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Previsioni su chi vincerà il Nobel 2017

Saranno le signore che hanno sviluppato la tecnica del genome editing, la Crispr-Cas9, le vincitrici del Nobel 2017 per la medicina? All’accademia di Stoccolma l’ardua sentenza

È dal febbraio dell’anno scorso che si vocifera della probabile assegnazione del premio Nobel per la medicina alle due signore del genome editing, Jennifer Doudna e Emanuelle Charpentier. Il 2016, però, ha deluso le aspettative in questo senso. Sarà il 2017 il loro anno? Nell’attesa che l’accademia di Stoccolma sciolga il quesito, ricapitoliamo la loro storia. Doudna e Charpentier sono sicuramente ottime candidate per il premio dal momento che la tecnica che hanno sviluppato, la cosiddetta Crispr-Cas9, è per molti versi rivoluzionaria: permette infatti di modificare il genoma con altissima precisione, in tempi ristretti e con costi molto contenuti. Tanto che in poco tempo tutti i laboratori del mondo se ne sono equipaggiati, moltiplicando la pubblicazione di studi scientifici che, utilizzando la tecnica, hanno studiato la possibilità di curare malattie come l’anemia falciforme, i problemi alla vista, la distrofia muscolare, la resistenza alla tubercolosi e molto altro. In tempi recenti, inoltre, un’équipe di ricercatori cinesi ha applicato Crispr su embrioni umani perfettamente sani per correggere due mutazione genetiche, il favismo e la beta-talassemia.

Fino a oggi la ricerca aveva coinvolto solo ed esclusivamente embrioni umani anomali, impossibilitati a svilupparsi normalmente. La Crispr si basa infatti su un sistema di difesa batterico studiato singolarmente da Doudna e Charpentier, un vero e proprio “taglia-e-cuci operato da un enzima, il Cas9 per l’appunto, in grado di eliminare Dna estraneo alla cellula batterica quando questa viene infettata da virus batteriofagi, riconoscendolo con estrema precisione. Questo permette di lavorare e modificare direttamente il genoma di una specie, senza doverne inserire uno proveniente da un’altra, come succede per gli Ogm. Insomma, uno tsunami si è abbattuto sulla biologia aprendo la strada a grandiose possibilità e, conseguentemente, a enormi dubbi etici. “Quando saremo pronti a dire che abbiamo una buona giustificazione per usare la modificazione genetica ai fini della valorizzazione umana?”, si è chiesto David Baltimore, premio Nobel e virologo al California Institute of Technology, in occasione dell’apertura di un vertice sull’editing genetico umano tenutosi a Washington, DC. La Crispr può essere utilizzata solo per applicazioni terapeutiche o anche per quelle accessorie?

È certo che l’uso della tecnica debba essere regolamentato. Se da una parte le signore dell’editing hanno fatto una scoperta che cambia i paradigmi della ricerca genetica, dall’altra, è giusto assegnare un premio così prestigioso a tecniche che comportano col loro utilizzo delicate questioni etiche? Per ironia della sorte, la prima bomba atomica veniva sganciata su Hiroshima lo stesso anno della vittoria del Nobel di Otto Hanh per la fissione nucleare, tecnica alla base dell’ordigno nucleare. L’utilizzo della tecnica Crispr non ha nessuna correlazione con le conseguenze della bomba atomica ma la stessa Jennifer Doudna ha ammesso, in un’intervista riportata su Science, che per un periodo ha “iniziato a soffrire d’insonnia” perché “sarebbe terribile, e questa è una delle mie paure più grandi, assistere alla nascita del primo “bambino-Crispr” mentre l’opinione pubblica è contraria e chiede con forza di fermare tutto. Dobbiamo muoverci in fretta per evitare questo”.

Scienza a parte, dietro la meravigliosa tecnica della Crispr, orbitano una guerra brevettuale, un intenso dibattito etico che va avanti dal 2015 e una questione legale per riuscire a escludere le New Breeding Techniques (NBT), come la Crispr, dalla classificazione degli organismi geneticamente modificati, altrimenti i prodotti ottenuti con Crispr saranno etichettati come Ogm e ne sarà vietata la ricerca, perlomeno in Europa. Decretata come la scoperta più importante del 2015 dalla nota rivista Science, dovremmo aspettare ottobre 2017 per capire cosa deciderà l’accademia di Stoccolma e minimo cinquant’anni per capire se J. Doudna ed E. Charpentier siano state effettivamente candidate al Nobel, speculazioni nostre a parte.