plastica

Plastica? No, grazie: arriva la “seta di ragno vegana”

I ricercatori dell’Università di Cambridge hanno creato un materiale sostenibile che imita le proprietà della seta di ragno, e che potrebbe sostituire la plastica monouso. Chissà cosa ne direbbe Giulio Natta, il “papà della plastica”

La Commissione europea ha emanato le linee guida per l’abolizione della plastica monouso a partire dal 3 luglio. Nonostante al momento piatti, bicchieri, bottiglie e tanto altro ancora riempiano ogni angolo del pianeta, trovare un’alternativa alla plastica, un materiale che è diventato insostituibile nelle nostre vite, è effettivamente possibile. Lo hanno dimostrato, tra gli altri, i ricercatori dell’Università di Cambridge, che hanno recentemente creato un materiale sostenibile che ha le proprietà della seta di ragno. Si tratta di un materiale ecologico e riciclabile, creato assemblando proteine vegetali. Oltre a essere una valida alternativa alla plastica, la seta di ragno artificiale ha una buona resistenza, può essere realizzato su scala industriale ed è addirittura compostabile in casa.

Da cosa sono partiti i ricercatori per raggiungere questo risultato? Toumas Knowles, del dipartimento di chimica dell’Università di Cambridge, ha focalizzato la sua attenzione sui legami deboli che danno luogo a interazioni forti. Ma come è possibile? La seta di ragno è costituita maggiormente da legami a idrogeno. Si tratta di un legame debole che si instaura tra molecole che contengono un atomo di idrogeno che è legato, attraverso un legame forte, con un atomo di piccole dimensioni. Nella seta di ragno questi legami sono disposti regolarmente, e hanno una densità molto elevata: è proprio a queste caratteristiche che è dovuta la sua resistenza. Per riprodurre la seta di ragno sono state utilizzate proteine della soia, che nelle giuste condizioni hanno dato luogo alla cosiddetta “seta di ragno vegana”.

Giulio Natta il “papà della plastica”

Un po’ di storia. Era il 1963 quando Giulio Natta vinse il Nobel per chimica “per le sue scoperte nel campo della chimica e della tecnologia dei polimeri”. Il cammino che portò Natta al Nobel cominciò nel 1952, anno in cui conobbe Karl Waldemar Ziegler. Natta comprese l’importanza della scoperta fatta da Ziegler. Grazie ai catalizzatori al titanio a partire da un gas lineare l’etilene era possibile ottenere un polimero cioè il polietilene. Utilizzando questi catalizzatori Natta ottenne il polipropilene isotattico, commercializzato in Italia con il nome di Moplen. Si trattava di “un materiale ideale per la casa moderna” infatti, era leggerissimo flessibile e termoresistente.

Fin da subito oltre al grande interesse scientifico ci furono ampie ricadute applicative. Infatti, la produzione del polipropilene isotattico nel mondo è cresciuta velocemente, passando da quindici milioni di tonnellate nel 1964 fino ad arrivare a più di trecento milioni di tonnellate negli ultimi anni. Un dato preoccupante, perché più della metà della plastica prodotta diventa un rifiuto. Il 37% dei rifiuti di plastica viene disperso in natura oppure abbandonato in discariche abusive, inquinando il suolo, l’acqua dolce e gli oceani.

Con la scoperta della “seta di ragno vegana” i ricercatori dell’Università di Cambridge potrebbero aiutare a mitigare il problema dell’inquinamento da plastica. Infatti, il materiale presenta le stesse prestazioni del polietilene ma non i problemi legati al suo smaltimento, e inoltre è privo di componenti tossici e poco sostenibili.  “Volevamo capire come la natura genera materiali dalle proteine”, racconta Knowles, “e scoprire come crea materiali forti da interazioni deboli. La curiosità ci ha guidati in questo viaggio”. Sembra proprio che li abbia guidati bene.

Immagini: Wikimedia Commons