Tout se tient

Tout se tient

di Annalisa De Angelis

Tout se tient! Le parole con cui Rossella Panarese commentava positivamente le scalette delle puntate di Radio3 Scienza, il programma di comunicazione scientifica di Radio3, diventano un podcast.

Cosa ha di speciale la scienza nell’ambito della conoscenza? Ha di speciale un metodo condiviso e questo è ciò che rende ancora oggi la scienza lo strumento più potente che abbiamo per conoscere il mondo”. Rossella Panarese, comunicatrice scientifica scomparsa a marzo del 2021, rispondeva così alla nostra redazione parlando del tema dei temi: la scienza e la democrazia. Affrontare le grandi domande che animano la società contemporanea è la “necessità”, come la definisce Panarese, da cui nasce Radio3 Scienza, il quotidiano scientifico di Radio3, ideato da lei nel 2003 e che il 6 gennaio scorso ha compiuto venti anni.

Di scienza alla radio parla il podcast Tout se tient. La voce, la radio, i linguaggi di Rossella Panarese. Tre episodi che raccontano l’immenso contributo di Rossella Panarese alla costruzione di un metodo di comunicazione scientifica radiofonica efficace, attraverso le puntate da lei condotte e i racconti delle persone che hanno lavorato con lei. 

I giovani sono i protagonisti del primo episodio, coinvolti in prima persona nelle puntate del giovedì mattina tra gennaio e marzo 2017, quando Radio3 Scienza aveva aderito al progetto Articolo 9 della Costituzione. Cittadini partecipi della ricerca scientifica e tecnica, promosso dal Miur e dalla Fondazione Benetton. Partendo dall’articolo 9 della Costituzione, l’iniziativa aveva l’obiettivo di avvicinare gli studenti alla scienza, attraverso l’approfondimento di storie di scienziati, scoperte e innovazioni tecnologiche. 

Il secondo episodio del podcast è dedicato agli elementi chiave che hanno guidato il lavoro di Rossella Panarese e che le hanno permesso di costruire rapporti di collaborazione e amicizia con gli ospiti delle sue puntate che di lei apprezzavano, tra le altre cose, il rispetto delle competenze, dei dati scientifici e il rigore del linguaggio nel comunicare la scienza.

Il terzo episodio parla dell’umanizzazione dello scienziato, una peculiarità del metodo comunicativo di Rossella Panarese di far emergere gli aspetti della personalità dell’ospite per avvicinarlo al pubblico. 

Saper raccontare vuol dire avere a cuore l’ascoltatore, farsi carico dell’attenzione dell’altro, creare un filo comune tra chi parla e chi ascolta. Insomma, costruire una relazione.

E allora, cuffie alle orecchie, ci immergiamo in questa danza di voci, suoni, parole e ritmi che costituiscono il linguaggio della comunicazione scientifica. 

“In questi anni è cresciuto il peso sociale delle scelte individuali”, scrive Panarese in Le parole della scienza: Comunicare nell’era della conoscenza, di Pietro Greco, “il cittadino sembra rivendicare la propria libertà e autonomia di decidere in campi tradizionalmente comunitari (la salute pubblica, la politica, persino la valutazione dei dati scientifici) chiedendo sì di essere attivo, ma allo stesso tempo mettendo in discussione il modello razionale della conoscenza, il primato dei fatti e delle prove”. 

La comunicazione scientifica ha un ruolo fondamentale in questo contesto perché contribuisce a formare nelle persone la sensibilità per gli argomenti scientifici, cioè la capacità di selezionare le informazioni, di capire l’impatto di un risultato scientifico sulla società e sulla vita in generale, di riuscire a fare collegamenti tra campi del sapere anche apparentemente molto distanti, e fare scelte basate su dati reali.

Diventa quindi necessario “uno spazio di dialogo tra mondo della scienza e società che desidera e richiede l’intervento degli ascoltatori”, così Claudia Di Giorgio, conduttrice radiofonica, presentava Radio3 Scienza durante la prima puntata. 

“Saper raccontare vuol dire avere a cuore l’ascoltatore, farsi carico dell’attenzione dell’altro, creare un filo comune tra chi parla e chi ascolta. Insomma, costruire una relazione. È quello che la radio può fare meglio di tutti. A me piace usare la metafora del ballo di coppia, che è tale se – e solo se – ognuno dei ballerini è concentrato sui suoi passi, ma in contatto con quelli dell’altro”.

In queste parole di Panarese è racchiuso il senso del suo straordinario lavoro.

Annalisa De Angelis, studentessa del Master La scienza nella Pratica Giornalistica della Sapienza Università di Roma

ascolta i podcast su

STAR- https://www.stoccolmaaroma.it/podcast/

RayPlaysSound – https://www.raiplaysound.it/playlist/tuttositienelascienzaallaradiodirossellapanarese

Master La Scienza nella Pratica Giornalistica

https://web.uniroma1.it/mastersgp/