Scienza in bellezza

Scienza in bellezza

intervista a Marisa Coppiano

di Diana Corati

Marisa Coppiano, l’architetta che ha ideato, curato e coordinato i lavori della mostra “Elogio della diversità. Viaggio negli ecosistemi italiani” (in programma al Palazzo delle Esposizioni di Roma dal 27 novembre 2024 al 30 marzo 2025), ci ha raccontato come ha dato vita a questo straordinario progetto artistico

Marisa, raccontaci del tuo lavoro. Che tipo di approccio hai avuto nella progettazione di questa mostra?

Fin dall’inizio del 2024 ho messo insieme un team diversificato, scegliendo le professionalità necessarie per realizzare una mostra davvero unica. Ho collaborato con i curatori Isabella Saggio e Fabrizio Rufo, e insieme abbiamo definito chi coinvolgere. Tra le realtà principali ci sono Limiteazero, specializzata in interactive design, e Punto Rec Studios, che si è occupata della produzione audiovisiva. Grazie a loro, abbiamo creato una colonna sonora dedicata alla sala introduttiva. Inoltre, abbiamo lavorato con l’Università degli Studi di Milano-Bicocca per la parte scientifica legata alla biodiversità urbana. Il mio ruolo è stato molto articolato: non solo progettazione e allestimento, ma anche coordinamento tra le diverse imprese coinvolte, inclusa Opera Laboratori, che ha curato la parte tecnica e grafica degli allestimenti. Il mio studio ha progettato tutto, dalle tappezzerie ai wallpaper, ispirati agli erbari storici del ‘700 e ‘800, come quello di Basilius Besler. Il risultato? Creazioni botaniche sovradimensionate che mostrano un uomo piccolo e fragile rispetto alla potenza della natura.

Questo progetto, che racconta la scienza in modo immersivo e spettacolare, è sicuramente una sfida affascinante. Come hai deciso di integrare arte e scienza nella mostra?

L’idea di unire scienza e bellezza mi ha guidata dal principio. La scienza possiede un valore estetico altissimo, e volevo che questa mostra lo celebrasse. Per farlo, ho utilizzato installazioni artistiche che creano straniamento e stupore, portando il visitatore a riflettere. Ogni sala è una tappa narrativa, costruita per essere immersiva, sorprendente e coinvolgente. Ad esempio, non ci sono didascalie tradizionali: abbiamo optato per QR code che il pubblico può leggere o ascoltare sui propri dispositivi, per lasciare spazio a un’esperienza visiva pura. Questo approccio si riflette anche nel catalogo, che combina contenuti scientifici e immagini in una veste grafica di grande impatto.

“Il mio studio ha progettato tutto, dalle tappezzerie ai wallpaper, ispirati agli erbari storici del ‘700 e ‘800, come quello di Basilius Besler. Il risultato? Creazioni botaniche sovradimensionate che mostrano un uomo piccolo e fragile rispetto alla potenza della natura”

Hai un’esperienza consolidata nel mondo delle mostre d’arte. Come ti sei avvicinata a una mostra scientifica?

Ho iniziato nel 2008 e da allora mi sono appassionata a progetti che uniscono arte e scienza. A differenza delle mostre d’arte, dove l’architetto deve spesso “scomparire” dietro la neutralità dello spazio espositivo, qui ho potuto sviluppare percorsi narrativi veri e propri. Questa esperienza mi arricchisce ogni volta, perché mi obbliga a studiare e approfondire nuovi temi. Inoltre, il contatto con il mondo scientifico ispira il mio lavoro artistico, generando idee per progetti futuri.

“Ogni sala è una tappa narrativa, costruita per essere immersiva, sorprendente e coinvolgente”

Una domanda personale: cosa rappresenta per te la diversità?

La diversità è un valore altissimo. È ciò che rende ricche le famiglie, che possono essere composte da persone dello stesso sesso, o anche da animali. È ciò che caratterizza la natura, dovremmo imparare ad accettare e celebrare le differenze, non combatterle. Il titolo della mostra, che celebra la diversità, è un omaggio alla natura e alla sua capacità di accogliere ogni forma di vita.

“La diversità è ciò che caratterizza la natura, dovremmo imparare ad accettare e celebrare le differenze, non combatterle”

Qual è la sala della mostra che preferisci?

Sicuramente quella dedicata alla biodiversità terrestre. È la più vicina al mio lavoro artistico e la prima che ho immaginato. Mi emoziona l’idea delle tassidermie esposte in grandi sfere trasparenti, come enormi boule de neige, che le rendono oniriche e poetiche. È una sala che punta a stupire, ma anche a far riflettere sulla nostra fragilità. sul nostro ruolo fragile nella natura.

Marisa Coppiano, architetta

Diana Corati regista, fotografa e docente al Master La Scienza nella Pratica Giornalistica, Sapienza Università di Roma