Riscoprire la natura dopo il lockdown: un’occasione magica
Durante il periodo di lockdown abbiamo assistito, incuriositi e un po’ meravigliati, alla pacifica invasione degli ecosistemi cittadini da parte di numerose specie animali. Ora l’essere umano è di nuovo in circolazione ed è importante trovare il modo di convivere. Ne abbiamo parlato con l’etologo Enrico Alleva
Nei giorni cupi del lockdown, rinchiusi nelle nostre abitazioni, abbiamo osservato un mondo alla rovescia, con la specie umana in ritirata e la natura in riscossa. Sperando che la nostra clausura potesse avere almeno un effetto collaterale positivo per la Terra, abbiamo visto l’aria diventare più pulita. E gli animali invadere pacificamente gli ecosistemi cittadini. Numerosi video sono diventati virali sui social: cinghiali e volpi per le vie delle città, cigni e nutrie nei navigli di Milano, cinciallegre e scriccioli tra gli alberi delle vie di Roma. Una moltitudine di specie che ha reagito in modo diverso al silenzio dovuto all’improvvisa assenza dell’umanità. Ora che la pandemia sembra lontana, la nostra chiassosa presenza è tornata nei parchi, sui monti e sulle spiagge. Il post lockdown può essere un’occasione “magica” per riscoprire la natura. Ma “l’uomo dovrà dare una gloriosa prova di affettuosa tolleranza interspecifica”, dice Enrico Alleva, docente di etologia di Sapienza e presidente della Federazione Italiana Scienze della Natura e dell’Ambiente. Ecco i suoi consigli per fare tesoro di questa esperienza.
Professore, lei sostiene che oggi gli esseri umani hanno perso il senso della natura che avevano i nostri nonni. A cosa si riferisce?
“Si è creata una profonda frattura tra l’uomo di oggi e la tradizione rurale del periodo tra Rinascimento e seconda guerra mondiale. A quei tempi la cultura agricola non di tipo intensivo e la caccia davano un’alfabetizzazione di massima ai cittadini italiani. Le signore del ceto borghese avevano la passione per le piante e conoscevano quelle per uso alimentare, che ben si sposavano con la cultura della caccia di mariti e figli. Gran parte di queste conoscenze e di questa cultura, purtroppo, oggi è andata persa. Negli anni Cinquanta, la massiccia migrazione dei cittadini dalle campagne alle città, l’inurbamento, così come quella dal sud per andare verso il nord industrializzato, ha spezzato il filo che ci legava al passato, contribuendo alla muta, ma drammatica, perdita della memoria rurale. Mentre i paesi del nord Europa (soprattutto Regno Unito, Germania, Svizzera, Francia e Olanda) mantengono ancora una diffusa alfabetizzazione agricola, i paesi latini, soprattutto l’Italia, si sono allontanati da questa tradizione e, a causa della scarsa memoria rurale, si mostrano oggi poco attenti alla natura”.
Lei crede che questo momento, il post lockdown, possa essere quello giusto per riappropriarci del senso della natura e per ripensare al rapporto uomo/animali?
“Sicuramente ora dovremo dare prova di un’affettuosa tolleranza interspecifica. Questo momento è un’occasione ‘magica’ per riaccendere la curiosità verso le specie che ci circondano e per nutrirla, leggendo più libri o semplicemente navigando in Internet. Sarebbe splendido se tutti – non solo le persone che amano gli animali (zoofile), ma soprattutto quelle in passato meno attente – fossero incuriositi dagli animali. Konrad Lorenz, considerato il fondatore della moderna etologia scientifica, sosteneva che ‘conoscere gli animali e le loro vite complesse spinge ad affezionarsi a loro’. Chi conosce gli animali con cui convive nello stesso ambiente li ama e li apprezza.Ma tutto passa per la curiosità di conoscere. Potremmo scegliere una specie totem cui appassionarci: ad esempio piccoli uccelli insettivori, come le cinciallegre o i pettirossi, oppure le cornacchie o i piccoli falchi come gheppi e pellegrini, o le volpi. Ci sono tante videocamere puntate su nidi e tane e potrebbe essere una buona occasione per osservarli. Per ognuna di queste specie è facile recuperare informazioni in rete, come i canti per gli uccelli o la lunghezza della gestazione e della cova dei vari animali. Procuriamoci un binocolo che ingrandisca i mammiferi di 10-12 volte e di 8-10 gli uccelli e poi… osserviamo!”.
In questo modo non si rischia di interferire ancora di più con le loro attività?
“Sicuramente deve esserci sempre l’etica della distanza.E non di un metro, come per il distanziamento sociale, ma quella dei binocoli per i nidi, le tane o il singolo animale. Altrettanto importante è l’etica del non dire dove si trovano un nido o una tana. Ora che abbiamo ricominciato a muoverci è importante farlo con rispetto: non disturbiamo gli uccelli nei nidi, tratteniamo il curioso muso del nostro cane, asteniamoci dal fotografare da troppo vicino. Rischiamo di costringere un animale ad abbandonare il nido o la tana, o semplicemente di spaventarlo. Queste sono solo alcune delle regole basilari. Ne esistono molte altre: informiamoci, leggiamo. Ne esistono molte altre: informiamoci, leggiamo. Oppure iscriviamoci a una delle tante società semi-professionali o amatoriali (Legambiente, WWF e la Lega Italiana Protezione Uccelli, Lipu). Sono un ottimo punto di partenza per scoprire il sorprendente mondo animale che ci circonda”.
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