OGM e alimentazione: il parere di un Nobel per la chimica
Venkataraman Ramakrishnan, Nobel per la chimica, si scaglia contro gli oppositori degli OGM. Affinché non vengano dimenticate le opportunità offerte dall’ingegneria genetica
«Le potenzialità delle biotecnologie non vanno ignorate», Venkataraman Ramakrishnan non ha dubbi. Premiato nel 2009 per i suoi «studi sulla struttura e la funzione dei ribosomi», il Nobel ha espresso in un’intervista a «The Hindu» il suo parere chiaro e forte sugli OGM, gli organismi geneticamente modificati.
Gli OGM sono organismi che sono stati modificati con tecniche di ingegneria genetica, cioè nei quali sono state aggiunte, variate o tolte piccole parti di DNA, il materiale che costituisce il libretto di istruzioni di tutte le nostre cellule. Gli OGM sono molto usati in medicina, ad esempio per produrre l’insulina salva-vita dei diabetici, ma in alcuni paesi sono una realtà anche in campo agricolo, nonostante un clima di opposizione piuttosto diffuso. Ma perché usarli?
L’India, sostiene lo scienziato, deve e dovrà nutrire una grande moltitudine di persone e per questo servono nuove strategie. Come le biotecnologie che potrebbero favorire la produzione di colture resistenti alla siccità o più nutrienti. «La modifica genetica è solo un altro metodo di selezione» ha affermato il Nobel. Cosa significa? Che tutte le varietà moderne di grano, riso e tante altre coltivazioni derivano dall’opera centenaria dell’uomo che ha selezionato piante con caratteristiche, dal suo punto di vista, migliori. E alla base di questa diversità ci sono le mutazioni spontanee nel DNA. Per questo, conclude Ramakrishnan, è necessaria cautela e una regolamentazione adeguata, ma senza pregiudizi. Senza non ce la possiamo fare, parola di Nobel.
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