Radioterapie più mirate grazie a Cherenkov
Un team di ricerca dell’Università di Dartmouth (New Hampshire) dimostra la possibilità di sfruttare l’effetto Cherenkov per migliorare le terapie per la cura dei tumori
Uno studio della Dartmouth University, pubblicato sul «Journal of Biomedical Optics», è riuscito a rendere visibili i raggi X durante la radioterapia grazie all’effetto Cherenkov. L’obiettivo della nuova ricerca è indirizzare i fasci di radiazione nelle radioterapie verso le cellule tumorali ed escludere quelle sane.
L’effetto Cherenkov è l’emissione di luce provocata dal passaggio di una particella carica con una velocità maggiore di quella della luce nello stesso mezzo. Nel 1905 Albert Einstein affermava che nulla può viaggiare più veloce della luce, ma si riferiva a un limite insuperabile solo nel vuoto, non all’interno di un altro mezzo. Infatti, l’effetto Cherenkov avviene in un dielettrico (un isolante elettrico ovvero un materiale dove non c’è conduzione di elettricità). L’emissione di luce avviene solo se il dielettrico è trasparente o incolore (come il vetro o l’acqua). Il fenomeno più rappresentativo è il fascio di luce azzurra visibile nei reattori nucleari.
Il fisico russo Pavel Alekseyevich Cherenkov, insieme a Il’ja Mikhailovich Frank e Igor Yevgenyevich Tamm, ha ottenuto il Premio Nobel per la Fisica nel 1958 per aver osservato e interpretato appunto l’effetto Cherenkov. Oltre mezzo secolo dopo, la scoperta viene usata in Medicina per rendere più efficaci le terapie contro i tumori.
Il primo esperimento è stato condotto su un cane con un tumore al cavo orale ma è stata avviata una seconda sperimentazione che dovrebbe testare il metodo sviluppato all’Università di Dartmouth su un gruppo di pazienti. Per i ricercatori, se questa fase porterà a risultati positivi si potrà parlare di un «nuovo approccio per il monitoraggio delle radiazioni», la Cherenkoscopia.
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