Riccardo Giacconi: il padre dell’Astronomia X che aprì le porte dell’universo
Conosciuto come il padre dell’Astronomia X, Riccardo Giacconi è da sempre ricordato per aver scoperto la prima sorgente extraterrestre di raggi X, scoperta che gli valse il Nobel per la fisica nel 2002
Riccardo Giacconi, classe 1931, nel 1954 inizia a studiare fisica, una facoltà considerata all’epoca tra le più prestigiose. Si iscrive all’Università degli Studi di Milano e si trasferisce poi alla Princeton University, per poi ricevere, nel 1959, l’offerta di lavoro che cambia la sua vita, nonché la storia dell’astrofisica. Viene chiamato infatti all’American Science and Engineering, nel Massachusetts, dove su consiglio di Bruno Rossi, noto fisico italiano, decide di concentrare i propri studi sulle lunghezze d’onda dei raggi X. Tra i tanti incarichi ricevuti ricordiamo, infine, la nomina di direttore generale dell’Eso (European Southern Observatory) dal 1993 al 1999. Muore il 9 novembre del 2018, a San Diego.
Il primo fondamentale passo compiuto da Giacconi nel campo dell’Astronomia X è datato 1962. In quell’anno, infatti, attraverso il razzo Aerboee, riuscì a individuare la prima sorgente extraterrestre di raggi X: si tratta di Scorpius X-1. L’immagine che cambiò nettamente il corso dell’astrofisica venne pubblicata nell’articolo riportante i risultati della spedizione, dal titolo Evidence for X-Rays from Sources outside the Solar System. Grazie a un finanziamento della Nasa, nel 1970 Giacconi si rende protagonista anche del lancio del satellite Uhuru, che in swahili significa “libertà”, che consente di realizzare la prima mappa del cielo. Si contano 339 sorgenti di raggi X e i primi buchi neri.
Il contributo di Giacconi allo sviluppo dell’Astronomia X, tuttavia, non termina qui. Nel 1978 vede la luce, infatti, il primo telescopio per Astronomia X, l’osservatorio Einstein. Per rendere l’idea della complessità, nonché della straordinarietà della scoperta, basti pensare che il lavoro di pianificazione, organizzazione e archivio dei dati di Einstein divenne lo standard di accesso “aperto” ai dati che ora è utilizzato diffusamente dalla Nasa. Dello stesso telescopio sarà disponibile, dopo circa vent’anni di studi, una versione ancor più potente: si tratta del Chandra X-Ray Observatory.
A completare il ritratto della figura di Riccardo Giacconi concorre, sicuramente, l’importanza che lo stesso ha da sempre attribuito alla divulgazione scientifica, nonché alla stessa educazione. Nell’arco della sua vita, infatti, ha ricoperto più volte il ruolo di professore: nel 1991, quando accetta una cattedra per chiara fama in astrofisica all’Università degli Studi di Milano. Successivamente, fatto ritorno negli Stati Uniti d’America, nel 1999 diviene professore alla Johns Hopkins University. È bene ricordare, infine, come i risultati delle sue continue ricerche sono confluiti nelle riviste scientifiche internazionali più prestigiose, per un totale di oltre 150 articoli. Il premio Nobel per la fisica, ricevuto nel 2002 insieme a Masatoshi Koshiba e Raymond Davis Jr., non è altro che il giusto riconoscimento ad un uomo che ha fornito uno dei più grandi contributi nel mondo della fisica.
Credit imagine: Accademia delle Scienze
Gg