Omid: 31 Nobel per un prigioniero di coscienza
La comunità scientifica si mobilita per il rilascio del ricercatore Omid Kokabee, detenuto in Iran dal febbraio 2011 perché accusato di collaborare con governi ostili al regime
Trentuno premi Nobel hanno scritto al leader iraniano Ali Khamenei per chiedere la liberazione di Omid Kokabee. È la più recente delle iniziative in favore del fisico iraniano di 32 anni, arrestato nel 2011 all’aeroporto Imam Khomeini International al termine di una vacanza in famiglia, mentre tornava all’Università di Austin in Texas.
Gli scienziati firmatari della lettera, tutti Nobel per la fisica dal 1972 al 2013, chiedono che il loro collega possa di nuovo «contribuire allo sviluppo scientifico esprimendo liberamente il suo promettente potenziale». Insieme alla loro, sono migliaia le petizioni consegnate il 28 ottobre 2014 alla rappresentanza permanente della Repubblica Islamica dell’Iran presso le Nazioni Unite a New York, da una delegazione composta da Amnesty International, la Campagna Internazionale per i Diritti Umani in Iran e il Committee of Concerned Scientists.
Quando è stato arrestato Omid ha dovuto interrompere bruscamente il suo secondo dottorato in fisica presso l’istituto di Scienze Fotoniche dell’Università di Austin, e dopo quindici mesi di detenzione senza processo, in isolamento nel carcere Evin di Tehran, a maggio 2012 è stato condannato a dieci anni per “aver comunicato con governi ostili” e “ricevuto fondi illegittimi”.
Numerose organizzazioni sostengono però che le reali cause del suo arresto siano diverse: tra queste Amnesty International, che nel novembre 2013 ha dichiarato Kokabee “prigioniero di coscienza” per essersi rifiutato di lavorare a progetti militari in Iran. Mentre poco prima l’American Physical Society gli aveva conferito il premio Andrei Sakharov per il coraggio mostrato rifiutando di «applicare le sue conoscenze in fisica a progetti dannosi per l’umanità, nonostante l’estrema pressione fisica e psicologica».
Omid stesso, in una lettera aperta dalla prigione pubblicata sul periodico dell’opposizione «Khaleme», scrive: «Non ho commesso alcun crimine e ciò nonostante hanno letteralmente preso in ostaggio la mia vita e la mia famiglia. Cosa mi accadrebbe se in futuro accettassi di collaborare col regime e ne conoscessi i segreti? Cosa prenderebbero in ostaggio allora per potersi fidare di me? ».
La campagna internazionale per i diritti umani in Iran ha promosso un video che denuncia la prigionia di Omid e di altri trenta studenti iraniani condannati per reati di opinione, attivisti di movimenti studenteschi e per i diritti delle donne. Il direttore della campagna Hadi Ghaemi, fisico all’Università di New York, si è soffermato sugli effetti di questi arresti sul mondo accademico iraniano affermando che «questo metterà i brividi agli iraniani che cercheranno di migliorare ed espandere i proprio orizzonti all’estero».
Gli stessi studenti iraniani all’estero hanno sottoscritto una lettera per Omid, nella quale segnalano che «il trattamento riservato ai loro colleghi li scoraggerà dal tornare in patria e dal servirla».
Credits immagine in evidenza: freeomid.com
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