Proteggere la biodiversità marina è una priorità per la comunità scientifica
World ocean day: una giornata per riflettere sull’importanza degli oceani e sul ruolo che svolgono, ma anche l’occasione per mostrare i danni provocati dalle attività antropiche e creare strategie per la gestione sostenibile delle acque marine
di Roberta Ricci
Ricorre come ogni anno l’8 Giugno la Giornata mondiale degli oceani. In questa stessa data, in una conferenza mondiale, i capi di stato si interrogarono per la prima volta, nel 1992 a Rio de Janeiro, sull’ambiente: sono trascorsi trent’ anni, un anniversario che permette di riflettere su quanto è stato fatto e quanto ancora c’è da fare.
L’oceano ricopre più del 70% della superficie terrestre, ospita l’80% della biodiversità mondiale, produce metà dell’ossigeno che respiriamo, assorbe il 25% dell’anidride carbonica prodotta dall’essere umano ed è la principale riserva di proteine del pianeta.
Gli oceani stanno affrontando minacce senza precedenti a causa delle attività umane: la vita marina è in declino da decenni, metà degli habitat vulnerabili sono andati perduti, buona parte degli oceani costieri è affetta da inquinamento, eutrofizzazione e innalzamento della temperatura e molte specie sono a rischio d’estinzione.
La salute degli oceani e la loro capacità di sostenere la vita non potranno che peggiorare, se non verranno adottate misure preventive, considerando in particolare la crescita della popolazione mondiale e l’aumento delle attività umane.
Sono in corso azioni internazionali a tutela della fauna marina, come la Convenzione che regola il commercio internazionale delle specie di fauna e flora minacciate di estinzione, la Moratoria globale sulla caccia commerciale alle balene e tutte le azioni nazionali volte a ridurre la pressione venatoria su specie in via d’estinzione.
Da quattro decenni negli Stati Uniti e in Europa sono state adottate politiche per ridurre l’immissione nelle acque di nutrienti e liquami, molti inquinanti pericolosi sono stati eliminati e gli stock ittici sono sempre più gestiti.
La necessità di proteggere gli habitat marini sensibili e di preservare la biodiversità ha portato all’istituzione delle aree marine protette che forniscono rifugi per le specie marine minacciate o sovrasfruttate dalla pesca, proteggono gli habitat critici, consentono la rigenerazione degli stock ittici e aumentano la resilienza degli ecosistemi.
Sebbene le misure fin ad ora adottate non siano del tutto sufficienti, hanno avuto molti esiti positivi e hanno permesso di comprendere quali sono gli sforzi da promuovere per ottenere risultati più efficaci e su larga scala.
In definitiva è necessario un miglioramento della gestione degli oceani.
Siamo ad un punto in cui possiamo lasciare in eredità un oceano resiliente e vibrante o un oceano irreversibilmente sconvolto.
Non esiste un’unica soluzione per recuperare la vita marina, ma è necessario un insieme di azioni strategiche come la valutazione dei potenziali rischi delle nuove sostanze chimiche sintetiche, la rimozione degli inquinanti già aggiunti all’atmosfera e agli oceani, la riduzione dell’inquinamento acustico e la sostituzione della plastica con materiali più sicuri e compatibili con la vita.
Il cambiamento climatico è il punto più critico su cui concentrare tutti gli sforzi per proteggere la biodiversità marina. L’innalzamento della temperatura, del livello delle acque e la loro acidificazione hanno già causato danni irreversibili.
È necessario incrementare la diversità di habitat e le specie chiave per ricostruire la tridimensionalità degli ecosistemi, ripristinare le strutture e le funzioni ecologiche e aumentare la resilienza.
Bisogna agire rapidamente, creare un punto di svolta, altrimenti il collasso degli oceani potrebbe essere irreversibile.
Considerato che molte specie e habitat continuano a diminuire e alcune pressioni ad aumentare, saranno necessari due decenni per un recupero completo, cioè superiore al 90%, della vita marina. Inoltre, l’intensificazione delle condizioni climatiche e gli eventi naturali o sociali imprevisti potrebbero ulteriormente ritardare o impedire il recupero di alcune componenti.
Per la tutela e la conservazione della biodiversità marina saranno quindi fondamentali l’interazione tra governi e società civile, un piano d’azione basato su prove scientifiche e una nave leader che metta insieme tutte le conoscenze e le tecnologie necessarie.
Immagine in evidenza: collezione del museo di zoologia della Sapienza, foto di Mattia la Torre
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