Oppenheimer: una figura controversa
Il recente film Oppenheimer di C. Nolan, tratto dal libro American Prometheus di K. Bird, ha riportato all’attenzione internazionale una figura, negli anni ’40 ‘50 e ‘60 del secolo scorso, molto rilevante sia dal punto di vista scientifico sia da quello politico, nonché di assoluta valenza storica.
Chi era Julius Robert Oppenheimer?
Oppenheimer era anzitutto un grande fisico teorico che, come scienziato, è ricordato principalmente per avere sapientemente utilizzato la teoria della relatività di Einstein – il quale conosceva personalmente e di cui era stato collega accademico all’Institute for Advanced Study a Princeton – per comprendere se e in quali condizioni una stella potesse diventare un “buco nero”. Scientificamente, Oppenheimer era anche un grande conoscitore di fisica nucleare, avendoci lavorato anche col suo relatore di tesi di dottorato, quel Max Born che vinse il premio Nobel per la fisica nel 1954 per i suoi contributi alla meccanica quantistica. Oppenheimer prese il dottorato nel 1927 a Gottinga, in Germania.
Il Progetto Manhattan
1941, gli USA sono in guerra con la Germania prima e col Giappone poi.
Da tempo c’erano forti timori – a posteriori da molti storici considerati infondati – che anche in Germania si stesse lavorando sulla costruzione di un rivoluzionario ordigno atomico nel tentativo di ribaltare l’esito di un conflitto che vedeva le forze tedesco-giapponesi in grande difficoltà. Per questo, nel 1942, Oppenheimer, all’epoca professore all’Università della California a Berkeley, fu nominato direttore del Progetto Manhattan, consistente nel creare un gruppo di lavoro dedicato allo sviluppo di conoscenze e tecniche atte alla costruzione di una bomba atomica.
Lo stimolo a formare un gruppo di lavoro sull’arma atomica fu dato il 2 agosto 1939 da una lettera firmata da Albert Einstein e scritta in collaborazione con Leó Szilárd, indirizzata al presidente degli USA F. D. Roosevelt
Lo stimolo a formare un gruppo di lavoro sull’arma atomica fu dato da una famosa lettera firmata da Albert Einstein in data 2 agosto 1939 (un mese prima dell’invasione della Polonia da parte dei nazisti) e indirizzata al presidente degli USA F. D. Roosevelt. La lettera in realtà era stata scritta in collaborazione con Leó Szilárd, fisico ungherese di origine ebraica fuoriuscito insieme ad altri eminenti fisici dall’Ungheria, che preferì lasciare la firma ad Einstein il cui prestigio era già grandissimo. Szilárd era particolarmente preoccupato dal fatto che nel 1939 gli scienziati tedeschi avevano scoperto la possibilità di rompere nuclei di uranio tramite bombardamento di neutroni, cosa che costituiva una delle basi “teoriche” per la costruzione di un’arma atomica.
Ci volle qualche anno prima che Roosevelt si convincesse dell’opportunità di dare, nel 1942, il via al Progetto Manhattan.
Nel 1942 Oppenheimer fu nominato direttore del Progetto Manhattan per via del suo prestigio accademico e scientifico e per le sue competenze nozionistiche che lo rendevano l’unica grande personalità di nazionalità statunitense che desse garanzie per il raggiungimento dell’ambizioso obiettivo
Ci si potrebbe chiedere perché Oppenheimer venne nominato per un incarico così cruciale nell’ambito di una guerra che vedeva sì la Germania in difficoltà ma con un Giappone che ancora resisteva. La domanda è giustificata dal fatto che all’epoca c’erano delle perplessità dovute alle supposte simpatie politiche di sinistra di Oppenheimer. Di fatto, il suo grande prestigio accademico e scientifico e le sue competenze che abbracciavano tutte quelle branche del sapere che erano necessarie per raggiungere l’obiettivo della costruzione del rivoluzionario ordigno atomico – dalla meccanica quantistica alla relatività speciale e generale passando per la fisica delle reazioni nucleari –, rendevano Oppenheimer l’unica grande personalità di nazionalità statunitense a dare garanzie per il raggiungimento dell’ambizioso obiettivo del Progetto Manhattan.
Le personalità
Il Progetto Manhattan vide coinvolti molti dei più grandi fisici, matematici e ingegneri che operavano allora negli USA, in collaborazione anche con specialisti del Regno Unito. Al Progetto parteciparono inoltre 19 personalità che avevano vinto, o vinsero in seguito, il premio Nobel.
Tra questi, i più famosi sono – oltre a Oppenheimer e Szilárd – i premi Nobel Enrico Fermi, Hans Bethe, Niels Bohr, Owen Chamberlain, Arthur Compton, Richard Feynman, Ernest O. Lawrence, Emilio G. Segrè, Eugene Wigner, i fisici Edward Teller e John von Neumann, e infine anche Józef Rotblat che vinse il Nobel per la pace nel 1995.
Albert Einstein, nonostante fosse stato il promotore dell’iniziativa, non prese parte al Progetto.
Senza Fermi e i suoi lavori sui neutroni lenti, con cui ha ottenuto nel 1934 la prima reazione di fissione nucleare e nel 1942 la costruzione della “pila atomica”, il Progetto Manhattan non avrebbe raggiunto l’obiettivo rapidamente
Riguardo a Fermi, come italiani si potrebbe essere un po’ rammaricati nel non riscontrare nell’opinione comune e nella letteratura riguardante il Progetto Manhattan la giusta sottolineatura della sua importanza: senza Fermi e il suo precedente lavoro sui neutroni lenti a via Panisperna a Roma, in cui ha ottenuto nel 1934 la prima reazione di fissione nucleare e, soprattutto, senza il suo lavoro condotto a Chicago che ha portato alla costruzione della famosa “pila atomica” nel 1942, il Progetto Manhattan non avrebbe avuto un rapido raggiungimento dell’obiettivo.
Al contempo, questa sottovalutazione ha costituito una sorta di “protezione” della fama di Fermi, che viene giustamente ricordato essenzialmente per i suoi grandi risultati scientifici, proteggendolo dalle tante polemiche chi ci furono a valle della conclusione bellica del Progetto.
Le conseguenze
La bomba atomica fu sperimentata il 16 luglio del 1945 e successivamente due ordigni furono sganciati il 6 e 9 agosto 1945 sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki uccidendo più di 350 mila persone e contaminando un’ampia area di radiazioni
Tutti sappiamo come andò a finire: il progetto ottenne il risultato di costruire e sperimentare il 16 luglio del 1945 l’ordigno atomico con l’esperimento Trinity, nome suggerito da Oppenheimer ispirandosi a una poesia di John Donne. Dopodiché, due ordigni simili furono sganciati il 6 e 9 agosto 1945 sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki uccidendo più di 350 mila persone e contaminando un’ampia area di radiazioni. È opportuno ricordare che la guerra con la Germania nazista era già finita con la capitolazione tedesca dell’8 maggio 1945, ma la guerra col Giappone era ancora in corso.
Oltre al tragico impatto collettivo delle esplosioni atomiche ci fu l’impatto personale su molti dei partecipanti al Progetto Manhattan. Primo tra questi, fu lo stesso Oppenheimer che, oltre a vivere una crisi di coscienza per le conseguenze belliche che il suo progetto aveva avuto, fu, in piena epoca Maccartista, sospettato – senza alcuna prova – di collaborazione con l’Unione Sovietica e di fatto esautorato da qualsiasi ruolo effettivo riguardante la sicurezza nazionale.
Oltre al tragico impatto collettivo delle esplosioni atomiche ci fu l’impatto personale su molti dei partecipanti al Progetto Manhattan. Primo tra questi, Oppenheimer, il Prometeo che portò il fuoco nucleare sulla Terra e che, come il Prometeo mitologico, fu condannato per la sua trasgressione
Per concludere: non penso che mi competa parlare di quanto sia stato opportuno, lecito ed eticamente accettabile l’utilizzo degli ordigni atomici sulla popolazione giapponese – ricordo che quelle furono le uniche armi atomiche a tutt’oggi usate in conflitti – in quanto non sono uno storico né un esperto di questioni geo-politiche. Credo che sia estremamente difficile giudicare e valutare azioni del genere. Posso solo dire che, al di là del tragico risultato finale, il Progetto Manhattan ha costituito un esempio senza precedenti (e per ora senza seguenti) della possibilità di coordinare un gruppo di talenti scientifici-organizzativi eccezionali e provenienti da contesti variegati al fine dell’ottenimento di un risultato estremamente ambizioso ma che di fatto fu raggiunto in meno di due anni di lavoro superbamente coordinato da Julius Robert Oppenheimer.
Oppenheimer, il Prometeo che portò il fuoco nucleare sulla Terra e che, come il Prometeo mitologico, fu condannato per la sua trasgressione.
Roberto Capuzzo Dolcetta, astrofisico e Professore presso il Dipartimento di Fisica della Sapienza Università di Roma
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