine molto diversa» afferma Schekman. Lo scienziato indica poi Yamanaka come «il maggior esperto nel campo delle cellule staminali, la voce della ragione», sostenendo così le critiche del giapponese nei confronti di Stamina.
Schekman afferma di capire le situazione delle famiglie (ha infatti perso sua madre e sua sorella per un tumore, mentre sua moglie è affetta da Parkinson e da demenza) ed è proprio per questo che si sente di esortale a non credere a tutto: «Anche io vorrei che per queste malattie esistessero cure a base di staminali, ma ancora non esistono. Desiderare una cosa non la rende reale».
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